C’è la scelta obbligata della ricerca per cambiare il futuro delle Marche

C’è la scelta obbligata della ricerca per cambiare il futuro delle Marche

di Sauro Longhi
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Lunedì 12 Aprile 2021, 10:25 - Ultimo aggiornamento: 28 Aprile, 20:27

Un Boeing 747 può trasportare fino a 416 passeggeri. Ogni giorno in Italia muoiono per Covid un numero di persone paragonabile ai passeggeri di questo aereo. Ogni giorno cade un Jumbo Jet in Italia e nell’opinione pubblica spesso non si ha cognizione della gravità, del dramma che stiamo vivendo. Addirittura alcuni, per fortuna pochi, contestano l’esistenza della pandemia e la necessità delle misure messe in atto per prevenirne l’ulteriore diffusione. Quanti aerei dovranno ancora cadere? Ora abbiamo i vaccini, unico vero strumento di difesa. Con forza e determinazione bisogna vaccinare più persone possibili, a partire dai più fragili e dalle persone più a rischio. I più recenti dati indicano un “non aumento” dei contagi e questo porta a sperare che tra breve inizierà una lenta discesa del numero dei ricoveri e dei decessi. Le scuole hanno riaperto e così le università, oggi riprenderò a far lezione in aula, tutte azioni che portano a sperare in una ripresa delle attività. Partire dalla scuola, dai più giovani, oltre che un segno di speranza, è anche una necessità, se vogliamo ricostruire meglio di prima dobbiamo farci aiutare dalle nuove generazioni, dalle loro energie, dai loro sogni, dalla loro giovinezza, ma per questo hanno bisogno di conoscere, di apprendere, di relazionarsi e integrarsi con gli altri, hanno bisogno di andare a scuola. Il Governo sta completando il programma di ripartenza e resilienza da presentare, entro la fine del mese, alla Commissione Europea per ricevere i tanti attesi finanziamenti del programma NextGenerationEU, ottenuti, non dimentichiamolo, dal precedente Governo presieduto da Giuseppe Conte. Ci sono tante attese e speranze, aspettiamo di conoscere i progetti per una vera transizione ecologica ed una efficiente trasformazione digitale necessarie a far ripartire il paese. La situazione nelle Marche merita una attenzione ancora maggiore. Su questo giornale sono state raccolte testimonianze delle difficoltà che incontrano i diversi comparti produttivi. La situazione più grave è sicuramente la proposta di riduzione di personale alla Elica SpA con spostamento della produzione negli stabilimenti in Polonia ed una cancellazione del 70% della produzione nelle Marche. Una riduzione drastica, senza precedenti, con 400 esuberi su quasi 600 dipendenti, non ancora trasformati in licenziamenti per il blocco prorogato dal Governo. Come analizzato dal collega Donato Iacobucci su queste colonne, la perdita di una parte così importante di produzione è legata alla insufficiente redditività delle attività, associate a prodotti di basso valore e poveri di tecnologie. Ma se non vogliamo che questo si estenda ad altre realtà produttive occorre investire in ricerca e sviluppo per creare innovazione. Purtroppo, nelle Marche si investe poco, la metà della media europea. Per evitare ulteriori crisi nel settore manifatturiero, ancora il principale settore di reddito del Paese e delle Marche, si devono incrementare questi investimenti coinvolgendo gli enti di ricerca, le università ed i settori produttivi della Regione composti da piccole e medie imprese. Abbiamo quattro università e diversi centri di ricerca che potrebbero, se finanziati su specifici obiettivi, contribuire alla crescita dei territori in cui sono inseriti, avvicinando i nostri comparti produttivi ai modelli del nord Europa. Difficile ma possibile. Questo potrebbe essere finanziato dal programma di ripartenza e resilienza come suggerito dai colleghi Fabrizio Barca e Fulvio Esposito dalle pagine de La Stampa di sabato scorso, con un recovery per le università, per quelle che sono interconnesse con i territori e capaci di collaborare con le forze sociali e produttive, per creare innovazione e sviluppo. È un’occasione che non andrebbe sprecata, se vogliamo che nulla torni come prima, occorre avere coraggio perché i risultati non saranno nel breve periodo, ma non esiste altra strada, basta guardare gli ecosistemi più innovativi in giro per il mondo. Certo l’innovazione può avere diverse facce, la proposta di Diego Della Valle di chiamare nel proprio consiglio di amministrazione l’imprenditrice Chiara Ferragni, tra le influencer più famose al mondo, è di certo una innovazione di marketing orientata ai giovani. Come evidenziato dalla collega Caterina Lucarelli, sempre sulle pagine di questo giornale, la proposta introduce una marcia diversa nella Regione che guarda al digitale come strumento per promuovere il mercato. Il digitale non solo per l’e-commerce ma per promuovere un messaggio, un’idea, un senso di bellezza. Il digitale per favorire e rendere più facile la comunicazione, per connettersi con le persone, per aprirsi al mondo, per confrontarsi, per presentare modelli e proposte. L’innovazione può e deve trovare spazio anche nelle altre attività produttive. Prendiamo ad esempio le attività turistiche, importanti per la Regione con il 12% del Pil. Innovare in questo settore richiede il miglioramento dei servizi con strumenti digitali e l’incremento dell’offerta valorizzando aspetti culturali e paesaggistici. Chi viaggia, e prima o poi riprenderemo a farlo, sceglie i luoghi dove andare per le bellezze artistiche, culturali e paesaggistiche che offrono. Perché allora non creare una area marina protetta ai piedi del Monte Conero? Sarebbe un vero elemento di innovazione nell’offerta turistica, attrattiva per gli amanti del mare, che scelgono di trascorrere le proprie vacanze in contesti paesaggistici, oltre che belli, anche rispettosi dell’ambiente. Basta vedere i benefici in termini turistici prodotti dalle aree marine protette, partendo da quella di Portofino. Anche per questo tipo di innovazione occorre coraggio e lungimiranza, ma i vantaggi sono certi. In questi anni di pandemia abbiamo sempre ripetuto che nulla dovrà tornare come prima, iniziamo ad immaginare soluzioni capaci di ridare slancio e futuro alla Regione, pensiamo in grande, pensiamo ad obiettivi di medio periodo, pensiamo ad introdurre innovazione e valore nei nostri comparti produttivi e dei servizi, pensiamo alle generazioni future, pensiamo positivo! 

*Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione Facoltà di Ingegneria Università Politecnica delle Marche

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