Le sanzioni contro la Russia affossano le calzature, frenate le assunzioni. Confindustria e Confartigianato chiedono altre misure

Arturo Venanzi, presidente reggente di Confindustria Fermo parla del settore calzaturiero
Arturo Venanzi, presidente reggente di Confindustria Fermo parla del settore calzaturiero
di Massimiliano Viti
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Giovedì 21 Aprile 2022, 07:15

FERMO - Imprenditori uniti contro le sanzioni. Confindustria Fermo lo esprime con le parole, Confartigianato con i numeri. In Russia non si sa ma nel distretto calzaturiero le sanzioni cominciano a far male. E gli imprenditori non ci stanno. «Con le sanzioni verso la Russia si stanno fermando i nostri soldi» afferma Arturo Venanzi, presidente reggente di Confindustria Fermo. Se qualche pagamento dalla Russia sta arrivando (attraverso triangolazioni e banche non russe), la maggior parte dei clienti non riesce a far arrivare i soldi ai fornitori marchigiani.

 
La rabbia
«Così non si danneggia il russo ma l’imprenditore» tuona ancora Venanzi che chiede una corretta interpretazione delle sanzioni. La soglia di 300 euro stabilita per proibirne l’esportazione verso la Russia «ferma anche una grande fetta del made in Italy, confondendo l’artigianalità di una scarpa con il lusso. Tutto andrebbe parametrato: è lusso un abito da 350 euro o una bottiglia di champagne francese da 250?» si chiede ancora lo stesso imprenditore calzaturiero di Montegranaro. Ma il nodo principale resta la difficoltà di incassare. «Serve l’intervento del Governo. Le possibilità, stando ai nostri esponenti politici, ci sono, la volontà? Bisogna capire che bloccando i pagamenti di prodotti di moda e manifatturieri non si danneggia il russo, ma l’imprenditore che ha lavorato» sostiene Venanzi, il quale prosegue affermando come le sanzioni rischiano di «far fallire decine e decine di aziende» ed evidenziando come da un lato si continui a comprare il gas russo ma dall’altro lato «non possiamo riscuotere i pagamenti di scarpe e borse. È ora di dire basta».


Il piano
Confindustria Nazionale e Assocalzaturifici stanno lavorando per trovare una soluzione condivisa a questo problema che sta diventando sempre più grave.

Magari prima dell’Obuv, la fiera in programma a Mosca dal 26 al 29 aprile a cui sono iscritte 50 imprese moda del Fermano-Maceratese. Ma la guerra sta continuando e la data si avvicina sempre più. Dal canto suo Confartigianato ha reso noti i risultati di un questionario al quale hanno risposto in forma anonima circa 300 imprese tra Macerata, Ascoli e Fermo. Circa 60 le imprese fermane coinvolte mentre sfiorano le 70 quelle di moda. Secondo le risposte, il 38,3% delle imprese aveva previsto delle assunzioni, ma ha dovuto rinunciare per l’effetto boomerang delle sanzioni. Il 27,1% prevede un taglio del personale per gli stessi motivi. Infine, i due terzi degli intervistati sarà costretto a rinunciare a qualche investimento programmato nella sua azienda per gli effetti della guerra e quasi un imprenditore su 3 ricorrerà ad ulteriori forme di finanziamento/sostegno alla liquidità sempre a causa delle sanzioni.


Il futuro
«I nostri imprenditori ci hanno espresso tutto il loro malcontento e le preoccupazioni, perché la strada intrapresa sta aggravando quella crisi già partita con lo scoppio della pandemia» è il commento del presidente di Confartigianato Enzo Mengoni. Dunque le sanzioni si stanno rivelando un boomerang per il nostro tessuto produttivo ed in particolare nel settore trainante dell’economia locale che è quello calzaturiero.

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