Agrifotovoltaico fra Belmonte e Servigliano, si allarga la battaglia dei sindaci: «Salviamo le nostre colline»

Agrifotovoltaico fra Belmonte e Servigliano, si allarga la battaglia dei sindaci: «Salviamo le nostre colline»
Agrifotovoltaico fra Belmonte e Servigliano, si allarga la battaglia dei sindaci: «Salviamo le nostre colline»
di Chiara Morini
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Domenica 19 Febbraio 2023, 03:55 - Ultimo aggiornamento: 15:35

BELMONTE PICENO - Zero colori politici, una sola visione del problema: l’impianto agrifotovoltaico non deve essere fatto a Colle Ete. Sono contrari tutti, in primis i sindaci di Belmonte Piceno, Ivano Bascioni, e Servigliano, Marco Rotoni, nei cui territori rientrerebbe il progetto della società inglese. Accanto a loro la contrarietà della Regione, maggioranza e opposizione insieme, e dei sindaci di Santa Vittoria, Monte San Martino, Monteleone, Montottone, Grottazzolina, Montappone, Massa Fermana, Falerone, e di altri enti e consorzi del territorio.

 
Il patto


Il fronte del no è più unito. «La questione – ha sottolineato Bascioni – è importante.

Quando abbiamo ricevuto la pec del ministero, con cui si chiedevano i pareri, c’è stata subito preoccupazione. Ma poi più che preoccupante, la situazione è diventata inverosimile. Ma come si può pensare di realizzare un impianto del genere in una zona vergine e piena di bellezza?». Per dare il parere sull’impianto, che occuperebbe un’area come 50 campi da calcio, all’inizio avevano 30 giorni, poi divenuti 60, che scadono a fine mese. Il no non è genericamente al fotovoltaico, ma a questo impianto.


I timori


«È importante – ha detto Bascioni – trovare fonti alternative, non siamo tecnofobici, e poi non siamo di quelli che dicono no a casa nostra, ma sì, si può fare a casa di altri. Diciamo che tutto il territorio non va toccato». L’impianto sarebbe nell’area archeologica picena, dove non si può scavare più di 20 centimetri, ma dove i pali sarebbero lunghi 3,5 metri. C’è il no della Soprintendenza archeologica e architettonica, e insieme a Belmonte, c’è Servigliano. «Lavoriamo insieme – ha commentato Rotoni –. I rilievi per il no sono talmente puntuali e precisi che il progetto parte con le gambe deboli. Quest’opera non s’ha da fare». E per citare Manzoni, se don Abbondio fosse stato presente, probabilmente avrebbe proseguito con un “né domani né mai”.

I contestatori a Roma

I contestatori si faranno sentire a Roma, al ministero, al quale spetterà l’ultima parola. Parlando anche a nome dell’assessore Aguzzi e del presidente Acquaroli, la consigliera regionale Jessica Marcozzi, ha ricordato come «il decreto del 2021 prevede l’installazione di questi impianti in zone come cave o autostrade o aeroporti, o se a terra, in aree senza vincoli. Di certo non in un territorio che presenta bellezze o zone agricole come questo. Qui la questione non è politica, ma territoriale». E se la Regione, sponda maggioranza s’è espressa, anche l’opposizione, in testa il consigliere regionale dem, Fabrizio Cesetti, dice la sua. «Si mettano l’animo in pace – ha commentato –: questo impianto non si può fare. Sono contrario da quando ero presidente della Provincia nel 2010, e quando dico che sono contrario al fotovoltaico, lo sono in tutte le zone agricole, non solo nel “mio orto”».


Parere contrario anche dalla Provincia, che la prossima settimana, in consiglio, discuterà della mozione presentata dal consigliere Stefano Pompozzi. «Oggi con il Pnrr – ha osservato – i sindaci sono invitati a progettare per le rigenerazioni urbane e dei borghi. Se 10 anni fa non c’erano le condizioni per un impianto, figuriamoci oggi».

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