Abbiamo scoperto di essere bravi nel correre e nel saltare. Forse non tutti lo sanno, ma siamo bravi anche nella ricerca e nello studio. Nel medagliere Olimpico l’Italia è al settimo o al nono posto, dipende da come contiamo le medaglie, così come siamo settimi nella classifica mondiale per numero di pubblicazioni scientifiche e di ricerca, e all’ottavo posto per la loro qualità. Le pubblicazioni scientifiche permettono lo scambio, la diffusione e la condivisione della conoscenza. Descrivono i risultati, il valore e l’importanza di quanto la ricerca mondiale produce. Sono sottoposte ad una valutazione internazionale tra pari e costituiscono le olimpiadi della conoscenza, del sapere, che al contrario di quelle sportive, non si corrono ogni quattro anni, ma continuamente ogni giorno, anche in questo periodo di vacanze, perché la ricerca non si interrompe mai, richiede tempo, risorse economiche, che a volte scarseggiano, e risorse intellettuali, di cui invece siamo ricchi. Nella giornata della ricerca italiana nel mondo, iniziativa proposta dalla Ministra dell’Università Maria Cristina Messa e dal Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, da un sondaggio informale tra le diverse Sedi diplomatiche si sono contati più di trentatremila ricercatori italiani all’estero, quasi la metà negli Stati Uniti. Sono risorse perse dal nostro Paese, ma ognuno deve essere libero di correre la propria olimpiade dove pensa di poter vincere. Così come nelle olimpiadi, anche nella ricerca vi sono le specialità: in quella relativa al Covid, l’Italia con le proprie Facoltà di Medicina, è al quinto posto. Il nostro Paese è stato uno dei primi ad essere esposto al coronavirus, e uno dei primi ad attivarsi nella ricerca consentendo di comprendere, monitorare, prevenire e trattare questa minaccia, unica per dimensioni e gravità. Non abbiamo sviluppato vaccini, perché occorreva un tessuto economico e produttivo capace di valorizzare quanto la ricerca produce, e su questo non siamo ai primi posti al mondo. Nel farmaceutico, come in altri settori produttivi, il nostro Paese negli ultimi anni si è impoverito, così come nelle telecomunicazioni, asse strategico per un qualunque paese sviluppato, si è deciso anni fa’ di svendere tutto il patrimonio di cui disponevamo.
*Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione Facoltà di Ingegneria Università Politecnica delle Marche
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