Le Marche verso il futuro devono costruire ponti

Le Marche verso il futuro devono costruire ponti

di Sauro Longhi
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Lunedì 11 Ottobre 2021, 10:25

“Più ponti e meno muri”, questa è la frase scritta su un lenzuolo bianco presso Villa Scalabrini all’ingresso della città di Loreto. Una frase semplice che ricorda il valore dell’accoglienza verso chi ha bisogno del nostro aiuto. Molte persone fuggono dai propri Paesi per evitare persecuzioni e per cercare condizioni di vita migliori per sé e per la propria famiglia. Non sono eserciti che invadono altri Paesi ma persone che scappano da condizioni di vita insostenibili. «Molte di queste persone che vengono, fuggono per necessità, e anche francamente perché hanno qualcosa da dare», ha detto Abdulrazak Gurnah, Premio Nobel per la Letteratura 2021. Anche lui esule, scappato dalla Tanzania perché perseguitato. Gurnah ha invitato l’Europa a considerare i rifugiati dall’Africa come una ricchezza, sottolineando che non arrivano «a mani vuote». Tanti ne sono gli esempi, vi ricordate il bambino annegato mentre attraversava il Mediterraneo che aveva cucita all’interno della sua giacca, la pagella come documento di identità prova della sua ottima preparazione? Spesso di fronte all’arrivo di persone con lingue, culture e religioni diverse la prima sensazione che assale molte persone è quella della paura del diverso, dello sconosciuto, dell’imprevisto. La stessa paura che ci assale entrando in una stanza buia ma che scompare non appena accendiamo la luce. Accendiamo la “luce della conoscenza” per comprendere i bisogni e le differenze di chi ci chiede aiuto. La scorsa settimana 12 paesi dell’Europa hanno chiesto alla Comunità Europea di finanziare la costruzione di muri per impedire l’arrivo di migranti. Non è questa la strada da seguire, sono inutili, vi sono tanti esempi nel mondo che lo dimostrano. Per tanti anni il muro di Berlino ha diviso il cuore d’Europa e tutti ne abbiamo gioito quanto finalmente è stato abbattuto, ora se ne vogliono costruire altri sempre per dividere. Perché? Per paura di essere invasi? La paura spesso è strumentalizzata dalla politica, o almeno da una parte, per creare consenso. La storia ce lo insegna, basta tornare indietro al secolo passato, la paura ci ha potato a regimi totalitaristici, ad una guerra e a un genocidio senza precedenti.

Più recentemente alcuni partiti in Italia hanno rafforzato il proprio consenso proprio sulla paura del diverso, dell’immigrato, concentrandosi solo su problemi contingenti senza pensare alle generazioni future. Come per i cambiamenti climatici si stanno gettando le basi per garantire un equilibrio ambientale al pianeta a lungo termine, analogamente andrebbero proposte politiche lungimiranti per mitigare i flussi migratori incentivando azioni di collaborazione economica e sociale tra Europa e Africa. Sono due continenti che hanno bisogno l’uno dell’altro: l’Europa per aumentare la propria popolazione di fronte al calo demografico ormai inarrestabile, l’Africa per aumentare le proprie conoscenze ed il livello di istruzione della propria popolazione nel rispetto delle proprie storie e culture, evitando ciò che il colonialismo ha prodotto due secoli fa. Occorre gettare ponti, accogliendo studentesse e studenti nei nostri sistemi universitari aperti alla cittadinanza globale, dando loro borse di studio per poter sostenere i costi impossibili per le loro famiglie. Queste laureate e questi laureati tornando nei propri Paesi creeranno quei ponti di relazioni che favoriranno scambi economici e sociali utili per loro ma anche per noi. Certo la costruzione di ponti richiede più tempo e più risorse economiche, ma sono quelli più utili perché un ponte può essere attraversato in entrambi i versi, un muro no. Perché le Marche non costruiscono questi ponti? Ne avremo un vantaggio economico nel medio termine, esattamente come accadrà per la transizione ambientale, i primi risultati li scopriremo nel 2050. Possiamo quindi sviluppare una nuova transizione culturale che ci permetta, sullo stesso orizzonte temporale, di creare relazioni e opportunità con l’Africa, basterebbe investire da subito in borse di studio per studenti africani che scelgono di studiare nelle Università della Regione. In 10 anni costruiremo una prima passerella, in 30 un ponte intero.

*Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione Facoltà di Ingegneria Università Politecnica delle Marche

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