Il porto di Ancona: sponda naturale dei Paesi che si facciano sull'Adriatico

L’iniziativa Adriatico-Ionica e la spinta che ora manca

di Donato Iacobucci
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 19 Maggio 2021, 18:01

Sabato scorso sul Corriere Adriatico  l’ambasciatore Fabio Pigliapoco, responsabile del segretariato permanente dell’Iniziativa Adriatico-Ionica, ha meritoriamente riportato l’attenzione della comunità regionale sulla strategia dell’Unione Europea per la regione Adriatico-Ionica (EUSAIR). Le Marche, e Ancona in particolare, hanno svolto un ruolo significativo nell’ideazione e nella progettazione di questa strategia. Nel 2000 Ancona ha ospitato i Ministri degli Affari Esteri di 6 Paesi rivieraschi (Albania, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Grecia, Italia, Slovenia) che con la firma della “Dichiarazione di Ancona” sulla cooperazione regionale hanno dato vita all’Iniziativa Adriatico-Ionica; uno strumento intergovernativo di promozione della stabilità economica e politica nell’area e di promozione del processo di integrazione europea.

Già nel 1999 era nata ad Ancona, su iniziativa del Comune di Ancona e dell’ANCI, il forum delle città dell’Adriatico e dello Ionio. Sempre ad ancona è stata costituita nel 2000 Uniadrion, l’associazione delle università della macro-regione. Infine, nel 2001, su iniziativa della camera di commercio di Ancona e della camera di commercio di Spalato è nato il forum delle camere di commercio, che associa oggi tutte le principali camere di commercio dell’area. I segretariati permanenti di queste tre associazioni continuano ad avere sede ad Ancona. E ad Ancona risiede il Segretariato Permanente dell’Iniziativa Adriatico-Ionica.

Più di recente, la Regione Marche ha avuto un ruolo decisivo nella definizione della strategia UE per la regione adriatico ionica, avviata nel 2014. Dopo un iniziale momento di entusiasmo, l’attenzione per EUSAIR da parte della Regione Marche e della comunità regionale si è andata affievolendo. Fra le ragioni che spiegano questo raffreddamento di interesse vanno considerate le peculiarità delle strategie macro-regionali della UE (EUSAIR non è la sola; al momento sono operanti anche le strategie relative all’area Baltica, Danubiana e Alpina). Esse sono basate su alcuni no: no a nuovi organi; no a nuovi strumenti finanziari.

Questo implica che non vi sono nuovi incarichi da assegnare o nuove risorse da distribuire.

Il perseguimento degli obiettivi della macro-regione - che riguardano temi importanti come quelli della mobilità, dell’economia e dell’ecologia marina, dell’ambiente, del turismo e della cultura - è affidato alla capacità di cooperazione da parte delle istituzioni e della società civile. Dare corpo alla strategia macro-regionale presuppone quindi la volontà e la capacità delle istituzioni delle regioni e dei paesi coinvolti di elaborare progetti condivisi e di impegnare su di essi adeguate risorse.

L’Italia, per il tramite delle regioni che appartengono ad EUSAIR, ha un’evidente preminenza economica nell’area ed ha per questo maggiori responsabilità. Come sottolineato dall’ambasciatore Pigliapoco, la nuova programmazione dei fondi UE 2021-2027 offre interessanti opportunità di rilancio della strategia macro-regionale; c’è da augurarsi che il nostro paese e la nostra regione sfruttino al meglio queste opportunità e tornino ad essere protagonisti di questa nuova stagione. Non si tratta solo di cogliere opportunità di crescita economica, che pure sono rilevanti.

Il significato della macro-regione Adriatico-Ionica trascende gli obiettivi di cooperazione economica; essa ha un ruolo fondamentale di integrazione culturale e di stabilizzazione in un’area fra le più travagliate della storia europea. Un’area con la quale la contaminazione culturale ed economica delle regioni italiane che si affacciano sull’Adriatico e sullo Ionio è stata sempre intensa e per la quale Ancona ha storicamente rappresentato uno snodo di grande rilevanza.

Non si può quindi che concordare con le considerazioni dell’Ambasciatore Pigliapoco sulla rilevanza di EUSAIR e augurarsi che le istituzioni e la società civile della nostra regione prestino in futuro maggiore attenzione alla strategia e investano su di essa maggiori risorse. Sapendo che per svolgere un ruolo centrale non basta la posizione geografica ma occorre visione, capacità di elaborare progetti e capacità di mobilitare risorse e consenso intorno ad essi.

* Docente di Economia  alla Politecnica delle Marche  e coord. Fondazione Merloni

© RIPRODUZIONE RISERVATA