Ci sono voluti quasi quattro anni di lavoro in Parlamento per eliminare una delle normative più dannose per la salute dei nostri mari. È giunta ad approvazione finale, e alla pubblicazione in Gazzetta, la legge Salvamare. È partita nell’autunno del 2018 su proposta dell’allora ministro dell’Ambiente, Sergio Costa. Il disegno di legge voleva porre rimedio a un paradosso: i pescatori che recuperavano grandi quantità di rifiuti e di plastica con le loro reti, il cosiddetto “marine litter”, non potevano poi portarli in porto per buttarli nei cassonetti. Questo perché la legge precedente considerava questi rifiuti come “rifiuti speciali”, da conferire in apposite discariche e solo da parte di chi era abilitato a farlo. Il semplice trasporto di questa spazzatura marina era considerato un reato penale, e il peschereccio poteva essere sequestrato per traffico illecito di rifiuti. I pescatori quindi, per evitare una denuncia, dopo aver raccolto quintali di rifiuti finiva per ributtarli in mare, per poi eventualmente ripescare gli stessi rifiuti in una successiva pescata. La Legge Salvamare, approvata senza voti contrari, sana finalmente questa situazione assurda. Chi recupera la spazzatura e la plastica in mare può portarla in porto. Qui le autorità portuali sono tenute a predisporre isole ecologiche per ricevere i rifiuti e avviarli al riciclo. Si tratta non solo di plastica ma anche di grandi rifiuti con metalli o pneumatici che a lungo termine possono rilasciare inquinanti e contaminare anche il pescato. Si tratta di un’ottima legge, chiesta a gran voce da tutti gli operatori del settore pesca e dalle associazioni ambientaliste come Wwf, Legambiente e Marevivo che si sono battute a più riprese per sostenere questa proposta. La nuova norma è un passo avanti importante nella tutela dei mari, e aiuterà moltissimo anche la nostra salute limitando la contaminazione del pescato. D’ora in poi ogni flotta da pesca italiana, ad ogni uscita, potrà portare a terra tutto quello che rimane impigliato nelle reti oltre al pesce. In questo modo potremo liberare in dieci anni il mare da 30 mila tonnellate di rifiuti. L’Adriatico rappresenta una delle aree con le maggiori densità di rifiuti, sia galleggianti, che sul fondo del mare e sulle spiagge.
*Docente all’Università Politecnica delle Marche e presidente della Stazione zoologica-Istituto nazionale di biologia, ecologia e biotecnologie marine
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