Dobbiamo chiederci se sia giusto arrivare ad abolire l’uso del contante (banconote più monete spicciole) per i pagamenti. La tendenza va in questa direzione, a favore di pagamenti con strumenti digitali, tramite cellulare, carte di credito o bonifici bancari via internet. Anche il sistema dei pagamenti è soggetto all’evoluzione tecnologica. Nel tempo si è passati dalle monete d’oro, con un valore nominale pari a quello sostanziale, alla moneta fiduciaria, senza valore sostanziale. Le nostre banconote in euro sono foglietti di carta il cui valore non corrisponde al valore nominale di 50, 100 o 200 euro, con il quale paghiamo e accettiamo di essere pagati. Foglietti evoluti che racchiudono tanta tecnologia cartacea per evitare le contraffazioni. Hanno anche un alto valore simbolico. Perché vi sono raffigurate immagini emblematiche, di personaggi rappresentativi dell’identità del paese che le emettono. Giuseppe Verdi o Maria Montessori nelle vecchie lire, la regina Elisabetta sulle sterline, George Washington sui dollari. Non però le banconote in euro, per le quali si è optato a favore di immagini di porte aperte e ponti, a testimoniare il processo di integrazione tra mercati e popoli che l’unione monetaria favorisce. Con la moneta digitale tutto ciò sparisce: restano solo numeri, cifre asettiche che rappresentano valori computerizzati. Intendiamoci, anche se i simboli hanno un significato, i problemi dell’abolizione del contante sono altri. Anche perché la smaterializzazione degli strumenti monetari e finanziari è già in atto da tempo. I certificati rappresentativi di azioni e dei titoli di stato che possediamo non sono più stampati. Con un click sul nostro Pc possiamo venderli o acquistarli all’istante in qualunque parte del mondo, senza scambi cartacei. Pertanto la nostra ricchezza è tutta digitata, a parte i beni immobili e le banconote custodite nei nostri portafogli, pronte per essere spese. In alternativa le banconote le possiamo depositare in banca, così che il deposito bancario è l’altra principale forma di detenzione della moneta. I problemi importanti sui quali riflettere sono almeno quattro. Il primo è un problema di concorrenza: se abolissimo il contante, le banche avrebbero il monopolio dei pagamenti, a parte il sistema a sé delle monete digitali. Non sarebbero più costrette a remunerare i depositi con tassi di interesse positivi per battere la concorrenza del contante. Già ora il deposito in conto corrente è a tasso zero e in più subisce l’aggravio di diversi costi, che rende il rendimento negativo. Ma il suo costo viene calmierato dalla possibilità di preferire in alternativa il contante, finché esiste. Il secondo importante problema è legato all’analfabetismo informatico della popolazione, soprattutto anziana. Per fare pagamenti digitalizzati bisogna superare il muro di password, codici, messaggi di verifica e controllo che richiedono tempo, attenzione e competenza. Oltre alla disponibilità di strumenti che non tutti hanno o sanno manovrare.
* Professore emerito di Politica economica Università Politecnica delle Marche Ancona
Presidente Accademia d’Arte Lirica Osimo