La situazione non è delle migliori. L’inflazione cresce a valori fino a poco tempo fa impensabili, avendo raggiunto a maggio il 6,9%, con previsioni di ulteriori aumenti. La spinta impressa dal costo dell’energia non sembra destinata ad interrompersi anche per il perdurare della guerra. Gli effetti più dirompenti si avranno dopo l’estate, con la ripresa dei consumi energetici i cui costi saranno ancora maggiori.
Le transizioni verso le energie rinnovabili ancora da realizzare e le fonti energetiche fortemente vincolate al gas i cui costi sicuramente aumenteranno. La pandemia prima e la guerra ora stanno sempre più impoverendo le persone e le famiglie con i redditi più bassi. La scorsa settimana è stato pubblicato il rapporto Istat sulla povertà in Italia con una fotografia del 2021 non proprio rassicurante. Si sono stimate circa 5,6 milioni di persone (pari 9,4%), in povertà assoluta, stabile rispetto all’anno precedente, quello della prima pandemia in cui si è registrato un significativo peggioramento. Si sperava che la ripresa economica registrata nel 2021 portasse ad una riduzione del numero delle famiglie povere, ma così non è stato. Nell’Italia centrale e quindi nelle Marche, una famiglia di 4 persone con una spesa per consumi inferiore a quasi 1.600 euro al mese entra in questa triste graduatoria. Questo accadeva nel 2021 quando l’inflazione era al 1,9%, ora con l’inflazione in costante aumento, la percentuale dei poveri sarà destinata a crescere. Cibo e bollette peseranno sempre più sulle famiglie con redditi bassi e bloccati, con una previsione per il 2022 di oltre il 10% della popolazione in povertà assoluta. Dai dati di quest’anno emerge che l’istruzione e il lavoro contrastano la povertà. L’incidenza della povertà assoluta decresce al crescere del titolo di studio della persona di riferimento della famiglia. L’istruzione non svolge più quella funzione di ascensore sociale di cui hanno beneficiato le generazioni passate, ma costituisce ancora una difesa contro la povertà. Le fasce della popolazione con i redditi bassi non potranno comprimere i consumi essenziali e rischieranno di scivolare in povertà.
*Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione Facoltà di Ingegneria Università Politecnica delle Marche
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