L’Italia è una democrazia ma sempre più imperfetta

L’Italia è una democrazia ma sempre più imperfetta

di Sauro Longhi
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Lunedì 6 Febbraio 2023, 02:00

La democrazia favorisce sempre la crescita sociale ed economica. Il confronto, la condivisione, l’inclusione trovano spazio e valore solo nella democrazia dove prevalgono i principi di giustizia, equità e solidarietà. L’Italia è un paese democratico, la Carta costituzionale nella sua ricchezza e pienezza di principi, ne regola integralmente il suo esercizio. Eppure, anche quest’anno nella classifica delle democrazie prodotta dal settimanale The Economist, l’Italia resta una democrazia imperfetta, sui 167 paesi presi in considerazione, l’Italia occupa la 34esima posizione, perdendo tre posizioni rispetto all’anno precedente. Al primo posto vi è la Norvegia, all’ultimo Afghanistan, e ovviamente la Russia perde il maggior numeri di posizioni, ben 22. L’indice proposto si ottiene dalla media di 5 indicatori i cui valori possono variare da un minimo di zero ad un massimo di dieci e sono: processo elettorale e pluralismo, funzionamento del governo, partecipazione politica, cultura politica, libertà civili. Gli stati con un punteggio maggiore di 8 sono classificati: “piene democrazie”, altrimenti tra 6 e 8 “democrazie imperfette” mentre tra 4 e 6 “regimi ibridi”, infine “regimi autoritari” se il punteggio è inferiore a 4. L’Italia nei 5 indicatori ha ottenuto 9.58, 6.79, 7.22, 7.50, 7.35, con un valor medio di 7,69, quindi democrazia imperfetta. Certo questi indici si ottengono dall’elaborazione di molteplici dati, ma l’evidenza degli ultimi 4 indicatori, tutti sotto la soglia per la piena democrazia, suggeriscono alcune considerazioni. 

La debolezza


Innanzitutto, una debolezza sul funzionamento del governo, il valore più basso e il più vicino alla soglia dei regimi ibridi. Il ruolo del governo con le proprie politiche finalizzate alla riduzione delle diseguaglianze sociali ed economiche deve garantire diritti per tutti i cittadini, e forse su questo fronte nel 2022 si poteva fare di più. Sicuramente nei prossimi anni, se vogliamo veder crescere questo indicatore, le politiche del governo dovranno garantire una maggiore equità riducendo ogni disparità economica e sociale o quanto meno evitarne un ulteriore aumento.

Anche la partecipazione politica non raggiunge un valore elevato. Il fenomeno registrato nelle recenti votazioni con una percentuale di astensionismo ancora in crescita, che alle ultime politiche si è avvicinata al 40 per cento, ci allontana da una piena democrazia. Il diritto al voto, alla scelta è fondamentale, tutti devono partecipare per scegliere i propri rappresentanti. Forse si è persa la fiducia nei valori della politica e di chi la esercita, forse la cultura politica che nasceva dopo anni di dittatura e guerra e che ha costruito la nostra democrazia si sta trasformando e di fatto allontanando dai bisogni delle persone. Una cultura politica che ha garantito oltre settant’anni di pace, di crescita culturale e sociale in un percorso sempre democratico. Per convincere le persone a votare, la politica deve rispondere ai bisogni con competenza e coraggio. “Non fare scelte” alla fine allontana le persone da una partecipazione attiva alla vita democratica, con il conseguente indebolimento di tutte le strutture democratiche di rappresentanza ed il serio rischio di perdere libertà e diritti.

Le liberta civili


Per le libertà civili, il risicato 7,35 ci evidenzia che nel Paese molto ancora deve essere fatto. Le tante proposte che nella precedente legislatura puntavano a rafforzare le libertà individuali sono miseramente naufragate e difficilmente verranno riproposte. Non credo che nei prossimi anni questo quinto indicatore potrà crescere, con la probabilità che anche il prossimo anno resteremo nella categoria delle democrazie imperfette magari perdendo qualche ulteriore posizione. Tre paesi, Cile, Francia e Spagna, sono tornati quest’anno nella categoria delle democrazie piene. Quando ci ritorneremo anche noi? Basterebbe rispolverare quella cultura politica che ha guidato la scrittura della Costituzione, adattandola ai bisogni e alle conoscenze del presente, per rifondare una partecipazione attiva alla politica, il resto verrebbe facile, come andare in bicicletta.

*Dipartimento di Ingegneria
dell’Informazione
Facoltà di Ingegneria
Università Politecnica
delle Marche

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