Patrick Zaki

Patrick e la materia bruta che soffoca l’intelligenza

di Sauro Longhi
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Lunedì 13 Dicembre 2021, 09:50

Patrick Zaki è libero, dopo ventidue mesi di prigionia è tornato dalla sua famiglia, ma le accuse non sono cadute ed il processo è ancora aperto. Nell’opinione pubblica e nelle università vi sono state molteplici azioni e prese di posizioni per non dimenticare Patrick, come se fosse un nostro studente, anche se non ancora un cittadino italiano. Il Paese si è molto adoperato per il suo rilascio a più livelli, dal primo ministro Mario Draghi che ha seguito costantemente il caso, al ministro degli Esteri Luigi Di Maio, al negoziatore politico Piero Fassino, presidente della Commissione Esteri della Camera, fino alle rappresentanze diplomatiche presenti durante le udienze del processo in Egitto, come se fosse un cittadino italiano e non solamente uno studente straniero iscritto ad un Master dell’Alma Mater Studiorum di Bologna. Questo è uno dei pochi casi in cui la cittadinanza globale, sempre professata nelle università, si è trasformata in una piena cittadinanza italiana. Per fortuna non è l’unico caso, un altro esempio di cittadinanza globale si è presentato sempre nella settimana appena trascorsa.

Durante l’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università degli Studi di Enna Kore, di fronte al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ed alla ministra dell’Università e della Ricerca Maria Cristina Messa, in rappresentanza degli studenti ha parlato Remon Karam, uno studente egiziano che ha attraversato il Mediterraneo in barcone per raggiungere l’Italia dove studiare e imparare un mestiere. Un esempio di come nelle università l’accesso sia possibile ai tanti che hanno interesse allo studio, al confronto, all’inclusione e alla comprensione e valorizzazione delle differenze. Remon ha ringraziato l’Italia e gli italiani: «Quelli giusti che mi hanno accolto e aiutato, ma forse di più quelli meno giusti che mi hanno dato la grinta e la voglia di combattere per la libertà e l’uguaglianza». Le università sono spazi di libertà dove si costruisce il futuro, dove il confronto, lo studio, la ricerca trovano spazio e valorizzazione.

Dove si formano le nuove generazioni attraverso l’impegno e il coinvolgimento, per comprendere, per confrontare le complessità e le differenze, non solo quelle tecniche e scientifiche ma soprattutto quelle sociali e culturali.

Gli studenti hanno un ruolo importantissimo per cambiare, migliorare, innovare il presente e il futuro. Cosa sarebbero le università senza studenti? Spazi dedicati alla ricerca ma senza la necessaria valorizzazione. Gli studenti ne devono prendere parte attivamente, non essere indifferenti ma partecipi. Bene ha fatto la Ministra Maria Cristina Messa nel suo saluto iniziale a richiamare Antonio Gramsci, «[L’indifferenza] è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza».

Le università sono i luoghi dove si cresce attraverso una continua interazione e il confronto con gli altri, dato che dalla comprensione e valorizzazione delle diversità si crea sviluppo sociale e culturale. Le università, come ha ricordato il Presidente Sergio Mattarella nel suo saluto finale, hanno «il ruolo decisivo nel fornire all’umanità prospettive positive di collaborazione, di crescita, di difesa, di rafforzamento della condizione umana». Visioni che nelle università trovano sempre più spazio e che affiancano, completano e arricchiscono la ricerca e la didattica. Azioni non più solo indirizzate alla creazione di spin-off e alla protezione della proprietà intellettuale, i brevetti, ma che hanno iniziato a comprendere anche la produzione di beni pubblici di natura sociale, educativa e politiche per l’inclusione, così come l’incentivazione e la promozione di attività per l’Agenda Onu 2030 e per gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Una volta tanto nelle Marche ci troviamo in vantaggio, abbiamo 4 università di primissimo livello, fortemente interconnesse con i territori, capaci di interpretare e valorizzare cultura e conoscenza, bisogna solo creare le condizioni per utilizzare questo vantaggio nei progetti di ripresa e resilienza, così come avviene in molte regioni d’Europa.

* Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione Facoltà di Ingegneria  Università Politecnica delle Marche 

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