Procida sarà la Capitale italiana della cultura nel 2022. L’ufficialità è arrivata dal ministro per i Beni e le attività culturali e per il Turismo Dario Franceschini, dopo l’esame dei dossier delle 28 città candidate, tra le quali anche Fano. Poche settimane fa erano state individuate le 10 finaliste, tra cui Ancona, insieme ad altre importanti città di mare come Bari, Taranto e Trapani. Il titolo di Capitale europea della Cultura 2019 fu assegnato a Matera, e questo riconoscimento ha cambiato la città e l’ha resa ancor più famosa nel mondo. Ma stavolta era la prima volta, da quando è nata la competizione nel 2014, che si candidava un’isola. Procida ha proposto un progetto dal titolo “Procida, La cultura non Isola”. Si tratta di una candidatura profondamente legata al mare, che sviluppa il concetto di un turismo slow e sostenibile su cui il ministero dei Beni culturali punta per rilanciare il turismo nel nostro Paese. Il progetto ha vinto anche perché propone un modello di sviluppo sostenibile del territorio. Ovviamente ho tifato per Ancona e mi spiace che il nostro capoluogo non abbia vinto. Ma anche dalle sconfitte si può trarre qualche prezioso insegnamento. Il tema proposto da Ancona era: “Ancona. La cultura tra l’altro”, forse il titolo non era dei più attraenti, ma ho seguito con attenzione la presentazione. Il filmato comincia proprio con il mare e le reti dei pescatori per poi perdersi nei contenuti. Forse Procida ha vinto per un progetto più accattivante e più coerente rispetto al ruolo del mare nella cultura del territorio. Tra le istituzioni a sostegno della candidatura di Procida l’Università Federico II di Napoli e la Stazione Zoologica Anton Dohrn proprio a evidenziare il rapporto tra isola, mare, cultura scientifica e umanistica, come fondamento per un progetto di turismo sostenibile. Ironia della sorte tra i sostenitori di Procida anche l’Area Marina Protetta di Nettuno si estende tra Ischia e Procida e che rappresenta un elemento di valorizzazione del rapporto tra quel territorio e il suo mare. Mentre venivano esaminate le candidature invece il nostro Capoluogo si impegnava ad affossare la costituzione di un’area marina protetta, quella del Conero, che sembra essere sempre più un elemento di rilancio dello sviluppo del territorio e del turismo in città di mare italiane.
*Docente all’Università Politecnica delle Marche e presidente della Stazione zoologica-Istituto nazionale di biologia, ecologia e biotecnologie marine