Le seccature danno più sapore ai momenti migliori della vita

Le seccature danno più sapore ai momenti migliori della vita

di Giovanni Guidi Buffarini
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Venerdì 1 Ottobre 2021, 10:30

D’accordo, questa estate ci siamo divertiti, abbiamo potuto fare quasi tutte le cose che ci piacciono e che per lungo tempo ci erano state interdette. Siamo andati al ristorante, siamo andati agli spettacoli all’aperto, siamo stati fuori la notte senza consultare l’orologio come se un sortilegio ci avete trasformato tutti in Cenerentola. S’è viaggiato, molti entro i confini nazionali, in fondo meglio così, l’Italia è più bella dei presunti paradisi esotici. S’è fatto anche quel che sarebbe stato saggio evitare o ciò che era proprio proibito, e d’altronde siamo fatti così noi italiani, le regole le rispettiamo a spanne, cambiare un po’ non sarebbe male, cambiare troppo, diventar teutonici, sì (ma sto tranquillo, non c’è pericolo che accada). Il distanziamento in spiaggia è allegramente saltato. Non s’è ballato in discoteca ma si è ballato altrove (a proposito, auguri agli operatori del settore, che i protocolli permettano anche a voi di ripartire e presto). E ci siamo accalcati in strada, strombazzando e sventolando e a squarciagola cantando, per festeggiare il trionfo agli Europei. «Tutto molto bello» per dirla con Bruno Pizzul che millemila partite ha raccontato, una grande vittoria mai. Ma vi par meno bello questo inizio d’autunno, se non normale quasi, e in cui dunque ritroviamo, accanto a tante abitudini piacevoli, anche molti fastidi, molte seccature da cui per un anno e mezzo il virus, sempre sia maledetto, ci aveva separato? Avrò il cervello montato storto, ho senza dubbio alcuno il gusto del paradosso, il punto è che la normalità mi è mancata tutta intera. Per contrasto, le seccature danno più sapore ai momenti migliori. Era dal febbraio 2020, quando le recensioni quotidiane si interruppero, che non andavo al cinema a vedere un film che sapevo non mi sarebbe piaciuto affatto. E pure a casa li evitavo (o interrompevo dopo pochi minuti): si capisce, son mica campione di masochismo. “Escape Room 2” non ha tradito le attese, è peggio che brutto, oggettivamente. Non ti tiene sulle spine, non ti fa saltare sulla sedia, non propone immagini forti. È un horror per ragazzini tiktoker, è una contraddizione in termini.

Se non l’avete visto e né letto la stroncatura pubblicata ieri, ecco qua. C’è ‘sta tipa scampata alle trappole mortali del primo “Escape Plan”. Traumatizzata, va dalla psicologa: niente da obiettare. Però non sta in piedi che si metta in testa di partire per New York e smascherare i cattivi. C’è un tipo che sbava per lei e perciò si lascia coinvolgere nel folle proposito investigativo, e però manco tenta un approccio quando dividono la camera d’albergo. Due idioti simili, e sebbene in grado di risolvere enigmi non troppo difficili, vorresti solo vederli morire maciullati, al pari dei loro compagni di sventura. Invece non solo non c’è la mattanza in un tripudio di impetuosi spruzzi di sangue ma alcuni personaggi dati per morti ricompaiono, vivissimi, appena un po’ ammaccati. Prima del Covid, avrei sbuffato per l’intera proiezione, consultato l’orologio ogni cinque minuti, invocato invano un invincibile colpo di sonno. L’altra sera no. Ero contento d’esser tornato a fare il mio lavoro come l’avevo fatto per anni, guardando tutto quel che passa il convento, e guardare un filmaccio ogni tanto è anche utile, ti dà un’immagine di tutto il cinema, se di cinema scrivi non puoi sottrarti al confronto con i sottoprodotti. Uno ogni tanto, eh, se adesso penso all’inevitabile “Escape Room 3” la contentezza diminuisce, giratelo prendendovela comoda, grazie. Così come il primo film peggio che brutto, mi sono goduto, perfino con una punta di commozione, il ritorno dell’ora di punta, la prima coda seria al semaforo, trecento metri di veicoli incolonnati, dieci secondi di avanzamento a lumaca ogni minuto di immobilità perfetta. Punteggiata dai colpi di clacson niente affatto festanti bensì rabbiosi di quelli che alle code si erano riabituati d’estate, sulle autostrade dai lavori in corso perenni. Qualche altro ingorgo e riprenderò ad arrabbiarmi anch’io, a urlare «Muoviti!» al guidatore che potrebbe avanzare di trenta centimetri e resta inchiodato. Ma senza scordare le strade semideserte spettrali dei mesi scorsi. Brividi horror, quelli sì.

*Opinionista e critico cinematografico

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