La pace è un diritto dei popoli. Senza disarmo non c’è futuro

La pace è un diritto dei popoli. Senza disarmo non c’è futuro

di Don Aldo Buonaiuto
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Lunedì 8 Agosto 2022, 18:44

Settantasette anni fa due funesti eventi, in rapida successione, hanno cambiato per sempre la storia dell’umanità. Le bombe nucleari su Hiroshima e Nagasaki, lanciate il 6 e il 9 agosto del 1945, rappresentano una tragedia e un monito che ancora non hanno cambiato le menti e i cuori degli uomini. Qualche anno fa Papa Francesco, durante un volo da Roma diretto verso il continente americano, ha compiuto un gesto forte ed efficace – al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica sul rischio di un conflitto nucleare – facendo distribuire ai giornalisti al seguito una foto scattata in Giappone a ridosso del drammatico accadimento.

L’immagine raffigura un bambino, con il suo fratellino morto sulle spalle, che aspetta il suo turno davanti al crematorio di Nagasaki dopo l’esplosione dell’ordigno atomico. In un globo in cui sono ancora presenti 12 mila e 700 testate nucleari, ben più potenti di quelle utilizzate alla fine della seconda guerra mondiale, tutti possono constatare che gli arsenali minacciano concretamente la nostra casa comune e l’intera famiglia umana. Siamo dinanzi a un baratro nel quale si può precipitare da un momento all’altro, come dimostrato dagli attuali scenari internazionali. «Le armi nucleari non hanno senso - ha detto il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, al Peace Memorial Park di Hiroshima -. Tre quarti di secolo dopo, dobbiamo chiederci cosa abbiamo imparato dal fungo atomico elevatosi su questa città nel 1945. Le crisi con gravi sfumature nucleari si stanno diffondendo rapidamente, dal Medio Oriente alla penisola coreana, all’invasione russa dell’Ucraina. L’umanità sta giocando con una pistola carica».

È evidente che dietro alle scelte di finanziare la corsa agli armamenti ci siano le forti spinte delle lobby capitanate dai potentissimi “signori della guerra”, interessati esclusivamente al proprio profitto e ciechi alle reali necessità della gente comune. Ricordiamocelo mentre è riunita la Conferenza Onu di riesame del Tnp (Trattato di non proliferazione delle armi nucleari) in svolgimento a New York fino al 26 agosto. Attraverso un tweet il Pontefice ha ribadito che «l’uso di armi nucleari come pure il loro possesso è immorale.

Cercare di assicurare la stabilità e la pace attraverso un falso senso di sicurezza e un “equilibrio del terrore” conduce inevitabilmente a rapporti avvelenati tra popoli e ostacola il vero dialogo». La guerra e le armi, di fatto, prosciugano enormi risorse allo sviluppo di migliori condizioni di vita per tutti. L’establishment mondiale dovrebbe destinare fondi per le grandi emergenze umanitarie, la lotta contro la povertà, la realizzazione di progetti educativi, sanitari e di ecologia integrale, lo sviluppo dei diritti umani, anziché continuare a produrre armi di ogni tipo. L’occidente ha enormi responsabilità in tali situazioni perché troppo spesso ha attuato piani prepotenti e addirittura bellicosi verso certi popoli, senza cercare la via della diplomazia. La pace dovrebbe essere uno dei valori universali garantiti a ogni popolo sulla Terra. Invece nessuna Nazione sembra muoversi concretamente verso questo obiettivo, nonostante che la “Dichiarazione sul Diritto dei Popoli alla Pace” sia stata approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1984. Il “sacro diritto alla pace” menzionato dal testo dell’Onu dovrebbe portare a un percorso di disarmo, inteso non soltanto in senso restrittivo di non utilizzo dell’armamentario bellico, ma esteso anche al non acquisto e alla non produzione di oggetti offendenti la vita e la dignità dell’uomo. È necessario ribadire questi principi senza tentennamenti, nonostante la guerra sia così vicina a noi, in tutti i sensi. Dobbiamo consegnare questi concetti ai giovani parlando a cuore aperto con loro anziché trasmettere l’idea che è normale accettare le ingiustizie e che non si possano attuare delle scelte per cambiare lo status quo. Soprattutto i cristiani hanno il compito di esprimere con decisione la propria identità e i propri principi con la testimonianza, dando credibilità con l’esempio della quotidianità, seguendo la strada del dialogo e della concordia.

*Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII

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