Fermo, pazienti di Coronavirus negli hotel? Secco "no" degli albergatori

Fermo, pazienti di Coronavirus negli hotel? Secco "no" degli albergatori
Fermo, pazienti di Coronavirus negli hotel? Secco "no" degli albergatori
di Francesca Pasquali
4 Minuti di Lettura
Venerdì 10 Aprile 2020, 03:35

FERMO - È un “no” secco quello delle strutture ricettive del Fermano. Alberghi e villaggi vacanze hanno bocciato l’idea di ospitare pazienti positivi al Coronavirus e personale sanitario. Troppi dubbi e troppe poche garanzie per aprire le porte. Non solo. Con la pandemia che sembra rallentare, per gli imprenditori del turismo il loro contributo potrebbe non servire. Qualche giorno fa, però, la Regione li ha chiamati in causa. Com’era successo per il terremoto, Ancona ha scritto agli albergatori, chiedendo di mettere la loro disponibilità nero su bianco. Ma la risposta stavolta è stata gelida. A Porto San Giorgio un solo albergo avrebbe dato l’ok. 

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Parla di «richiesta non opportuna», il presidente dell’Ataf, Gianluca Vecchi. «Qualcuno di noi – spiega – negli alberghi ci abita, qualcun altro pensa che potrebbero crearsi problemi per una possibile riapertura, sulla quale siamo comunque tutti scettici».
 
L’Associazione turistico alberghiera del Fermano ha dato libera scelta agli associati. Ma anche senza raccordo, la risposta è stata quasi univoca. Se gli albergatori sono compatti, i sindaci si dividono. Della questione si è parlato anche ieri durante la videoconferenza tra Prefettura, Area Vasta 4 e Comuni. Da una parte ci sarebbero Sant’Elpidio a Mare e Fermo, favorevoli a coinvolgere le strutture ricettive, dall’altra Porto Sant’Elpidio, più scettico. 
Le perplessità
«Le perplessità – continua Vecchi – sono tante: non sappiamo che uso vorrebbero fare delle nostre strutture, né il possibile risarcimento economico che ci spetterebbe e neppure se hanno intenzione di occuparsi loro della gestione o se dovremmo farlo noi». Il nodo cruciale ruota attorno all’uso delle strutture, cioè a chi, nell’eventualità, dovrebbe andarci. Se i pazienti ormai fuori pericolo ma ancora positivi al virus o i contagiati che stanno bene ma che, per vari motivi, non possono restare a casa. O ancora il personale sanitario. L’unico spiraglio Vecchi lo tiene aperto per loro, i sanitari che hanno scelto di non tornare a casa per non mettere a rischio le famiglie. 
I sanitari
«È una valutazione importante – dice – che andava fatta prima. Potrebbe essere ipotizzabile, restando sempre a livello di disponibilità e non di obbligo». Chiusura, invece, sui pazienti meno gravi, per i quali «sarebbe più opportuno riaprire le strutture dell’Asur». Stop anche dai villaggi vacanze alle prese con il tentativo di sbloccare il codice Ateco. A differenza degli alberghi, le strutture all’aria aperta devono restare chiuse e, con le manutenzioni da fare e l’incognita della stagione estiva, prendono tempo. «È necessario che ognuno di noi conosca lo scenario per dare una disponibilità, ma ad oggi ritengo che le nostre non siano le strutture idonee. Ci sono strutture predisposte per fare accoglienza sanitaria che possono essere riaperte». A parlare è il presidente di Villaggi Marche, Daniele Gatti. Per il titolare dell’Holiday, mancherebbe un «protocollo tecnico-sanitario». «Se l’idea è di ospitare i malati – taglia corto – sarebbe una follia mettere a rischio il nostro personale».

Un “no” compatto quello del comparto turistico che, intanto, ha chiesto ai Comuni della costa l’esenzione di Imu e Tari.

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