Marcello ucciso dal coronavirus a 61 anni: «Era un esempio per alunni e colleghi insegnanti»

Fermo, Marcello ucciso dal coronavirus a 61 anni: «Era un esempio per alunni e colleghi insegnanti»
Fermo, Marcello ucciso dal coronavirus a 61 anni: «Era un esempio per alunni e colleghi insegnanti»
di Francesca Pasquali
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 20 Gennaio 2021, 10:28 - Ultimo aggiornamento: 11:11

FERMO Cortese, pacato e corretto con tutti. Era così Marcello Trapè, professore di diritto ed economia allo Scientifico Calzecchi Onesti, vittima del Covid a sessantuno anni.

LEGGI ANCHE:

Un uomo e un docente dai valori solidi, che ha saputo trasmettere a generazioni di studenti. Da tempo ricoverato al Murri, lascia la moglie Susanna e la figlia Francesca.

L’addio

I funerali si terranno oggi pomeriggio alle 15 nella chiesa di Santa Lucia.

Da lì, il feretro sarà poi trasportato al cimitero. Originario di Corato, in provincia di Bari, da anni si era trasferito a Fermo. Molto conosciuto in città, la notizia della sua scomparsa, ha gettato nello sconforto amici, colleghi di lavoro e i tanto amati studenti. «Fino alla fine abbiamo sperato e pregato. Lascia un dolore che attanaglia tutta la scuola, ma anche e soprattutto un ottimo ricordo e un patrimonio di conoscenze e di grandi valori», le parole della preside del Liceo Calzecchi Onesti, Marzia Ripari, che ricorda Trapè come un professore appassionato del suo lavoro, attento e collaborativo, dotato di «competenza notevole e passione per l’educazione civica, ricco di discrezione, umiltà e serenità con cui ha saputo formare gli studenti, fornendo loro i principi fondamentali del vivere civile».

La carriera

Arrivato allo Scientifico negli anni ’90, Trapè insegnava diritto ed economia. Era anche coordinatore del progetto di educazione civica. Disciplina, quest’ultima, che gli aveva permesso di entrare in contatto con tutti gli studenti della scuola, con cui aveva stretto un ottimo rapporto. Era molto conosciuto e stimato dagli alunni. «La sua profonda dedizione ai valori costituzionali – dice ancora Ripari – è stato il fondamento della formazione degli studenti che incontrava in tutte le classi, nell’ambito di attività progettuali di notevole spessore culturale che coinvolgevano l’intero Liceo».

Le regole

Secondo quanto ricorda la stessa dirigente, «con i suoi metodi pacati, ha saputo insegnare il rispetto delle regole. Lascia a tutti, studenti e personale della scuola, un esempio di grande serietà, competenza professionale e l’immagine indelebile di garbo e cortesia».

© RIPRODUZIONE RISERVATA