Omicidio di Belmonte, il pm chiede una nuova perizia sul Dna. Un mese dalla morte di Marzio Marini accoltellato dall’amico Paolo Finucci

I carabinieri a Belmonte sul luogo dell'omicidio
I carabinieri a Belmonte sul luogo dell'omicidio
di Pierpaolo Pierleoni
3 Minuti di Lettura
Sabato 21 Agosto 2021, 07:05

BELMONTE PICENO - È passato esattamente un mese dalla notte che ha devastato due vite. Quella di Marzio Marini, accoltellato a morte a soli 52 anni. Quella di Paolo Finucci, l’amico 57enne che lo ha colpito con tre fendenti, uno dei quali fatale e che ora è in carcere, con l’accusa di omicidio volontario. Un mese di indagini, udienze, una scena del crimine da ricostruire, per fare piena chiarezza su cosa sia accaduto quella sera. In settimana si è tenuta una nuova udienza.

 
Il procedimento
Il pm Francesca Perlini ha chiesto una nuova perizia su Dna e campioni salivari, elementi che potrebbero contribuire a ricostruire nel dettaglio ogni aspetto del tragico scontro, avvenuto sotto casa di Finucci.

La prossima tappa è prevista per metà settembre. Non ci sono dubbi, ovviamente, sull’autore del delitto. Rimangono da delineare tutti i contorni della vicenda. Da ricostruire minuziosamente il racconto fornito dall’indagato, che ha spiegato di aver agito per difendersi dall’aggressione dell’amico, con cui aveva avuto un’accesa lite poco prima e che nella tarda serata era arrivato fin sotto casa sua. Gli inquirenti hanno battuto in questo mese la pista del delitto passionale.

La versione più accreditata è che ci fosse una donna contesa tra i due, ad incrinare un’amicizia di vecchia data, fino alla colluttazione che ha portato all’esito più imprevedibile, nonostante i due avessero trascorso del tempo insieme fino a poche ore prima dell’aggressione. Ma le indagini non si sono limitate alla prima ipotesi. Sono stati scandagliati tabulati telefonici e profili social dell’accusato e della vittima, ascoltate testimonianze di conoscenti, ricostruiti tutti i movimenti negli ultimi giorni di vita di Marzio.


Gli accertamenti
L’autopsia eseguita dal medico legale Alessia Romanelli, insieme al tossicologo Rino Froldi, ha chiarito che siano state tre le coltellate inferte dall’omicida ai danni di Marini, una delle quali, decisiva, ha reciso vasi sanguigni. I colpi sono stati sferrati frontalmente e con ogni probabilità in rapida successione. L’arma, un coltello a serramanico con una lama di 10 centimetri, era un oggetto che, secondo la versione della difesa, l’omicida portava con se abitualmente. Con ogni probabilità sarà decisiva, ai fini delle indagini, la deposizione della compagna di Finucci, che ha assistito alla scena del delitto.

© RIPRODUZIONE RISERVATA