La cultura dell’incontro oltre le tavole rotonde

La cultura dell’incontro oltre le tavole rotonde

di Don Aldo Bonaiuto
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Lunedì 27 Gennaio 2020, 11:15
Ho risposto al prezioso invito di intervenire alla giornata di approfondimento intitolata “Donne crocifisse. La vergogna della tratta raccontata dalla strada. Dibattito sulla violenza contro le donne negli Stati membri dell’UE”, organizzata venerdì scorso al Parlamento Europeo di Bruxelles. In questo contesto ho ribadito che dietro il traffico di esseri umani ci sono organizzazioni criminali mondiali, con ramificazioni e connivenze a ogni livello. Pertanto, la risposta a una piaga globale non può essere locale. Nessuna Nazione da sola è in grado di sconfiggere questo fenomeno criminale, ma solo una task force europea può mettere in comune risorse, competenze e informazioni di intelligence. Quanto è auspicabile a livello continentale vale, a maggior ragione, all’interno del nostro Paese. In tal senso ben vengano le sinergie tra i diversi organi dello Stato, enti locali, prefetture e forze dell’ordine, come quella citata all’incontro di Bruxelles dal sottosegretario al ministero dell’Interno Carlo Sibilia che ha definito la commissione territoriale di Ancona “molto all’avanguardia” per aver creato un “protocollo multiagenzia” con varie procure in modo da «intervenire per dare supporto a chi ne ha bisogno». «All’Europa – ha scritto Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi – chiedo di liberare le schiave dalla strada, non siamo all’anno zero: qualcosa è stato fatto, ma non è ancora abbastanza. Esistono percorsi di riabilitazione, possibilità di formazione e di lavoro per creare una alternativa possibile a queste donne vittime dello sfruttamento sessuale». La Chiesa, da diversi decenni impegnata concretamente ad aiutare queste giovani, nei giorni scorsi ha espresso preoccupazione per una “religiosità debole”, confinata nella sfera privata e strumentalizzata per prenderne, come ha ricordato il presidente della Cei, Bassetti, «solo ciò che è in sintonia con il proprio stile di vita». È proprio vero: in questi mesi nel panorama nazionale ci sono state clamorose “amnesie” sugli argomenti più rilevanti dal punto di vista etico ed educativo. La dignità umana, dal concepimento al suo termine naturale, non si misura dall’efficienza del sistema spietato che a tempo di record consente di sopprimere un innocente o di garantire la “dolce morte” dei più fragili. In alcune realtà socio-assistenziali, la buona sanità si giudica non in base alle vite che salva bensì al soddisfacimento dei desideri di chi, con differenti motivazioni, vuole liberarsi di un incomodo. Poi c’è un reale “ingombro” che stona nel clima generale di rimozione delle responsabilità individuali e storiche, ed è la legalità. E non ci si illuda che lo “sballo” di Stato provochi minori danni sociali e individuali soltanto perché una droga riceve la certificazione di ammissibilità light. Un pessimo segnale a una gioventù che ha bisogno di opportunità e non di sostanze capaci di distruggerla. Il pensiero, lo sappiamo bene, è l’indispensabile fondamento dell’azione. Cristiani dal pensiero debole sono condannati ad agire debolmente. Nella vita pubblica si avverte più che mai l’esigenza di un rinnovato protagonismo dei credenti. Anche la religione rischia di diventare una maschera da indossare a seconda della convenienza. Duemila anni di evangelizzazione non sono bastati a insegnare la virtù di una intraprendente prudenza che è l’opposto dell’ignavia. Chi agisce responsabilmente valuta i pro e i contro senza estremizzazioni fanatiche. Ogni giorno incontro persone smarrite, in cerca di un senso condiviso. La missione dei cattolici è proprio quella di partire da ciò che unisce piuttosto che da ciò che divide. È la cultura dell’incontro che va ben oltre il formalismo delle tavole rotonde e degli inarrestabili manifesti molto firmati ma ben poco letti. Il Signore ha indicato la via, rimandando indietro i ricchi a mani vuote, rovesciando i potenti dai troni (autentici e autoreferenziali), innalzando gli umili. E così, magari, ci sarà meno competizione per occupare i primi posti dando così prova di maggiore intelligenza, dimostrandosi testimoni credibili e meritevoli di non essere spediti nelle retrovie.

*Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII
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