Alcol, cresce l’emergenza
bevono anche i ragazzini

Alcol, cresce l’emergenza bevono anche i ragazzini
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Domenica 7 Aprile 2019, 05:35
FERMO - Sono soprattutto uomini. Hanno tra i 30 e 50 anni. A scuola si sono fermanti alle medie, vivono nei Comuni più grandi della provincia e arrivano al Sert quando i loro problemi con l’alcol sono ormai ingestibili. L’anno scorso, il Servizio di dipendenze patologiche dell’Area vasta 4 ne ha presi in carico 163. Il trend è in crescita, mentre l’età delle prime sbronze si abbassa sempre più.

 

A scattare la fotografia degli alcolisti fermani è Giorgio Pannelli, dirigente del Sert. Ieri mattina era al teatro comunale di Porto San Giorgio per l’incontro con il gruppo di Alcolisti anonimi (A.A.) nato un paio di mesi fa. «Ogni caso è a sé. Si è abbassata l’età del primo bicchiere, ma non quella delle persone che si rivolgono al Servizio. Non tutti quelli che bevono diventano dipendenti e questo vale anche per i giovani», ha spiegato. Quello aperto in piazza San Giorgio 1 è il primo gruppo di alcolisti anonimi del Fermano. Per presentarlo, è stato organizzato un convegno a cui hanno partecipato anche gli studenti del Liceo artistico. «Sarete i cittadini di domani e dovrete far sì che questo possa essere un mondo migliore», ha detto il vicesindaco Francesco Gramegna. «È una problematica che riguarda la società, non possiamo permetterci di chiudere gli occhi», ha aggiunto il vicesindaco di Monte Urano, Massimo Brasili. Nelle Marche i gruppi di Alcolisti anonimi sono 14. Sono gestiti in modo libero e gratuito da ex alcolisti. Per aiutare chi non riesce a far a meno della bottiglia, seguono un programma di 12 passi.

«L’unico requisito per entrare è la volontà di smettere di bere. Uno dei pilastri è l’anonimato che serve a sentire tutelata la propria intimità e a non sentirsi giudicati o esclusi. C’è ancora vergogna a parlare di questo problema, ma se ne può uscire, evitando tante sofferenze», ha spiegato la coordinatrice dell’area Marche dell’associazione. Dopo la lettura della dichiarazione dell’alcolista, ha preso la parola l’arcivescovo Rocco Pennacchio: «La domenica mattina vedo file di bottiglie vuote e sono di ragazzi di scuola media. Sembra non ci siano altre formule per essere felici e stare insieme se non accompagnandosi con qualche bevanda alcolica». Pennacchio ha poi affrontato la questione dell’alcolismo nella Chiesa «la solitudine può indurre anche i sacerdoti ad avere queste difficoltà», invitato i ragazzi a essere vigili «quando vi accorgete che la vita di un amico sta andando verso un piano inclinato, esortatelo a chiedere aiuto, un giorno vi ringrazierà» e rivolto un pensiero alle famiglie degli alcolisti «a soffrire non sono solo le persone che vivono questa patologia, ma anche chi gli sta acconto».

Per questo, oltre ai gruppi di auto-mutuo-aiuto per gli alcolisti, ci sono quelli per i familiari (Al-Anon). È grazie a loro che Chiara è riuscita ad affrontare la malattia di un suo parente: «È un circolo vizioso di disperazione totale. Finché a un certo punto dici: o mi scorcio le maniche per uscirne o soccombo. Con la mia famiglia abbiamo deciso di chiedere aiuto. È stata la cosa più bella che abbiamo fatto da un paio danni a questa parte. La prima volta che sono entrata in un gruppo Al-Anon ho provato una sensazione liberatoria. Mi sono sentita capita e non giudicata. Ho iniziato un percorso di guarigione familiare e di me stessa». Più specialistica la seconda parte della mattinata. «Per gli operatori sanitari – ha spiegato Pannelli – occuparsi di malattie è scontato. Per i pazienti no. Continuano a parlarci di vizio, ma tutte le dipendenze sono patologie complesse. L’alcol non fa differenza. È una malattia e come tale ha un organo danneggiato (il cervello), dei sintomi (l’astinenza, l’unica che, se non trattata, ha un tasso di mortalità tra 5 e il 15%) e una causa (l’alcolista spesso rimane solo, ma forse era solo già da prima e per questo è diventato alcolista)».

«Non si nasce né drogati né alcolisti – le parole del dirigente del Sert di Civitanova, Mario De Rosa –, dipende molto dalle esperienze ambientali e parentali. L’apertura di un gruppo è molto importante nel territorio». In platea, oltre ad alcuni alcolisti e ai loro familiari, c’erano i ragazzi della comunità La Speranza di Sant’Elpidio a Mare, che da un paio d’anni collabora con gli alcolisti anonimi di Civitanova. «Molte volte – ha detto il responsabile terapeutico della comunità, Alfredo Rapanelli – le persone che incontriamo non ci portano un problema ma la loro soluzione. Sta a noi trovare il problema e risolverlo insieme a loro».
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