Non dimenticare l’Afghanistan e l’Europa deve fare la sua parte

Non dimenticare l’Afghanistan e l’Europa deve fare la sua parte

di Sauro Longhi
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Lunedì 6 Settembre 2021, 10:50

L’Afghanistan appare come una storia molto lontana e molto distante dagli interessi delle Marche, ma così non è. In un mondo sempre più interconnesso, la veloce cancellazione del progetto di riportare pace in quei territori ed il ritorno, dopo venti anni, alle condizioni che ne giustificarono l’intervento militare, avrà sicuramente ripercussioni sulla nostra economia e sulla nostra società. Analizziamo un aspetto molto trascurato: da quelle terre arriva l’85% dell’oppio che si consuma al mondo. In questi anni, oltre a coltivare l’oppio hanno imparato a raffinare direttamente l’eroina dal 50% della loro produzione e ad esportarla. Il controllo e la gestione di questa attività avranno sicuramente ripercussioni a livello globale. La promessa dei Talebani di cancellare questo tipo di attività potrebbe non essere mantenuta, dato che una parte significativa della popolazione vive su questa economia e se verranno meno gli aiuti internazionali, le attività economiche legate agli oppiacei non faranno che aumentare. Questo avrà ripercussioni nel contrasto alle mafie internazionali e locali che trovano i loro maggiori guadagni nella gestione e vendita della droga nei Paesi occidentali e più sviluppati dove ampio è il mercato degli stupefacenti. Pertanto, non possiamo dimenticarci dell’Afghanistan! La comunità internazionale non dovrà abbandonare quelle popolazioni, non dovrà interrompere gli aiuti umanitari che restano necessari per evitare che l’unica attività economica, la produzione di eroina, tenda ad aumentare ulteriormente. Negli ultimi venti anni, anche con la presenza internazionale, non si è riusciti a dare a quel Paese una alternativa democratica e di pace, forse perché è mancata la capacità di creare una vera alternativa economica a quel popolo. Di fatto vi sono stati inutili tentativi di distruggere le piantagioni di oppio, tanto che la produzione invece che diminuire è aumentata, ma non c’è stata nessuna seria o concreta possibilità di proporre una crescita economica. Purtroppo, il Paese non ha risorse o prodotti da esportare ed ogni azione di sviluppo deve coinvolgere la società nel rispetto dei diritti umani. Gli aiuti dovranno creare le condizioni affinché cresca la consapevolezza in quella società dei bisogni di inclusione e democrazia, di rispetto delle donne, di potenziamento e apertura dei sistemi educativi che devono accogliere tutti, senza distinzione di genere, di cultura e di religioni.

Certo non sarà facile, ma è l’unica strada. Non vanno abbandonati, ma aiutati avendo chiari gli obiettivi e le modalità per raggiungerli. La caotica capitolazione nel mese appena trascorso, con le scene di disperazione che abbiamo visto all’aeroporto di Kabul, e lo scarso coordinamento tra le tante presenze internazionali, con l’abbandono di ogni azione di guida da parte degli Stati Uniti, deve suggerci che è il momento di creare le condizioni per un maggiore peso politico dell’Europa. Citando una frase storica: “La politica è guerra senza spargimento di sangue mentre la guerra è politica con spargimento di sangue”, è tempo che l’Europa superi i tanti nazionalismi che ne impediscono l’assunzione di un ruolo politico capace di coordinare gli aiuti verso l’Afghanistan ed evitare i ritorni ciclici che la storia ci insegna. Altrimenti tra altri venti anni ci ritroveremo a scrivere le stesse cose. Il Presidente Sergio Mattarella ha evidenziato la scarsa capacità di incidere dell’Europa: «È indispensabile assicurare subito gli strumenti di politica estera e di difesa comune … oggi è richiesto che l’Unione Europea abbia una maggiore capacità di presenza nella politica estera e di difesa». Questo per dare sicuramente più incisività alle azioni di solidarietà senza le quali non avremo futuro. La proposta fu presentata più di venti anni fa dal Presidente Mattarella quando era ministro della Difesa, per la realizzazione di una Forza di difesa europea capace di interventi rapidi, quando necessari, a sostegno degli aiuti umanitari. Ora che gli Usa hanno dismesso i panni di gendarme del mondo, tanto più l’Europa deve assumere il suo ruolo attraverso la forza della ragione e del dialogo.


*Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione Facoltà di Ingegneria Università Politecnica delle Marche

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