Dobbiamo pensare al Sud come occasione di sviluppo

Dobbiamo pensare al Sud come occasione di sviluppo

di Sauro Longhi
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Lunedì 16 Maggio 2022, 10:25

Con l’arrivo della bella stagione si torna a pensare alle vacanze, al mare e così viene spontaneo pensare al Sud, ai suoi luoghi incantevoli per colori e luce, all’ospitalità e alla cordialità delle persone che si incontrano, alla bellezza ed al fascino di quelle terre e del mare che le circonda e allo sconfinato patrimonio culturale. La scorsa settimana si è iniziato a riflettere su quest’area con una diversa prospettiva: a Sorrento si è tenuto il primo Forum “Verso Sud”, realizzato dalla Ministra per il Sud e la Coesione territoriale, Mara Carfagna, e The European House Ambrosetti. Una occasione per discutere di alcune linee di sviluppo partendo da un’analisi dei dati. Come Paese, ma soprattutto come Europa, abbiamo la necessità di pensare al Sud non solo per le vacanze, ma per una concreta occasione di sviluppo in una area strategica per l’imminente futuro, quella del Mediterraneo. Nel recente passato ho avuto la fortuna di conoscere e apprezzare l’intero sistema universitario, capace di arricchire la conoscenza, di accrescere la cultura, di attirare allo studio giovani studentesse e studenti, di incentivare visioni internazionali. Una realtà che anche nelle Marche è fortemente interconnessa con i propri territori e vitale per il loro sviluppo sociale ed economico. 
Ho quindi molto apprezzato che nelle sei aree di sviluppo individuate per il Sud vi sia la creazione di un centro di competenze per le Università dell’area del Mediterraneo. Purtroppo, negli ultimi dieci anni le Università del Sud hanno perso più di 85 mila studenti: quanti ne hanno guadagnati nello stesso periodo le università al Nord. Perdita indotta anche dalla trasformazione demografica in atto, che porta l’area, che fino a poco tempo fa era la più giovane a diventare la più anziana del Paese. Il contributo dato dal PNRR dovrebbe iniziare a ridurre il divario che si è accumulato negli anni prevedendo infrastrutture e centri di competenze in queste aree, contrastando le possibili infiltrazioni della criminalità organizzata. Inserire le politiche di sviluppo in un ambito più ampio come quello del Mediterraneo è la chiave giusta. In quest’area vive oltre il 15% della popolazione mondiale, 1,2 miliardi di abitanti, e si affaccia e confina con l’Africa in forte crescita demografica e con prospettive di sviluppo paragonabili a quelle osservate in Asia nel secolo scorso. Questo continente è ricco di materie prime e ricco di persone che vogliono migliorare le condizioni di vita dei propri figli. Certo, è il continente che più sta soffrendo dei cambiamenti climatici con il rischio di desertificazioni, con organizzazioni sociali ancora influenzate dal recente colonialismo, con interminabili guerre, ma resto certo sul cambiamento epocale che vi sarà sul fronte sociale ed economico dell’Africa. 
Anche nel nuovo scenario energetico, le nuove fonti arriveranno da Sud, pertanto si dovranno sviluppare nuove infrastrutture per intercettare questi nuovi flussi, con nuove connessioni, in attesa della completa transizione energetica che dovrà far uso prevalentemente di rinnovabili.

Proprio su questo aspetto si registra un dato positivo, oltre il 50% della quota nazionale di eolico, solare e bioenergie è prodotto al sud. Le azioni presentate al Forum sono state molteplici a partire dai settori già presenti come l’economia del mare, il turismo e le infrastrutture logistiche ancora pericolosamente assenti o traballanti, il potenziamento del manifatturiero caratterizzato da alta specializzazione per gli investimenti fatti nel passato nei settori aerospazio, automotive, abbigliamento-moda, agroalimentare e farmaceutico. Le Marche sono collegate a quest’area, siamo il link che unisce in Sud al nord, dobbiamo cogliere serie opportunità da un Sud che opera come ponte di sviluppo nell’area del Mediterraneo. È tempo di pensare al futuro, lo sviluppo nei prossimi anni coinvolgerà il sud del mondo, l’Africa e il Mediterraneo sarà il mare di interscambio e l’Italia il ponte verso questo mondo: per la prima volta non guarderemo più solo a nord, ad est o ovest, ma a sud.

* Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione Facoltà di Ingegneria Università Politecnica delle Marche

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