Una scommessa da vincere: ricostruire meglio di prima

Una scommessa da vincere: ricostruire meglio di prima

di Sauro Longhi
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Lunedì 17 Maggio 2021, 10:55

Abbiamo una scommessa da vincere: al termine della pandemia ricostruire meglio di prima, se non ora mai più. Di questo ne sono certo. Stiamo uscendo da un’esperienza terribile che ci ha aiutato a comprendere gli errori commessi, i limiti dei nostri modelli di sviluppo, le tante diseguaglianze sociali ignorate e trascurate, il consumo e lo spreco di valori e ricchezze naturali. Sono tante le cose da ricostruire, ma intanto iniziamo nel ridurre le ingiustizie e le diseguaglianze sociali, abbattendo pregiudizi e ricostruendo modelli sociali di inclusione per non lasciare indietro nessuno. Partiamo dal digitale. Secondo una stima attendibile, il 40% dei cittadini di età compresa tra i 16 e i 74 anni non ha competenze digitali. Un primo progetto con cui ripartire è fornire competenze digitali di base a tutti, per introdurre una concreta “cittadinanza digitale”. Gli inoccupati o occupati in professioni povere di tecnologie digitali rischiano, nel prossimo futuro, di rimanere esclusi dalla società. Occorre investire in formazione e non fermarsi alle infrastrutture, necessarie ma da sole non sufficienti per ripartire. Come negli anni 60, in pieno boom economico, si è compresa la necessità di insegnare a leggere e a scrivere a tutti gli italiani, con azioni specifiche come quella del Maestro Manzi, ora è tempo di dare competenze digitali a più persone possibili. Giovani, “googlate” Alberto Manzi, il Maestro che dal 1960 al 1968 attraverso la trasmissione televisiva “Non è mai troppo tardi” aiutò tanti italiani, si stima un milione e mezzo, a conseguire la licenza elementare. Oltre a piani di alfabetizzazione digitale, sono necessari progetti di formazione specifici per accompagnare chi è già inserito nel mondo lavorativo ad affrontare la transizione digitale, ormai presente in ogni attività produttiva e dei servizi. Nella ricostruzione vi è il bisogno di innovare per fare meglio di prima. Occorrono competenze e conoscenze e tra le tante prospettive quelle che si appoggiano sulle nuove tecnologie sembrano avere maggiori possibilità di successo. Come evidenziato da Carlo Carboni sabato sul Sole 24 ore, sia come Paese ma soprattutto come Comunità Europea, siamo in ritardo rispetto ai “due giganti geopolitici a trazione tecnologica, Usa e Cina”. È notizia di ieri che anche i Cinesi sono arrivati su Marte, hanno iniziato ad esplorare il pianeta alla ricerca di tracce di vita, con un robot guidato e controllato dalle tecnologie digitali frutto del grande investimento tecnologico fatto. Se non vogliamo che questo ritardo diventi incolmabile e quindi pericoloso per la nostra indipendenza economica e culturale, occorrono investimenti e strategie di ampia prospettiva: il piano NextGeneration EU ed il nostro PNRR possono essere primi strumenti, sicuramente utili ma non sufficienti. Come ho avuto modo di sottolineare in altre occasioni, questi progetti devono essere accompagnati da programmazioni strategiche, con riforme importanti anche nella pubblica amministrazione, nella giustizia e nella scuola. La burocrazia, ancora presente nella pubblica amministrazione, deve essere ridotta con semplificazioni capaci di garantire trasparenza e tracciabilità, con strumenti organizzativi e procedurali digitali utili a dare snellezza e certezza delle azioni svolte.

Non un certificato cartaceo trasformato in una copia elettronica per essere inviato via email, ma un dato che deve essere caricato e condiviso in un cloud database. Veniamo alle Marche. La transizione digitale può dare serie opportunità di ripresa e sviluppo. La propensione all’imprenditorialità tipica dei nostri settori produttivi dovrebbe trovare ispirazione nell’utilizzo dei nuovi strumenti digitali, per migliorare e arricchire quanto già si sta facendo. Occorre dar fiducia ai nostri giovani diplomati e laureati che hanno le competenze e l’energia per innovare e migliorare. Non sono esperti, ma hanno le conoscenze per far meglio ciò che si faceva prima. È così nel resto del mondo, soprattutto in quegli ecosistemi dove l’innovazione è da sempre il motore di crescita e di sviluppo e dove spesso emigrano i nostri giovani talenti. La Regione è ricca di persone capaci e laboriose che non devono essere abbandonate o disperse nei processi di innovazione organizzativa e produttiva. Se non dispongono delle necessarie competenze, come quelle digitali, vanno creati processi di formazione e preparazione per dar loro strumenti utili alla transizione. Vanno sviluppati in anticipo prima che emergano i bisogni. Siamo anche ricchi di splendidi paesi, inseriti in un equilibrio paesaggistico e ambientale di altissima qualità, soprattutto nell’entroterra, che possono essere sedi di attività economiche e produttive ora prevalentemente presenti solo nelle città. Le tecnologie digitali azzerano le distanze. A parità di infrastrutture digitali, molte attività potrebbero trovare spazio in questi bellissimi posti. Non solo attività legate al turismo e all’artigianato, ma attività produttive e servizi con alto valore aggiunto e alta creatività. Trasformare i nostri borghi in centri di creatività dove tornare a vivere in armonia con l’ambiente. Per favorire questo, sarà necessario un nuovo modello di assistenza sociale e sanitaria di tipo territoriale con servizi integrati di telemedicina per garantire la stessa qualità assistenziale già presente nelle città, così come nuovi modelli organizzativi per l’istruzione e la formazione. L’esperienza della Dad in questi mesi di pandemia ha mostrato che si possono immaginare nuovi modelli di scuola, nuovi percorsi di formazione, per integrare e non sostituire la qualità formativa anche nei paesi di piccole dimensioni. Per non parlare del commercio, che con l’introduzione degli strumenti digitali, sta di fatto cambiando modello, portando nei piccoli paesi quanto disponibile nei più grandi. Lo troveremo un nuovo Maestro Manzi per aiutarci a fare tutto questo?


*Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione Facoltà di Ingegneria Università Politecnica delle Marche


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