Nell’edizione di domenica di questo giornale si è dato conto del piano approvato dalla Giunta della Regione Marche per l’internazionalizzazione, la cooperazione internazionale e la Macroregione Adriatico Ionica. I cambiamenti del contesto internazionale in cui si trovano ad operare le imprese sono stati significativi negli ultimi anni e hanno subito una decisa accelerazione negli ultimi mesi per effetto della guerra in Ucraina. E’ quindi opportuno che si ridisegnino le strategie di intervento e di sostegno pubblico in questo ambito. Fra le tendenze che caratterizzeranno i prossimi anni vi è il ridimensionamento della spinta alla globalizzazione e un’accresciuta sensibilità per l’autonomia produttiva a livello di singole nazioni o aree di mercato. L’aspetto più evidente di questi cambiamenti è l’accorciamento delle catene di fornitura che tendono a riconfigurarsi in ambiti geograficamente più delimitati che in passato. E’ il fenomeno del reshoring, cioè del rientro nell’ambito nazionale di produzioni che erano state precedentemente decentrate in aree di mercato più lontane, alla ricerca di vantaggi di costo o di specifiche competenze. Il progressivo spostamento di attività fuori dei confini nazionali non ha infatti riguardato solo attività a basso valore aggiunto con l’obiettivo di abbatterne i costi. Ha interessato anche pezzi importanti di filiere a media e alta tecnologia nelle quali l’Italia e l’Ue hanno progressivamente perso massa critica e competenze. Ad esempio, nell’industria dell’elettronica e delle telecomunicazioni, nel fotovoltaico o nelle batterie oltre che nello sviluppo del software. La guerra in Ucraina ha reso evidente la dipendenza esterna del nostro paese e dell’Ue per gli approvvigionamenti energetici; ma una dipendenza altrettanto rilevante e potenzialmente dannosa è rilevabile in pezzi di importanti di filiere produttive strategiche e nello sviluppo delle nuove tecnologie, in particolare quelle dell’informazione e della comunicazione. Non è un caso che il piano Ue per la digitalizzazione, lanciato lo scorso autunno, si propone di riconquistare autonomia strategica in un ambito nel quale siamo diventati eccessivamente dipendenti da tecnologie sviluppate negli USA o nei paesi dell’est Asia, Cina in testa.
*Docente di Economia alla Politecnica delle Marche e coordinatore Fondazione Merloni
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