La scorsa settimana la Giunta regionale ha approvato i programmi operativi regionali (Por) che consentono di utilizzare i fondi messi a disposizione dalla Unione Europea nell’ambito della politica di coesione. Si tratta della politica volte a ridurre le disparità economiche e sociali fra stati e regioni, promuovendo al contempo uno sviluppo sostenibile. La politica di coesione ha avuto un impulso decisivo con l’allargamento dell’Ue a paesi con livelli di reddito pro-capite inferiori alla media; prima Grecia, Spagna e Portogallo, poi i paesi dell’est Europa. Per il nuovo periodo di programmazione 2021-2027 la Ue ha tenuto conto della crescita sostenuta osservata negli stati dell’est Europa e della situazione di maggiore difficoltà di quelli del sud Europa, fra i quali l’Italia. La Polonia resta il paese con lo stanziamento maggiore in termini assoluti (64,4 miliari di euro), seguita dall’Italia (38,6 miliardi) e dalla Spagna (34 miliardi). Ciò è anche il risultato di una modifica nella classificazione delle regioni, che vengono raggruppate in tre categorie: quelle meno sviluppate, con un Pil pro-capite inferiore al 75% della media Ue; quelle in transizione, con Pil pro-capite fra il 75% e il 100% della media Ue; e quelle sviluppate, con Pil pro-capite superiore alla media Ue. In Italia figurano come regioni meno sviluppate tutte le regioni meridionali, mentre sono classificate come regioni in transizione l’Abruzzo, l’Umbria e le Marche. Per la prima si tratta di una conferma, per le ultime due di una retrocessione rispetto al periodo di programmazione precedente. Una retrocessione che ha però consentito di ottenere maggiori risorse. Nel complesso le Marche potranno disporre, per il periodo 2021-2027 di oltre un miliardo di euro di risorse europee. Queste risorse si sommano a quelle previste per la ricostruzione post-terremoto e a quelle derivanti dai bandi del Pnrr. E’ un ammontare di risorse pubbliche rilevanti; e altrettanto rilevanti sono le aspettative associate al loro utilizzo. Negli ultimi decenni si è assistito ad una crescita delle aspettative del ruolo dell’intervento pubblico nei diversi aspetti della vita sociale ed economica. Il ruolo non è più solo quello di garantire alcune condizioni di base per lo sviluppo economico e la convivenza sociale, come la fissazione di regole o la realizzazione di infrastrutture.
* Docente di Economia alla Politecnica delle Marche e coordinatore Fondazione Merloni