Dalle vasche accanto ai fiumi alle dighe, piano contro le alluvioni. Sos da Amandola: «Attenzione al Tenna»

Dalle vasche accanto ai fiumi alle dighe, piano contro le alluvioni. Sos da Amandola: «Attenzione al Tenna»
Dalle vasche accanto ai fiumi alle dighe, piano contro le alluvioni. Sos da Amandola: «Attenzione al Tenna»
di Francesco Massi
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 21 Settembre 2022, 02:40

AMANDOLA - Dopo la tragedia in regione proposte di prevenzione per il contenimento delle alluvioni arrivano da un tecnico di lunga esperienza, Riccardo Treggiari, ex direttore del Consorzio di bonifica delle Marche, dove ha ricoperto il ruolo di ingegnere responsabile delle dighe, nonché ex sindaco di Amandola. Diversi aspetti da mettere in atto. A partire dalle “vasche di espansione naturale”.


I particolari


In sostanza si tratta di prendere dei terreni in punti prestabiliti del corso del fiume, con le dovute remunerazioni ai proprietari, che possono essere utilizzati per allagarli laminando la piena del fiume, quindi ritardare, nel tempo, l’enorme flusso di acqua improvvisa che si crea con un temporale di proporzioni spropositate.

Nel momento in cui il fiume sfora in espansione, si creano soglie di tracimazione per indirizzare l’acqua dove si vuole, quindi in questi terreni specifici a fianco allo scorrimento. Poi sbloccare il piano nazionale delle dighe. «Dove c’è una diga a monte – dice Treggiari - i danni a valle sono limitati o non si creano, poiché svolge un ruolo di contenimento di eventi alluvionali attraverso la laminazione della piena del fiume, ritarda e quindi modula le onde di picco. Inoltre la diga può anche essere riserva di acqua potabile attraverso un potabilizzatore. Ad esempio è stato fatto sul fiume Foglia, a Mercatale nel Pesarese, dove l’acqua potalizzata serve 5 o 6 Comuni».

Fondamentale la manutenzione dei fiumi. «Occorrerebbe ripristinare la polizia idraulica, già presente in passato e prevista dalla legge, poi tolta, ovvero delle figure “guardiafiume” che controllano le condizioni di criticità dei fiumi e le segnalano a chi di dovere, compresi i controlli sull’erosione dei ponti. Compiti remunerati che potrebbero essere anche affidati agli agricoltori proprietari di terreni confinanti. Quindi creando ulteriori opportunità di lavoro. Una figura fondamentale». Infine un’autorità unica a cui far riferimento, sul tipo di un commissario straordinario come si usa per le calamità. «Un commissario con più poteri - rimarca Treggiari - per bypassare le tante maglie burocratiche. Un esempio? Per intervenire su un fosso occorrono molte autorizzazioni tra cui anche quella della Soprintendenza ai beni paesaggistici e ambientali».


I fenomeni


E i rischi per le vallate a sud delle Marche? «Per quella del Tenna grandi rischi non ci sono, eccetto alla foce con case costruite troppo vicino al fiume. Più rischi sugli affluenti di sinistra per una gestione del passato superficiale. Per rimediare occorre fare opere di riequilibrio e compensazione della pendenza del fiume, nonché interventi sulle sponde. Per l’Aso c’è la diga di Gerosa che permette di laminare qualsiasi piena. I campi lungo la strada vicino a Pedaso sono soggetti ad allagamento, verso destra in territorio di Campofilone. Parte critica anche nella zona di Ortezzano».

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