Ma perché c’è chi non capisce che il tempo è quasi scaduto?

Ma perché c’è chi non capisce che il tempo è quasi scaduto?

di Roberto Danovaro
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Giovedì 19 Dicembre 2019, 10:35 - Ultimo aggiornamento: 27 Dicembre, 22:21
È quasi Natale ed è tempo di bilanci. Il 2019 è iniziato come un anno di grandi aspettative e speranze, anche per quanto riguarda l’ambiente, ma si conclude con luci ed ombre. Andiamo per gradi: a livello nazionale ed internazionale i primi sei mesi dell’anno non possono certamente essere ricordati nella storia per l’impegno nei confronti delle problematiche ambientali. Abbiamo vissuto l’ennesima estate di ondate di calore con temperature anomale che hanno confermato quanto i ricercatori continuano a dire da oltre tre decenni. E poi un autunno caldissimo seguito da bombe d’acqua e forti nevicate. Nonostante gli impegni ed i buoni propositi del ministro dell’Ambiente Sergio Costa, sino a settembre non si era ancora concretizzato il piano di riforme a favore dell’ambiente. Il cambio di governo, ha tuttavia dato una svolta inattesa e forte nella direzione della sostenibilità ambientale. Il nuovo governo ha lanciato una visione diversa dello sviluppo del nostro Paese. Credo che uno degli elementi più importanti e dei segnali più positivi di questa svolta si sia concretizzato con la scelta del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Lorenzo Fioramonti di includere l’insegnamento dell’ecologia, della sostenibilità e dell’educazione ambientale nelle scuole. Perché il futuro si cambia con l’istruzione e grazie ai giovani. L’esplosione del caso Greta Thunberg ha smosso molte coscienze sia di giovani sia di meno giovani. E al di là del fatto che si possa condividere o meno l’approccio da lei utilizzato e si possa vedere con maggiore o minore simpatia la crescita di proteste in piazza, è indubbio che l’ambiente stia riprendendo un ruolo importante nella vita delle persone. Finalmente si torna a parlare di problemi ambientali, di futuro del Pianeta e non solo di economia dei mercati. Sono passati 50 anni dal report del Club di Roma sui limiti dello sviluppo, ma forse qualcosa finalmente sta cambiando. Le varie manifestazioni di piazza, a partire dai Friday for future, fino alle giornate dedicate dagli studenti delle scuole elementari e medie ad approfondire il problema dei cambiamenti climatici o della plastica, sono indice di una ritrovata coscienza ambientale. Sono innumerevoli le iniziative del 2019 a favore della salute dei mari e degli oceani o per una maggiore consapevolezza dell’importanza di cambiare gli stili di vita e i consumi, anche per limitare l’utilizzo della plastica o dei prodotti nocivi per l’ambiente. Tutti questi sono segnali incoraggianti che fanno pensare a una nuova “primavera ambientale”, che a mio avviso, non si registrava dalla fine degli anni ‘70. Sono convinto che si tratti di un messaggio importante, che una parte del mondo politico ha compreso, ma che viene ancora osteggiata da una larga parte dei politici che pensano che l’ambiente sia una questione di una parte della politica e non una necessità per il futuro del nostro Paese e del mondo intero. I risultati deludenti della COP25 appena conclusa, indicano che c’è ancora troppo calcolo politico e poco coraggio da parte dei governi nel prendere delle decisioni di interesse globale. Purtroppo, i cambiamenti climatici non aspettano la politica e obbligano i paesi della terra a decisioni comuni, perché non è sufficiente l’iniziativa di un singolo paese o solo di una parte dei paesi più lungimiranti. L’auspicio per il nuovo anno è che l’umanità colga un’occasione senza precedenti di cooperazione globale. Si tratta del futuro delle giovani generazioni, perché come ha detto recentemente Piero Angela in un incontro con gli studenti, i ragazzini e i bambini che frequentano le scuole elementari e medie oggi, saranno qui nel 2100 e vedranno con i loro occhi, quello che avremmo fatto del nostro Pianeta. Tutti gli scienziati sono concordi nell’affermare che se non faremo qualcosa adesso, non ci sarà futuro per il pianeta nel 2100. E gli studenti di oggi potranno assistere al fallimento della generazione degli adulti, genitori e nonni di oggi che non hanno saputo fare le scelte giuste.

*Docente all’Università Politecnica delle Marche e presidente della Stazione zoologica-Istituto nazionale di biologia, ecologia e biotecnologie marine
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