Stupefacenti e sconosciuti ma orgogliosi delle Marche

Stupefacenti e sconosciuti
ma orgogliosi delle Marche

di Giovanni Guidi Buffarini
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Venerdì 25 Ottobre 2019, 12:46 - Ultimo aggiornamento: 28 Ottobre, 10:43
Torniamo sulla notizia della settimana, le Marche inserite nella classifica, redatta dalla prestigiosa guida turistica Lonely Planet (gruppo Bbc Wordwide), delle dieci regioni mondiali da visitare assolutamente nel 2020. E altre mete italiane, nelle varie classifiche - oltre alle regioni: città, destinazioni convenienti, Paesi tutti interi -, non ce ne stanno, e noi siamo in seconda posizione, fatto che provoca un moto d’orgoglio e pure un certo qual giramento di puntini puntini (però contateci, che un motivo per spudoratamente diffamare la capolista Via delle Seta, prima di chiudere il pezzo lo trovo eccome). Vediamo cosa scrivono della nostra terra gli estensori della guida.

In linea generale: “Punteggiate di piccoli borghi senza tempo, splendide città ricche d’arte e cultura e impreziosite da una natura a volte selvaggia e a volte ordinatamente addomesticata, le Marche sono un territorio stupefacente, per molti versi ancora sconosciuto. [...]La varietà e l’elevato numero di luoghi di interesse delle Marche sono il risultato prezioso delle molte stratificazioni culturali che vi si sono sovrapposte nel corso dei millenni, da quando i piceni prima e i romani poi popolavano questo territorio”. Un altro articolo suggerisce un itinerario fra “Fede, poesia e misteri”. Partendo dalla basilica di Loreto, passando per la leopardiana Recanati, scendendo quindi verso Porto Recanati “briosa cittadina”, attraversando poi Macerata, Treia - “dove da secoli si gioca al gioco medievale del pallone col bracciale” -, Tolentino, Fiastra col suo “celestissimo” lago, per inoltrarsi infine sui Sibillini, inerpicarsi sul Monte Vettore. Un terzo articolo magnifica il Parco del Conero, “Paradiso fra mare e montagna”: i suoi sentieri “immersi nel profumo della resina dei pini” e le spiagge “bianchissime” e “il mistero delle Grotte di Camerano”. Non è certo la prima volta che dall’estero si accorgono delle Marche. Già nel 2005, il New York Times parlava di noi come della (potenziale) “nuova Toscana”. Più di recente: il Wall Street Journal, il Guardian, il Financial Times, l’Evening Standard. Non era però ancora accaduto che una guida turistica, e delle più diffuse, ci segnalasse con questa evidenza. È la nostra grande occasione. Grandissima, considerando che ulteriore pubblicità ce la farà la ricorrenza dei cinquecento anni dalla morte di Raffaello (6 aprile 1520), a Urbino le celebrazioni sono iniziate il 3 ottobre con la mostra “Raffaello e gli amici di Urbino” (aperta fino a metà gennaio), seguiranno altre iniziative. Sapremo sfruttarla al meglio questa opportunità? «Non vedo perché non dovremmo riuscirci», mi ha detto il maestro dell’arte culinaria Moreno Cedroni, la breve conversazione era sul Corriere di mercoledì. «Abbiamo tutto», in pochi chilometri quadrati. Possiamo soddisfare le esigenze di ogni tipologia di turista. Di chi vuole immergersi nell’arte e nella storia, di chi desidera trascorrere qualche giorno in totale relax, di chi si lascia incantare dai morbidi paesaggi collinari, di chi preferisce abbrustolirsi in spiaggia. Di chi pretende di mangiare e bere benissimo, mica solo nei ristoranti stellati che pure non mancano e ogni anno confermano le stelle, quando non riescono ad aggiungerne. Le Marche sono davvero una regione “stupefacente”, chi ci passa lo constata (e se i collegamenti ferroviari, aerei, stradali fossero migliori, molti di più ci sarebbero già passati). Magari ce ne accorgiamo meno noi che abbiamo la fortuna di viverci. È sempre cosi, ciò che hai sotto gli occhi lo dai per scontato, non lo apprezzi, non lo vedi addirittura. E sogni il megaviaggio sulla Via della Seta prima in classifica (argh!, come esclamano i personaggi dei fumetti quando si infuriano ma si trattengono dal tirar giù il moccolo). A proposito di questa benedetta Via della Seta. Sapete qual è una delle sue maggiori attrattive secondo Lonely Planet? Il “kok buru: il polo con le carcasse di pecora”. Egregi compilatori della guida, dite sul serio? Il polo è uno sport che o sei inglese o non lo reggi. E la carcassa di pecora non fa etnico: fa horror. Volete mettere con una partita di pallone col bracciale? O una sfida alla più modesta ruzzola? Volete mettere con le Marche?.

*Opinionista e critico cinematografico
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