I lavori a velocità bradipo e il senso dell’incompiuta

I lavori a velocità bradipo e il senso dell’incompiuta

di Giovanni Guidi Buffarini
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Venerdì 17 Marzo 2023, 03:05

Da più di 30 anni, ogni estate vado alla Mole Vanvitelliana, o Lazzaretto, di Ancona a vedere i film. Da quasi 30 anni, ora un lato ora un altro della Mole risulta inaccessibile invisibile, coperto da teloni, nascosto da impalcature. Restauro in corso. La prossima estate non dovremmo trovare alcuna impalcatura. Uso il condizionale perché mi aspetterei un intervento della Soprintendenza: l’impalcatura della Mole sarà pure una superfetazione, ma una superfetazione d’epoca quasi quanto il monumento stesso. Va difesa, conservata, tramandata alle generazioni future. Non ci sarà causa restauro terminato? No, ovvio. Causa restauro interrotto: la ditta incaricata ha detto stop, ha tagliato la corda. Gli amici della redazione, più di me dotati di passione civile, sono indignati.

Mercoledì: «Restyling Mole, altra vergogna». Altra perché, giusto lì nei pressi, in via XXIX settembre, i lavori consegnati due mesi fa - con un solo anno di ritardo: una quisquilia - si sono rivelati non esattamente eseguiti a regola d’arte. Per dirne una, e ce ne sarebbero diverse: l’intonaco applicato al parapetto ha manifestato di non gradire il luogo in cui mani umane l’hanno collocato e si sta spontaneamente staccando. Sarà sostituito a breve (si dice, si spera) con un intonaco meno temperamentoso, disposto a rimanere qualche annetto nel posto che il destino gli ha riservato. Lavori in corso infiniti, lavori consegnati in ritardo e da rifare subito. Non è un problema anconetano, non marchigiano. È l’Italia, bellezza. E l’indignazione la capisco, però non mi sento di approvarla. È reazione automatica, facile, banale. C’è del buono in ogni cosa: scovarlo, aiuta a sopportare la vita. Per esempio. Un cantiere all’italiana prolunga indefinitamente il piacere dell’attesa. La possibilità di crogiolarsi nell’illusione.

A restauro completato, quanti ci rimarranno male e commenteranno scuotendo la testa: «Mi mancano quelle scrostature, quelle sbrecciature, i segni del tempo». (Di norma, chi si esprime così ha i capelli tinti, la faccia piallata mummificata dal bisturi e dal botox, e insomma su di sé i segni del tempo non li vuole, vabbè).

I cantieri infiniti forniscono ai pensionati una alternativa al divano, alla tv. Vivacizzano le loro giornate. Li invogliano a uscire, fare quattro passi, prendere aria. A piazzarsi davanti ai lavori in corso e recitar la parte del super esperto, che approva e disapprova, e agli operai elargisce consigli non richiesti, e si sente utile, quanto è importante sentirsi utili. Magari trova pure un operaio disposto a far conversazione (di solito, no). E ancora. Passeggi sul marciapiede il cui rifacimento - cartello canta - doveva essere ultimato entro, chenesò, aprile ed è settembre. A quel punto hai già da un pezzo esaurito le parolacce e le bestemmie note da mormorare fra te e te, mica rivolte ai lavoratori.

Allora cosa fai? Inventi nuovi e più coloriti insulti, irrispettosamente evochi gli dèi degli ittiti, in tal modo riportandoli in vita. Offendi divinità mai esistite, chissà che il loro culto non prenda piede. Eserciti insomma la creatività, stimoli i neuroni a stabilire nuove sinapsi, e ciò è molto bello e molto vantaggioso. Se poi avessimo assessori più ricchi di immaginazione, potremmo giocarci la carta dei perenni lavoro in corso, dei restauri interminabili, in chiave turistica. Cari Franz e Ulrike e Kleine Strunz, vi è piaciuta la Mole del Vanvitelli l’anno scorso? Tornate a visitarla quest’anno. È diversa: un altro mezzo metro quadrato è stato riportato al suo pristino splendore. I lavori a velocità bradipo: che straordinario atout per fidelizzare il turista. Infine. Il cantiere lasciato a mezzo è inevitabile sfoci in un’ulteriore meraviglia assoluta. La battaglia in tribunale. Destinata a protrarsi quanto e se non più della causa Jarndyce Vs Jarndyce, uno dei maggiori colpi di genio del sommo Dickens, sta in “Casa desolata”. La causa che va avanti per inerzia, irrefrenabile valanga di udienze, rinvii, ricorsi, eccezioni, tonnellate di faldoni, gente che ha scordato il motivo del contendere. I lavori in corso all’italiana, i processi all’italiana: mirabili esempi di teatro dell’assurdo, se li osservi con (salutare) distacco.

*Opinionista 
e critico cinematografico

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