di Francesco Vaia* e Antonio Maturo**
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Martedì 14 Giugno 2022, 00:12

I ricercatori dell’Istituto Spallanzani hanno scoperto, primi al mondo, che il virus responsabile del “vaiolo delle scimmie” può essere presente nel liquido seminale in forma infettante e replicante.
La scoperta dello Spallanzani, al di là della sua importanza scientifica e pratica, pur enorme, potrebbe anche contribuire a riportare l’attenzione mediatica e istituzionale sulle malattie sessualmente trasmissibili. Troppe persone, ancora, rischiano di vedere diminuita la loro qualità della vita, se non di morire, a causa di questo “cono d’ombra” informativo.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ci informa che al mondo annualmente ci sono 374 milioni di casi di malattie sessualmente trasmissibili (clamidia, gonorrea, sifilide, Papillomavirus, e, in misura minore, HIV). In altri termini, ogni giorno un milione di persone contrae una malattia sessualmente trasmissibile. In più ci sono altre malattie virali che possono essere trasmesse anche per via sessuale, come ad esempio l’epatite di tipo B. Va detto che oggi ci sono vaccini efficaci sia per l’epatite di tipo B sia per il Papillomavirus.

L’HIV esiste ancora. In Italia, i contagi sono diminuiti negli ultimi anni ma probabilmente i vari lockdown hanno giocato un ruolo. In più ci sono nel nostro paese oltre 12.000 persone che non sanno di essere sieropositive.

In Europa orientale e in Asia i casi sono in aumento. Le cure sono efficaci e si può sostenere che si assiste alla sua “cronicizzazione”, e le persone che si curano possono essere non contagiose. Con la sieropositività si può convivere, ma non esiste ancora la possibilità di guarire questa infezione ed è sempre fondamentale prevenirla. Ricordiamoci che questo però è vero per i paesi a risorse elevate: in Africa milioni di persone non hanno ancora accesso alle cure. E molti giovani sono praticamente ignari della sua esistenza.

Infatti, a livello mediatico l’HIV è scomparso. Non è un caso che la vendita dei preservativi sia diminuita consistentemente dagli inizi degli anni 2000 ad oggi. In Italia poi lo si usa molto meno che in Germania o in Gran Bretagna. Chiaramente, è molto delicato fare informazione sulle malattie sessualmente trasmissibili. Si rischia di scivolare facilmente nello stigma verso alcuni gruppi di persone, come accadde nei primi anni dell’HIV quando vi fu ghettizzazione se non vero e proprio linciaggio mediatico degli omosessuali. Senza allarmismi e senza moralismi la comunicazione e la discussione sulla sessualità sicura va velocemente riattivata.

*Direttore Generale
Istituto Spallanzani
**Professore di Sociologia della salute, 
Università di Bologna

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