Il Pil continuerà a crescere ma attenzione alle variabili

Il Pil continuerà a crescere ma attenzione alle variabili

di Donato Iacobucci
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Mercoledì 13 Ottobre 2021, 10:30

La nota di aggiornamento al documento di economia e finanza (Nadef), presentata a fine settembre dal presidente del Consiglio dei ministri e dal Ministro dell’Economia presenta un quadro macroeconomico in netto miglioramento rispetto alle previsioni di inizio anno. La crescita reale del Pil per il 2021 è stimata al 6% rispetto al 4,5% ipotizzato nel documento di economia e finanza (Def) presentato l’aprile scorso. La crescita è prevista in rallentamento negli anni successivi ma a tassi reali che sono inusuali per il nostro paese da qualche decennio: 4,2% nel 2022, 2,6% 2023 e 1,9% nel 2024. Nel 2024 il livello del Pil tornerebbe a valori superiori a quelli pre-pandemia. La crescita dovrebbe continuare in modo sostenuto negli anni successivi anche grazie agli effetti della spesa prevista nel Pnrr la cui durata si estende fino al 2026. Tuttavia, il Nadef nota che già dal 2024 la politica di bilancio dovrà prestare maggiore attenzione alla riduzione del disavanzo e al contenimento del rapporto debito/Pil, cresciuto in modo consistente nel 2020. L’ipotesi è di riportarlo al livello pre-crisi (134%) nel 2030. In sostanza, pur in un quadro di generale ottimismo riguardo alle prospettive di medio termine gli estensori del Nadef sono consapevoli del difficile equilibrio nel quale dovrà continuare a muoversi la finanza pubblica nel nostro paese. Molto dipenderà dall’efficacia della spesa pubblica e soprattutto dall’effettiva messa in atto delle riforme previste nel Pnrr. Nella premessa al Nadef il ministro dell’Economia afferma esplicitamente che «la completa realizzazione del Pnrr resta la grande scommessa per i prossimi anni… una scommessa che l’Italia può vincere con la coesione interna, il buon governo e un forte radicamento europeo». Considerati i tre requisiti necessari al successo del Pnrr, ed in particolare i primi due, è comprensibile che si parli di scommessa. Accanto agli aspetti di incertezza derivanti dalla cronica instabilità del quadro politico, vi sono significativi elementi di incertezza che riguardano il contesto economico mondiale. I prossimi anni dovrebbero essere caratterizzati da politiche espansive in tutte le principali economie con conseguenti effetti positivi sulla crescita del prodotto e degli scambi commerciali.

Il principale fattore di preoccupazione è relativo alla dinamica dei prezzi, in particolare quelli energetici e di molte materie prime che negli ultimi mesi hanno manifestato forti rialzi. Un aumento dell’inflazione produrrebbe effetti contrastanti sul quadro di finanza pubblica. Da un lato la maggiore dinamica del Pil nominale aiuterebbe a ridurre il rapporto debito/Pil; dall’altro un aumentopersistente dell’inflazione potrebbe indurre un rialzo dei tassi di interesse con conseguenti maggiori oneri per interessi. La Bce continua a ritenere temporanee le impennate dei prezzi di energia e materie prime e a prevedere una discesa dell’inflazione nei prossimi anni, dopo il picco del 2,2% stimato per il 2021. Restano, però, notevoli preoccupazioni riguardo alla disponibilità di materie prime e componenti oltre che ai loro prezzi. Ad un quadro macroeconomico che malgrado incertezze e preoccupazioni resta orientato all’ottimismo fanno da contrasto le frequenti notizie di crisi aziendali e la discesa molto contenuta del tasso di disoccupazione che dal 9,6% del 2021 passerebbe al 7,7 del 2024. Un livello ancora elevato se si consideriamo i forti squilibri presenti nel nostro mercato del lavoro e gli elevati tassi di inattività che riguardano in particolare i giovani e le donne. In sostanza si tratta di una crescita che tocca solo in parte i principali fattori di debolezza strutturale del nostro paese e che continuerà ad essere caratterizzata da un’accentuata disomogeneità a livello territoriale e settoriale. A questo scopo la qualità della spesa pubblica e l’effettiva realizzazione delle riforme previste nel Pnrr saranno ancor più determinanti dell’ammontare della spesa. E saranno altrettanto rilevanti gli strumenti che favoriscono la mobilità del lavoro garantendo al contempo un’efficace protezione sociale. E’ un equilibrio altrettanto difficile di quello entro cui dovrà muoversi la finanza pubblica.

*Docente di Economia alla Politecnica delle Marche e coordinatore Fondazione Merloni


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