Faccia a faccia con il futuro, a Las Vegas è tutto possibile

Faccia a faccia con il futuro, a Las Vegas è tutto possibile

di Giovanni Guidi Buffarini
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Venerdì 10 Gennaio 2020, 10:30
Invidia. Forte. Per tutti i colleghi che i primi giorni dell’anno han trascorso a Las Vegas e ancora sono laggiù, al Ces 2020 - acronimo di Consumer Electronics Show, Mostra dell’Elettronica di Consumo - inaugurato il 7, si conclude oggi. Quattro giorni faccia a faccia col futuro, imminente o illusorio. Con le invenzioni che ci cambieranno la vita e con le ingegnose sciocchezze di cui nessuno sentirà mai il bisogno, dimenticate dopo qualche “oh” stupefatto, poche ore d’effimera gloria. I fortunati colleghi laggiù mentre io qui, davanti al computer allo smartphone, a leggere i loro articoli, a guardare i video delle dimostrazioni, e non è la stessa cosa trovarsi a contatto diretto col futuro - annusarne l’aria, raccogliere informazioni supplementari - o assistere ai suoi primi vagiti a distanza. Sebbene anche attraverso uno schermo emerga chiaro che i cambiamenti di questi ultimi anni - tumultuosi secondo l’opinione prevalente, spiazzanti per alcuni - sono poca cosa rispetto a ciò che verrà. La rivoluzione tecnologica è appena cominciata e destinata ad accelerare con decisione, manteniamo il cervello elastico. È un gigantesco catalogo delle meraviglie, il Ces di Las Vegas. È l’incredibile che si è fatto realtà e si candida a diventare quotidianità. Seleziono qualcosa, giusto per darvi una sia pur vaga idea, nel caso non stiate seguendo quasi ipnotizzati. Seleziono a capriccio, ché miglior criterio non trovo per riassumere nelle poche righe che avanzano quanto proposto dalla mostra. C’è di tutto, innovazioni che ti sembrano decisive e innovazioni che non gliela fai a prenderle sul serio però magari chissà, domani proprio di quell’oggetto che ci appare futilissimo non sapremo fare a meno. Ci sono le cuffie smart, per i pedoni all’ultima moda nefasta, quelli che camminano con la musica negli auricolari e gli occhi fissi sul telefono. Le cuffie smart, loro stanno concentrate e al pedone che avanza come si trovasse in una landa deserta segnalano i pericoli. Evitano insomma al pedone niente affatto smart d’essere tirato sotto da una macchina poco o punto colpevole. Per gli automobilisti c’è invece un’altra applicazione dell’intelligenza artificiale: il parasole virtuale realizzato da Bosch. Una piccola telecamera rileva la posizione degli occhi del guidatore, il parasole virtuale, uno schermo trasparente, solo in corrispondenza degli occhi si oscura. Mai più abbagliati dal sole, senza alcuna riduzione del campo visivo. Toyota ha annunciato la costruzione, alle pendici del Monte Fuji, della Città del Futuro, nientemeno: ipertecnologica, ecosostenibile. Al progetto sta lavorando l’architetto Bjarke Ingels, si estenderà su una superficie di 70 ettari, all’inizio ospiterà 2000 abitanti, dipendenti Toyota per lo più. Hyundai ha invece presentato il prototipo, realizzato con Uber, di un taxi volante, 6 eliche, 4 passeggeri alla volta (un po’ pochini). Le strade delle metropoli son sovraffollate, meglio spostarsi fianco a fianco coi pennuti. Prezzo della corsa alla portata di tutte le tasche, dicono. Il servizio dovrebbe essere attivato a Dallas, Los Angeles e Melbourne nel 2023: dopodomani. Il taxi volante qualche perplessità (logistica, ecologica) l’ha sollevata. Anche di più l’Incredible Pork, che però sembra non dispiaccia agli orientali. Il “maiale impossibile” è “un cibo sintetico ottenuto da un mix di vegetali”, scrive perplesso l’inviato di Wired. Dovrebbe sostituire la carne di maiale, averne il gusto: dovrebbe. Ha invece conquistato tutti Ballie, il nuovo robot domestico Samsung. Sferico, come il droide BB-8 di “Star Wars”. Fa tutto: interagisce con gli altri apparecchi smart, ti ricorda le cose, ti invia video della casa quando sei fuori, gioca anche col cane. Sorvolo sulle numerose ulteriori mirabilia (le scarpe che si adattano al terreno, lo spazzolino che ti segnala «quel premolare non l’hai lavato bene») per segnalare il contributo marchigiano al Ces 2020. La startup Emoj, nata nell’Università Politecnica delle Marche, ha sviluppato un toolbox (software e hardware) in grado di interpretare le nostre reazioni. Di fronte a un prodotto, per esempio, ma esistono anche anche altre applicazioni. Siamo già a questo: la tecnologia ci legge dentro.

*Opinionista e critico cinematografico
 
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