Negli ultimi giorni le pagine dei quotidiani italiani hanno dato ampio spazio alla riapertura dell’anno scolastico con istruzioni per alunni e genitori, notizie di cronaca e commenti. I principali problemi evidenziati riguardano la copertura degli insegnamenti, le carenze nella disponibilità di aule, lo stato precario di molti edifici scolastici. Problemi accentuati dall’emergenza da Covid-19 ma che non sono per nulla nuovi e si ripropongono da qualche decennio all’inizio di ogni anno scolastico. Un aspetto che accomuna i tanti articoli sulla scuola di questi giorni con quelli che si leggevano negli anni pre-pandemia è proprio la riproposizione di alcune questioni mai risolte: l’assenza di regolarità nell’immissione in ruolo dei docenti, la carenza di investimenti nell’edilizia scolastica, l’eccessivo numero di alunni per classe (almeno in alcuni contesti). Ciò che stupisce maggiormente non è il fatto che si ripropongano da decenni le stesse questioni (è un vizio nazionale che non riguarda solo la scuola); ma che si tratta di temi solo indirettamente connessi alle carenze del sistema formativo che la scuola italiana ha accumulando nel corso del tempo. L’Italia è fra i paesi industriali avanzati quello con i più bassi livelli di istruzione della popolazione. Siamo anche il paese con il più alto tasso di dispersione scolastica, cioè di abbandono dei percorsi formativi, anche nell’ambito della scuola dell’obbligo. Siamo il paese con il più alto numero di Neet, cioè di giovani che non studiano e non lavorano. E siamo un paese nel quale permangono significative differenze nei processi formativi fra nord e sud, come evidenziato dai test che vengono condotti periodicamente a livello nazionale e internazionale. Nelle società avanzate il legame fra livelli di istruzione e sviluppo è diventato sempre più evidente. Tanto che qualcuno è arrivato a sostenere che i problemi della scuola italiana, sopra richiamati, siano il principale fattore di spiegazione della lunga fase di stagnazione e regressione sperimentata dall’economia del nostro paese da oltre un ventennio. Se già il legame fra istruzione e sviluppo non fosse rilevante è evidente che l’istruzione ha non solo una valenza economica ma anche sociale e culturale.
* Docente di Economia alla Politecnica delle Marche e coord. Fondazione Merloni