Inconvenienti del giornalismo. Scrivi un pezzo sul Natale a otto giorni dal Natale medesimo, lo scrivi prendendo tutte le precauzioni e vale a dire evitando di lanciarti in previsioni azzardate, conscio del manifestarsi imminente della nuova lettera greca pronta a sparigliar le carte - mamma mia, quanta ostilità ho sviluppato durante quest’anno per l’alfabeto greco, scommetto anche voi -, cerchi insomma in ogni modo di redigere un articolo che regga fino a Natale e un pochino più in là, e invece dopo un battito di ciglia, se non in toto in una parte chiave, è già segnato e rugoso e scalpellato come il volto di Keith Richards. Che noi giornalisti si scriva sulla sabbia, è noto: a volte sembra di scrivere sull’acqua. In quel pezzo rimarcavo le differenze notevoli fra le prossime festività e il Natale precedente. Che le distanze si siano azzerate, non corrisponde al vero. Che si siano drasticamente ridotte, sì. Riporto la frase franata senza rimedio. «L’anno scorso eravamo sottoposti a una furibonda, incessante tempesta di Dpcm con ribaltamenti continui delle decisioni assunte». Tirate via i Dpcm multipli, lo strumento è passato di moda. I ribaltamenti in compenso son tornati à la page. Prendiamo i tamponi. Ad agosto, con l’introduzione del Green Pass, sono stati proposti come alternativa alla vaccinazione. Se non volevi vaccinarti, dovevi tamponarti e potevi fare tutto (col portafogli più leggero). Dunque ad agosto i tamponi erano considerati attendibili. L’introduzione del Super Green Pass ha posto una serie di limitazioni significative ai non vaccinati, niente più cinema per dirne una, tampone o non tampone. Duplice messaggio per i cittadini. 1) Vaccinatevi, punto e basta (ma senza che noi governanti formalmente vi si obblighi). 2) Il tampone non è poi così affidabile (specie se rapido: molteplici le dichiarazioni degli esperti in tal senso). Nel frattempo tuttavia ne è stato introdotto l’obbligo per chi arriva in Italia dall’estero. E mentre scrivo (domani chissà) lo si raccomanda prima di una festante riunione con familiari o con amici tutti in regola con la profilassi. E si discute se renderlo obbligatorio per i partecipanti ai grandi eventi, qualsiasi cosa voglia dire.
*Opinionista e critico cinematografico