Un nuovo modello di sviluppo per risolvere il rebus Fabriano

Un nuovo modello di sviluppo per risolvere il rebus Fabriano

di Sauro Longhi
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Lunedì 21 Giugno 2021, 05:25

Invitato dal sindaco Gabriele Santarelli, lo scorso venerdì ho partecipato alla tavola rotonda “Focus Lavoro: il futuro di Fabriano e dell’area montana”. Un incontro per analizzare le problematiche di quel territorio, ma soprattutto per individuare le condizioni per ripartire. Si percepisce la gravità già entrando a Fabriano, nel rettilineo di mille metri che precede il centro abitato, vi sono sulla destra due industrie Elica e Indelfab (ex JP Industries “erede” della Antonio Merloni) che minacciano di lasciare senza lavoro quasi mille persone.

Un chilometro che nel passato mostrava la solidità produttiva, la concretezza, la fierezza di una città che aveva costruito un distretto produttivo attingendo alle risorse del proprio territorio operoso e capace di trasformare in pochissimi anni la propria economia da agricola ad industriale. Questo è quello che percepivo alcuni anni fa, quasi venti, quando salivo a Fabriano per insegnare Automazione Industriale nel corso di laurea in Ingegneria della produzione industriale cartaria. La situazione oggi è molto diversa e richiede interventi veloci e adeguati a sostenere da un lato i posti di lavoro, evitando i licenziamenti, dall’altro lo sviluppo economico, disegnando una prospettiva di crescita che dovrà permettere di costruire nuovi modelli e strutture produttive. Nella interconnessione di mercati e produzioni a livello globale, nella fornitura di prodotti e servizi si deve sempre più puntare sulla qualità, aggiungendo valore ai prodotti e competenza ai servizi. Puntare solo sui costi non è più una strada percorribile perché nel mondo si potrà sempre trovare qualcuno che riuscirà a produrli a costi più bassi, facendo leva sul più basso costo del lavoro.

La qualità richiede conoscenza, nuove tecnologie e nuovi materiali e per tutto questo la ricerca e lo studio restano fondamentali. Per competere in un mondo globalizzato, la ricerca che porta alla conoscenza risulta l’elemento più importate su cui fondare le azioni e le opportunità concrete per veri “cambiamenti” sociali, economici e culturali. L’economia della conoscenza con una maggiore attenzione all’ambiente e alle relative transizioni può essere un’opportunità per la ripartenza di Fabriano. Ma da sole le università non bastano, occorrono altri attori per sviluppare innovazione con prodotti e servizi di qualità. Occorrono capacità di intraprendenza: un sistema imprenditoriale capace di trasformare la conoscenza in prodotti e servizi di qualità. La conoscenza per ideare questi cambiamenti può venire anche dal capitale umano presente nelle stesse imprese che hanno la necessità di trasformarsi. Le conoscenze e le competenze disponibili rappresentano potenzialità molto importanti nei processi di innovazione e trasformazione. Il sistema imprenditoriale se non vuol dispendere i contributi delle università ha bisogno di una pubblica amministrazione e di un governo regionale, nazionale ed europeo, capace di finalizzare le azioni con politiche per incentivare queste collaborazioni o ancora meglio per definire una strategia ed una visione di medio e lungo periodo. Come ho già scritto altre volte su queste colonne, potrebbero svilupparsi azioni di pubblic procurement per incentivare alcuni servizi o prodotti che richiedono una più stretta interazione e collaborazione tra imprese e università.

Non solo azioni per sviluppare nuovi prodotti e servizi ma anche per incentivarne produzione e commercializzazione quando questi hanno positive ricadute nel sociale, ad esempio nell’assistenza di persone fragili o anziane, per una società che sta sempre più invecchiando con una percentuale di giovani in costante diminuzione.

Affinché tutto questo si realizzi è necessario che la società prenda coscienza di queste opportunità. Deve sempre più aumentare la percezione nei cittadini che le scelte, anche quelle di politica economica, devono passare attraverso una maggiore consapevolezza e rappresentanza democratica. Ogni scelta con implicazioni sociali dovrebbe vedere un maggior coinvolgimento dei cittadini, questo porterebbe a scegliere meglio chi governa e aiuterebbe gli stessi amministratori pubblici a considerare come unici interessi quelli della collettività. La gestione di processi di innovazione deve passare attraverso una maggiore consapevolezza dei cittadini. La maggiore attenzione ai cambiamenti climatici e più in generale alle questioni ambientali ne sono esempio. Nel PNRR questo è evidente: molte delle azioni proposte puntano ad una maggior rispetto e conservazione del “capitale naturale”, dell’ambiente percepito come un bene comune da preservare. È un primo cambio di indirizzo, ne serviranno molti altri ma è comunque una ripartenza. Tutti questi aspetti andrebbero coniugati su Fabriano e questo ho proposto alla tavola rotonda sul futuro di questo territorio.

Diversi anni fa, nel luglio del 2009, fui invitato sempre a Fabriano dai Rettori Marco Pacetti e Fulvio Esposito ad esporre le potenzialità della ricerca universitaria per sviluppare la “casa intelligente” con nuove tecnologie, nuovi apparati domestici, nuovi design abitativi utili a migliorarne il comfort abitativo garantendo una maggiore sicurezza, soprattutto per gli anziani e le persone fragili. L’obiettivo era di aggiungere valore ai prodotti che si producevano a Fabriano sempre nella prospettiva di aumentarne la qualità. Oggi possiamo dire che non ha funzionato ma ne conosciamo anche i motivi. Alle proposte che provenivano dal mondo della ricerca sono mancate strategie adeguate nei tempi e nei mezzi per favorire questa trasformazione su Fabriano.

Molte di queste soluzioni oggi sono disponibili sul mercato ma prodotte da Google, Amazon, Apple, Samsung. Perché, se non è stato possibile nel 2009, potrebbe esserlo ora? Perché ora le condizioni sono molto diverse, vi è la percezione della necessità di cambiamenti e transizioni, a partire da quelle digitali ed ambientali. Anche la pubblica amministrazione, i governi e la società nella sua interezza ha preso coscienza del bisogno di un maggiore attenzione alle scelte per garantire una reale sostenibilità sociale ed ambiatale. E poi, se non ora, quando?

Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione Facoltà di Ingegneria Università  Politecnica delle Marche

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