Mareggiata

La politica della sostenibilità riesce a prevenire i problemi

di Roberto Danovaro
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Giovedì 28 Novembre 2019, 10:35
Le ultime settimane stanno offrendo molti spunti su cui riflettere. Mareggiate, esondazioni, frane, crolli di ponti, bombe d’acqua e altri disastri ambientali sono eventi legati ai cambiamenti climatici e all’uso scriteriato che facciamo del territorio. Sono almeno venti anni che esperti, scienziati, associazioni ambientaliste e alcuni (pochi) politici illuminati lo ripetono: dobbiamo investire e proteggere il territorio se vogliamo evitare o mitigare questi impatti. Ma quando si prova ad attuare una seria politica di protezione dell’ambiente, qualcuno protesta sempre. Basti pensare all’Area marina protetta del Conero che non parte mai a causa di proteste di gruppi organizzati. Quando si chiede di abbattere ecomostri o sfollare aree a rischio esondazione partono altre proteste, prontamente supportati da politici opportunisti. Le Marche sono una regione a forte rischio idrogeologico, una delle più a rischio in Italia. Le mareggiate stanno erodendo le coste, ma gli operatori del mare chiedono barriere frangiflutti ancora più alte, che aumenteranno l’impatto ambientale sulle nostre coste. Insomma, abbiamo molto da fare e rischiamo di non fare le scelte giuste. Non dobbiamo correre dietro alle proteste o a proposte improvvisate del “tutto e subito” che non funzionano e fanno sprecare i soldi pubblici. Ma il Codacons annuncia una denuncia contro la Regione perché sarebbe responsabile dei danni ambientali di questi giorni per mancato intervento, come se si potesse con poco più di 9 milioni di euro e 7 interventi puntiformi risolvere il problema del rischio ambientale nelle Marche. A me sembra ridicolo, i disastri di questi giorni non sono responsabilità della Regione e non si può sanare il territorio in pochi mesi. Il recupero del territorio e la sua messa in sicurezza richiedono programmazione, e ci vuole del tempo. Ma è l’unico approccio serio. E a volte si devono fare scelte difficili e impopolari, ma sono le scelte più giuste. L’esempio lampante è il ponte Morandi di Genova. Con una manutenzione migliore, o scelte coraggiose come il passaggio alternativo detto “la gronda” non ci sarebbe stato un disastro con decine di vittime, e non avremmo affossato l’economia di una città straordinaria come Genova. Il viadotto crollato pochi giorni fa lungo la Savona-Torino forse non dipende dalla manutenzione del ponte, ma si poteva certamente evitare con la messa in sicurezza del territorio circostante che lo avrebbe fatto crollare. I cambiamenti climatici metteranno sempre più a rischio il nostro territorio, con alluvioni, esondazioni, mareggiate o siccità estrema. Combattere i cambiamenti climatici è indispensabile. Il decreto Clima appena varato dal governo e dal nostro ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, rappresenta il primo atto concreto dal 2015, l’anno in cui abbiamo sottoscritto l’accordo di Parigi per la lotta ai cambiamenti climatici. Finalmente una buona notizia! Ma non basta, perché il clima si combatte sul territorio, regione per regione, e anche le Marche devono fare la loro parte con coraggio. Purtroppo, investire in sostenibilità e prevenzione è poco appariscente, è una politica che non cerca il consenso, non appare sulle prime pagine dei giornali, non muove i sondaggi, non parla alla pancia delle persone, non lavora sull’emergenza. La politica della sostenibilità previene i problemi, non aspetta che accada un disastro che si poteva evitare. Lo sviluppo sostenibile crea le condizioni perché non ci siano vittime, disastri ambientali e sfollati. Vuol dire sviluppare attività di prevenzione e contrasto del dissesto idrogeologico e recuperare habitat e naturalità per mantenere elevati i servizi ecosistemici, quelli che ci danno acqua potabile, aria pulita e cibo sano. Farlo, costa, ma non farlo costa dieci volte di più. Non è uno slogan è la realtà dei costi economici calcolati sulla base di quanto è costato un disastro e quanto sarebbe costato prevenirlo. A volte ci mettiamo di buzzo buono, come nel caso dell’acqua alta di Venezia e del Progetto Mose. Ma poi spendiamo troppo, apriamo voragini di corruzione e, beffa nella beffa, non finiamo neanche le opere, anche se vengono inaugurate una o due volte! Insomma, c’è bisogno di una politica seria. Meno declamazioni e più fatti, perché alla fine, anche se corriamo tutti dietro alle notizie, quello che rimane e pesa sulla qualità della nostra vita sono solo i fatti.

*Docente all’Università Politecnica delle Marche e presidente della Stazione zoologica-Istituto nazionale di biologia, ecologia e biotecnologie marine
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