Il presidente della Camera di Commercio Gino Sabatini

I processi di aggregazione per il pluralismo moderno

di Donato Iacobucci
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Giovedì 23 Gennaio 2020, 21:59
In un articolo comparso sabato scorso su questo giornale il presidente della Camera di Commercio delle Marche, Gino Sabatini, ha tracciato un primo bilancio del processo di aggregazione del sistema camerale regionale e, soprattutto, ha indicato le principali sfide che il sistema imprenditoriale regionale dovrà affrontare nei prossimi anni. I temi sollevati da Gino Sabatini e gli spunti di riflessione sono troppo numerosi per poter essere ripresi in modo puntuale. Mi limito a raccoglierne alcuni che meritano, a mio giudizio, di essere sottolineati. Il primo tema è il giustificato orgoglio per la riuscita di un processo di aggregazione che consente di avere una Camera di Commercio più forte ed efficiente. In grado di essere più efficace nei servizi verso le imprese e nelle relazioni a livello nazionale ed europeo. Giustamente il presidente Sabatini indica questo processo di aggregazione come modello da seguire per gli altri sistemi di rappresentanza, pubblici e privati. Il pluralismo delle Marche, frutto della varietà delle risorse e della sedimentazione storica, possono essere una risorsa solo se associate alla capacità di coordinare azioni e piani strategici. Altrimenti si traducono in frammentazione. Che al primo impatto sembra dare l’impressione di una grande ricchezza ma che alla lunga impedisce alle comunità e alle imprese della regione di muoversi con efficacia in un contesto nazionale e mondiale sempre più competitivo. Un indicatore emblematico delle conseguenze di tale frammentazione è la difficoltà a trattenere giovani talenti, che in numero sempre maggiore abbandonano la regione. Gli appelli alla collaborazione e al fare squadra non sempre sono sufficienti. Occorre costruire architetture istituzionali che consentono di accogliere la pluralità ma anche di garantire sintesi e unitarietà di azione. Ciò che può orgogliosamente rivendicare la nuova Camera delle Marche. Oltre alla questione di metodo, che però nella nostra regione non è di poco conto, il presidente Sabatini solleva anche diverse questioni di merito, indicando le principali sfide che sono davanti al sistema imprenditoriale regionale. L’elenco è lungo e proprio da questo sorge la necessità di individuare delle priorità e fare delle scelte. Vi è il tema, annoso, delle infrastrutture e quello, più recente, della ricostruzione post terremoto. E vi è, soprattutto, quello della necessità di adottare nuovi modelli imprenditoriali. Condivido pienamente le indicazioni di Gino Sabatini che richiama imprenditori e associazioni di categoria all’importanza dell’innovazione tecnologica e della qualità del capitale umano; e alla necessità di adottare modelli organizzativi e di governance più aperti, in grado di valorizzare il capitale umano e assicurare continuità aziendale. Su questi aspetti si giocherà la capacità delle imprese e dell’intero sistema imprenditoriale di mantenersi competitivo, indipendentemente dai settori di attività. Ma naturalmente anche i settori contano. Una delle scelte fondamentali che la nostra regione deve affrontare è se impegnare risorse nel sostenere i settori esistenti piuttosto che svilupparne di nuovi. E’ una scelta che riguarda tanto gli investitori privati quanto i decisori pubblici. E che probabilmente non ha una risposta univoca; si tratta di trovare un punto di equilibrio fra le due esigenze. Essendo consapevoli che gli interessi costituiti sono sempre più forti e meglio rappresentati e rischiano, quindi, di prevalere. Come ho sottolineato in altre occasioni, nel nostro paese la conservazione prevale quasi sempre sull’innovazione; occorrerebbe sicuramente maggiore coraggio nel procedere verso nuove strade. I rischi sono ovviamente maggiori di una strategia di difesa; e proprio per questo sarebbe auspicabile la più ampia condivisione delle scelte. Questa condivisione è ancor più rilevante per rafforzare la capacità della regione di affermare queste scelte e far valere le proprie ragioni in ambito nazionale ed europeo. La questione di metodo, sopra richiamata, ha immediate ripercussioni anche sulle questioni di merito. Vi è da augurarsi che l’imminente campagna elettorale costituisca una costruttiva occasione di dibattito per entrambe.

*Docente di Economia dell’Università Politecnica delle Marche
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