I dati demografici di quest’anno fanno riflettere. Nel 2020 sono nati meno bambini, poco più di quattrocentomila, mentre le persone scomparse sono state quasi il doppio. Vi è stato un calo delle nascite del 4% e oltre centomila decessi in più. Si conferma il trend degli ultimi anni con sempre meno nascite, ma nell’anno del Covid tutto è peggiorato, a partire dal numero dei decessi causati da virus. Ora con l’arrivo dei vaccini, almeno quest’ultimo aspetto dovrebbe ridursi, dato che le persone più fragili e vulnerabili potranno essere maggiormente protette. Mentre il calo delle nascite è sicuramente indotto dall’incertezza prodotta dalla pandemia, come nei periodi di guerra, l’incertezza per il futuro o per il presente vissuto porta con sé la nascita di meno bambini. Occorre rimuovere queste incertezze. L’obiettivo primario resta la sconfitta del virus, con i vaccini che arriveranno sono certo che questo si otterrà prima della fine dell’anno, in modo da riprendere con gradualità lungo tutto il 2022. Ma in parallelo dovremmo iniziare a pianificare e avviare il rilancio sociale ed economico del Paese, per dare una speranza ai più giovani e far nascere tanti bambini. Questo dovrà essere fatto cambiando i modelli di sviluppo per ridurre le tante diseguaglianze che la pandemia ha accentuato. Si dovrà pensare ad uno sviluppo economico meno “predatorio” di capitali umani e naturali, perché ormai è certo che la pandemia è frutto del consumo dissennato del patrimonio naturale e della conseguente riduzione e perdita della biodiversità che ha reso e rende possibile la vita. Come individuare queste nuove soluzioni innovative di sviluppo? In modo molto semplice, proponendo come unico obiettivo il benessere delle persone ed il rispetto del patrimonio naturale. Condiviso l’obiettivo poi le soluzioni si costruiscono. Certo questo dovrà essere condiviso e attuato da chi ha responsabilità di governo anche in prospettiva Europea. Un primo strumento è già disponibile, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza da finanziare con gli oltre duecento miliardi di fondi europei acquisiti dal precedente Governo Conte. Nelle prospettive che si stanno delineando sembra possibile, il Primo Ministro Draghi ha ripetuto anche questa settimana che le priorità da cui partire sono i giovani e le donne senza dimenticarsi del Sud: «…far ripartire il processo di convergenza tra Mezzogiorno e centro-Nord che è fermo da decenni». Lo ha ripetuto intervenendo alle due giornate di studio e ascolto organizzate dall’onorevole Carfagna. La Ministra per il Sud che ha voluto proporre uno strumento di partecipazione per affrontare il divario che divide l’Italia, per includere piuttosto che continuare a dividere nella prospettiva di ridurre i divari territoriali. Il Covid ha scardinato molto delle convinzioni economiche degli ultimi anni, ha ridato centralità alle azioni di sviluppo dei Governi, ha ridimensionato il ruolo del mercato come unico strumento per regolare la distribuzione di benessere. Molti sono gli esempi che mostrano i limiti di questo modello, ma occorrerà ancora tanto coraggio per superarlo, se da tempo ripetiamo che nulla dovrà essere come prima, iniziamo da qui per migliorare.
Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione Facoltà di Ingegneria Università Politecnica delle Marche