Fermo, lungomare pieni, ma solo a bici e pedoni. Riviera promossa per i distanziamenti, meno per le mascherine

Fermo, lungomare pieni, ma solo a bici e pedoni. Riviera promossa per i distanziamenti, meno per le mascherine
Fermo, lungomare pieni, ma solo a bici e pedoni. Riviera promossa per i distanziamenti, meno per le mascherine
di Francesca Pasquali
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Lunedì 18 Maggio 2020, 10:09 - Ultimo aggiornamento: 7 Marzo, 23:00

FERMO - Il tempo incerto non ha frenato la voglia di mare. I fermani, il secondo weekend di libertà, se lo sono goduto al meglio. Il litorale è tornato a riempirsi già dalla mattina. I lungomari chiusi hanno dato un po’ di respiro. Davanti agli chalet al lavoro per le riaperture, ieri, sono sfilati a frotte. Soprattutto famigliole in cerca di un’ora di normalità. Ci sono i vigli a controllare che non si formino assembramenti, ma ormai possono fare poco. Si avvicinano, invitano chi non la porta a indossare la mascherina e se ne vanno. Il tempo delle autocertificazioni da passare al setaccio è trascorso. Il vento che soffia non invoglia le passeggiate in spiaggia. Così, il grosso si riversa sulla strada. Si cammina, si corre, si va in bici, si pattina. Facile imbattersi in qualche conoscente. E allora ci si ferma a fare quattro chiacchiere. I capannelli non si contano. La voglia di abbracciarsi tenuta a freno per miracolo.

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E le mascherine? A occhio, solo una metà le porta. I bambini sono quasi tutti senza. Tra gli adulti, c’è chi la tiene al braccio, chi al collo, chi addirittura sulla testa, a mo’ di fermacapelli. Poi ci sono quelli senza. Se glielo fai notare, quasi si scocciano. Con un gesto plateale, infilano la mano in tasca e tirano fuori il rettangolino poco amato. Lo sollevano in aria come a dire «ecco qua, visto che ce l’ho?».
 
Ieri mattina, sul lungomare di Porto Sant’Elpidio sembrava una normalissima domenica di metà maggio. Con gruppi di ciclisti a fare lo slalom tra i passanti e i bimbi a rincorrersi sui prati. Il sindaco Nazareno Franchellucci fa su e giù. Dopo la sfuriata di due settimane fa, vuole sincerarsi che la gente abbia imparato la lezione. «Niente a che vedere con quel giorno – dice –, oggi vedo persone molto più rispettose delle distanze e, in buona parte, con le mascherine». Che, repetita iuvant, per andare in giro non sono obbligatorie, ma lo diventano quando si è in mezzo alla gente e non si riesce a rispettare la distanza di sicurezza. Ma, se non si adeguano i grandi, a cui spetta dare l’esempio, figurarsi i più piccoli. E, infatti, di bambini con il viso coperto ce ne sono pochissimi. Si rincorrono in mezzo ai prati e salgono sui giochi ancora off limits. Tenerli a bada non è facile e i genitori, di negargli quel piccolo divertimento proibito, spesso non se la sentono. In mezzo a una miriade di piedi in movimento, c’è anche chi ha rispolverato i pattini.
Il rollerblade
A Porto San Giorgio, una famigliola scivola sui rollerblade. «La libertà è bella», dice la piccola che, dopo settimane, riassapora il piacere di una mattinata a due passi dal mare. «Per me è stato davvero strano», racconta il padre parlando al passato, perché la voglia di lasciarsi alle spalle questa brutta esperienza è tanta. «Prima – continua –, ero sempre fuori casa per lavoro. Facevo migliaia di chilometri a settimana. Perciò, all’inizio, non è stato facile abituarsi a restare tutto il giorno chiuso in casa. Una cosa bella di questa situazione? Aver trascorso tanto tempo con mia figlia. Averci giocarci insieme, potermela godere nella quotidianità. Prima capitava molto di rado. Questo sì, è stato bello». «Ma non è ancora finita – si inserisce la moglie –, la paura c’è e resterà per tanto tempo. Non bisogna abbassare la guardia proprio adesso». Adesso significa soprattutto da oggi, il giorno in cui la fase 2 entrerà nel vivo e il più grande passo verso il ritorno alla normalità sarà compiuto.
La normalità
«Parlano tanto di normalità, ma questa la chiami normalità?», fa un uomo appena sceso dalla bici.

Con il braccio indica tutt’intorno: due persone sedute a distanza su una panchina, le mascherine che coprono i sorrisi della gente, i giovani che parlano uno qua e uno là e a malapena si capiscono in mezzo al chiasso. La libertà ridata pezzetto dopo pezzetto, decreto dopo decreto, così, comincia a stare stretta «Ci hanno tolto la stagione più bella – prosegue l’uomo –, la primavera. Di questi tempi, l’anno scorso, già eravamo in spiaggia, facevamo il bagno e prendevamo il sole. Adesso, neanche puoi farti una birra con gli amici».

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