Salgono a 10 i positivi ricoverati all'ospedale Murri: quattro in terapia intensiva

Salgono a 10 i positivi ricoverati all'ospedale Murri: quattro in terapia intensiva
Salgono a 10 i positivi ricoverati all'ospedale Murri: quattro in terapia intensiva
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Domenica 8 Marzo 2020, 11:45 - Ultimo aggiornamento: 7 Marzo, 18:26

FERMO  - Salgono a dieci i positivi al Coronavirus ricoverati all’ospedale “Murri”. Quattro si trovano in terapia intensiva, gli altri sei nel reparto di Malattie infettive. Cinque i casi confermati nella nostra provincia: il padre della sindaca di Montegranaro, ricoverato in rianimazione a Torrette, il 63enne di San Michele Lido, il 47enne di Porto Sant’Elpidio e la 60enne di Fermo, tutti e tre al Murri e un altro elpidiense che sta a casa a Porto Sant’Elpidio. Il primo è in rianimazione, gli altri due in Malattie infettive.

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La donna, all’inizio in isolamento a casa, è stata ricoverata venerdì sera per il peggioramento delle sue condizioni di salute. Salgono, invece, a 84 le persone in isolamento domiciliare sorvegliato. 79 al momento sono asintomatici, mentre cinque presentano sintomi riconducibili al nuovo virus. Tra quelli in quarantena ci sono quindici operatori sanitari. Sei sono volontari della Croce Verde di Porto Sant’Elpidio e due della Croce Gialla di Montegranaro. Giorni non facili, questi, per le pubbliche assistenze del Fermano. In prima linea, insieme a medici e infermieri, ci sono anche loro. L’allerta è massima, ma la paura ormai circola pure tra i volontari. Qualcuno in questi giorni ha saltato il turno. Soprattutto quelli anziani. Troppo pericoloso, per loro, rischiare. Perché, quello che è successo a San Michele potrebbe ripetersi. E lo sanno tutti. Da qualche giorno per loro il lavoro è sceso. 

L’ospedale ha ridotto i servizi e gli accessi, da ieri all’ingresso c’è la vigilanza ed entra solo chi deve. Ma il pensiero è sempre lì. Così le “croci” si preparano all’emergenza. Le ambulanze sono state adattate al trasporto dei contagiati. «Fino a venerdì ne avevamo una dedicata ai casi accertati o sospetti. Poi ne abbiamo attrezzata un’altra», spiega il presidente della Croce Verde di Fermo, Giorgio Guerra. Le ambulanze sono quelle di sempre, solo che sono state svuotate di tutto ciò che non serve. Così è più facile disinfettarle una volta che il paziente è sceso. Tutte le croci ne hanno almeno una di questo tipo. I kit per l’emergenza (tuta bianca, calzari, occhiali, guanti e mascherina) sono dentro le automediche. Li fornisce l’Asur. Vanno indossati quando c’è il sospetto di un contagio e poi buttati. Per toglierseli, bisogna seguire una procedura precisa, per ridurre al minimo il rischio di contagio. Ma i kit sono contati. Come le mascherine che scarseggiano. E che ogni “croce” deve comprare da sé. Impresa, tra l’altro, non facile, visto l’assalto delle ultime settimane. «Le mascherine non ci vengono fornite e questo è un problema serio. Siamo costretti a comprarcele da soli. Per fortuna, avevo fatto la scorta in tempi non sospetti», dice il presidente della Croce Azzurra di Porto San Giorgio, Gilberto Belleggia. 

Adesso sembra che l’Anpas (Associazione nazionale pubbliche assistenze) delle Marche ne abbia ordinate trentamila.

Dovrebbero arrivare in una decina di giorni. Le “croci” dovranno andare a prendersele e dovranno pagarle. Lo faranno per forza, perché in questo momento sono preziose. Sono l’unica difesa per i volontari che ormai le usano per qualsiasi servizio. «Sono spaventati e lo comprendiamo. Qualcuno è più preoccupato, altri hanno capito l’esigenza del momento e cercano di farsi coraggio», spiega il presidente della Croce Gialla di Montegranaro, Graziano Salvatelli. Due dei loro sono in isolamento a casa. Per ora stanno bene. Ma la paura è contagiosa almeno quanto il virus.

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