Elezioni Quirinale 2022, Cinquestelle ancora divisi alla meta: cresce la fronda interna a Conte

I parlamentari vicini a Di Maio pronti a trattare con il Pd. L'avvocato: «Non poniamo veti»

Quirinale, Cinquestelle ancora divisi alla meta: cresce la fronda interna a Conte
Quirinale, Cinquestelle ancora divisi alla meta: cresce la fronda interna a Conte
di Francesco Malfetano
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Martedì 25 Gennaio 2022, 08:33 - Ultimo aggiornamento: 11:24

«Il dialogo». È questa la risposta che prosaicamente tirano fuori i grillini quando gli si chiede chi è che vincerà la corsa per il Quirinale. Fanno melina in pratica, confusi tra i mille rivoli che è oggi il Movimento e dai segnali poco lineari che captano dai loro leader. D'altronde la linea, in tal senso, l'ha dettata Giuseppe Conte già ieri mattina. «L'obiettivo è preservare la continuità dell'azione di governo» ha spiegato arrivando alla Camera e di fatto bocciando l'ipotesi Draghi al Quirinale. Salvo poi aggiungere «non poniamo veti su nessuno», facendo eco alla precisazione che aveva già dovuto fare all'assemblea dei grandi elettori cinquestelle tenuta domenica sera. Affidando poi ad un sms inviato agli elettori le indicazioni per il voto: «Scheda bianca (ovvero senza alcun nome scritto)». Una precisazione che non ha mancato di scatenare qualche battuta: «Federico - ha detto il piddino Luigi Marattin a Federico D'Incà ad esempio - avete spiegato ai tutti i parlamentari di M5s che non devono scrivere scheda bianca' ma che la devono lasciare bianca?».


Ironia a parte, la sensazione, al solito, è che l'ex premier si spenda molto (oltre a Salvini ha incontrato Tajani, Toti e Meloni, oltre a sentire lo stesso Draghi al telefono in serata) ma a controllare i gruppi e quindi, ora come ora, l'unica è provare a non scontentare tutti per arrivare al nome buono senza opposizioni a priori.

Così da un lato raggiunge una «totale sintonia sulla necessità di rafforzare e intensificare il confronto» con il segretario leghista Matteo Salvini, ma dall'altro si trova a fronteggiare le divisioni interne, con diversi parlamentari pronti a scommettere che «qualunque sarà il risultato, per Conte sarà una sconfitta».

 

I DIMAIANI

L'ex premier prova a tirare le redini in serata, convocando la cabina in riunione i vertici pentastellati, ma i piani d'azione erano e sono diversi. I dimaiani, almeno 40 parlamentari ben predisposti al dialogo con il Pd, sono convinti che l'ipotesi Draghi al Colle sia tutt'altro che da scartare. A condizione però che si eviti una crisi al buio del governo. Se non con un patto di legislatura, almeno con una promessa di mantenere in piedi gli stessi pilastri attuali. In altri termini la tesi è che non bisogna farsi trovare impreparati. Serve prudenza. Lo spiega anche Dalila Nesci, sottosegretaria del governo, che invita ad evitare i «mai» che poi il M5S è costretto a rimangiarsi. «Non faccio previsioni» dice Di Maio arrivando alla Camera, attorniato dai suoi in cerca di indicazioni prima che dai giornalisti. Agganciati però, i dimaiani - in verità piuttosto divertiti - tirano fuori le quote che vedono Draghi come il candidato-vincente con le maggiori probabilità. «Ma noi non scommettiamo niente» aggiungono. La tesi è che se Draghi deve essere, bisogna renderlo accettabile a una parte consistente degli elettori. E per questo serve tempo. Anche perché, fanno notare che per un'eventuale nuova legislatura bisognerebbe passare al vaglio della base con il voto online. Un passaggio tutt'altro che scontato. Oltre, chiaramente, al fatto che il doppio passaggio di consegne che porterebbe Draghi al Quirinale rallenterebbe l'azione di governo in un momento molto delicato.

GLI ALTRI

Anche sul nome del fondatore della Comunità di Sant'Egidio Andrea Riccardi non c'è proprio un'aria serena. C'è infatti chi fa scontare al leader 5s il fatto che l'ex ministro del governo Monti sia venuto fuori proprio dal dialogo con una certa parte dei dem. In particolare a Conte, più di aver sposato la linea piddina, viene incolpato del non essere stato in grado di evitare che lo stesso venisse dato in pasto al grande pubblico troppo presto. Ovviamente però non è finita qui. Perché tra le fila dei grillini c'è anche chi vede nel Mattarella-bis la sola soluzione possibile. O meglio l'unica elezione che darebbe davvero la garanzia che la legislatura arrivi alla sua scadenza naturale nel 2023.

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