La necessità di diversificare le fonti energetiche indotta dalla guerra in Ucraina ha messo in luce la situazione di incredibile ritardo accumulato dal nostro paese nell’installazione di impianti fotovoltaici ed eolici. La gran parte è in attesa da anni delle necessarie autorizzazioni. Le lungaggini non sembrano giustificate da esigenze di tutela ambientale; fissate dalla normativa e probabilmente rispettate da buona parte dei progetti. Ci sono progetti e risorse ma tutto è bloccato dalla burocrazia. Nel leggere di queste situazioni torna alla mente la divertente riflessione dello storico economico Carlo Cipolla a proposito delle leggi della stupidità umana. Secondo Cipolla sono considerati stupidi quei comportamenti che determinano costi per la collettività senza produrre vantaggi per chi li mette in atto. Anche nel caso delle lungaggini burocratiche sono evidenti i costi per la collettività mentre si fa fatica ad individuare chi ne trae vantaggio. In qualche caso dirigenti e funzionari pubblici potrebbero trarre benefici personali dal blocco o dal rallentamento delle procedure, ma si tratta di casi isolati che non giustificano l’entità del fenomeno. Che sembra piuttosto legato dall’eccesso di norme e regolamenti e ai rischi derivanti dalla loro interpretazione. Sembra essere una situazione emblematica di stupidità collettiva in cui sono evidenti i costi e gli svantaggi per tutti mentre non sembrano esservi beneficiari. Azzardo una possibile interpretazione. Apparentemente la farraginosità della burocrazia italiana non ha beneficiari diretti. In realtà essa si traduce in un vantaggio generalizzato per tutti coloro che sono occupati nella produzione, nell’applicazione e nell’interpretazione di norme e regolamenti. Le amministrazioni pubbliche sono piene di persone la cui funzione è quella di garantire che i processi siano conformi alle norme; con scarsa considerazione e sensibilità per l’efficacia dei processi e per i tempi: l’importante è che siano conformi alle norme. Norme e regolamenti per i quali il nostro paese detiene di gran lunga il primato in termini di quantità ma non certo in termini di qualità, non fosse altro per il fatto che la proliferazione quantitativa determina sovrapposizioni, contraddizioni e incertezze di applicazione.
*Docente di Economia alla Politecnica delle Marche e coordinatore Fondazione Merloni
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