I nuovi modelli di sviluppo per ridurre le disuguaglianze

I nuovi modelli di sviluppo per ridurre le disuguaglianze

di Sauro Longhi
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Lunedì 29 Marzo 2021, 11:25

I dati demografici di quest’anno fanno riflettere. Nel 2020 sono nati meno bambini, poco più di quattrocentomila, mentre le persone scomparse sono state quasi il doppio. Vi è stato un calo delle nascite del 4% e oltre centomila decessi in più. Si conferma il trend degli ultimi anni con sempre meno nascite, ma nell’anno del Covid tutto è peggiorato, a partire dal numero dei decessi causati da virus. Ora con l’arrivo dei vaccini, almeno quest’ultimo aspetto dovrebbe ridursi, dato che le persone più fragili e vulnerabili potranno essere maggiormente protette. Mentre il calo delle nascite è sicuramente indotto dall’incertezza prodotta dalla pandemia, come nei periodi di guerra, l’incertezza per il futuro o per il presente vissuto porta con sé la nascita di meno bambini. Occorre rimuovere queste incertezze. L’obiettivo primario resta la sconfitta del virus, con i vaccini che arriveranno sono certo che questo si otterrà prima della fine dell’anno, in modo da riprendere con gradualità lungo tutto il 2022. Ma in parallelo dovremmo iniziare a pianificare e avviare il rilancio sociale ed economico del Paese, per dare una speranza ai più giovani e far nascere tanti bambini. Questo dovrà essere fatto cambiando i modelli di sviluppo per ridurre le tante diseguaglianze che la pandemia ha accentuato. Si dovrà pensare ad uno sviluppo economico meno “predatorio” di capitali umani e naturali, perché ormai è certo che la pandemia è frutto del consumo dissennato del patrimonio naturale e della conseguente riduzione e perdita della biodiversità che ha reso e rende possibile la vita. Come individuare queste nuove soluzioni innovative di sviluppo? In modo molto semplice, proponendo come unico obiettivo il benessere delle persone ed il rispetto del patrimonio naturale. Condiviso l’obiettivo poi le soluzioni si costruiscono. Certo questo dovrà essere condiviso e attuato da chi ha responsabilità di governo anche in prospettiva Europea. Un primo strumento è già disponibile, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza da finanziare con gli oltre duecento miliardi di fondi europei acquisiti dal precedente Governo Conte. Nelle prospettive che si stanno delineando sembra possibile, il Primo Ministro Draghi ha ripetuto anche questa settimana che le priorità da cui partire sono i giovani e le donne senza dimenticarsi del Sud: «…far ripartire il processo di convergenza tra Mezzogiorno e centro-Nord che è fermo da decenni». Lo ha ripetuto intervenendo alle due giornate di studio e ascolto organizzate dall’onorevole Carfagna. La Ministra per il Sud che ha voluto proporre uno strumento di partecipazione per affrontare il divario che divide l’Italia, per includere piuttosto che continuare a dividere nella prospettiva di ridurre i divari territoriali. Il Covid ha scardinato molto delle convinzioni economiche degli ultimi anni, ha ridato centralità alle azioni di sviluppo dei Governi, ha ridimensionato il ruolo del mercato come unico strumento per regolare la distribuzione di benessere. Molti sono gli esempi che mostrano i limiti di questo modello, ma occorrerà ancora tanto coraggio per superarlo, se da tempo ripetiamo che nulla dovrà essere come prima, iniziamo da qui per migliorare.

Negli Stati Uniti, il nuovo presidente Biden sta cambiando il modello sociale di assistenza proprio per ridurre le tante differenze sociali ed economiche che la pandemia ha creato in quel Paese. Con un piano di quasi duemila miliardi di dollari sta cercando di alleviare le difficoltà economiche causate dalla pandemia in particolare per le famiglie con redditi bassi, trasferendo contributi diretti ad un numero elevato di persone e famiglie. L’obiettivo è forse di istituire un reddito minimo per i bambini per ridurre la povertà e favorire la crescita sociale tra i gruppi più disagiati. Se questo accadrà in America, forse i modelli del neoliberalismo andrebbero rivisti e ridimensionati? Dovremmo avere il coraggio e la determinazione anche noi di intraprendere questa strada. Sarebbe una misura concreta per ridare certezze ai più giovani e forse invertire il trend demografico, con la consapevolezza che anche per i bambini vi può essere un futuro. L’altra incertezza che affligge le giovani famiglie è la scuola che continua a rimanere chiusa. Speriamo che dopo le vacanze di Pasqua riapriranno. Con i figli in DAD è difficile coniugare impegni lavorativi e familiari anche se i genitori sono in lavoro agile. Seguire i propri figli nelle fasi di apprendimento richiede tempo che necessariamente deve essere sottratto a quello dedicato al lavoro. In questa ulteriore condizione di incertezze con le scuole ormai praticamente sempre chiuse dalla scorsa primavera, come si può avere fiducia del futuro e mettere al mondo altri bambini? Le strutture formative, dagli asili nido fino alle scuole di dottorato di ricerca devono poter essere disponibili per tutti. Nei Paesi in cui ciò accade, la denatalità non esiste, osservate la Francia, la nazione con il tasso di natalità più alto di tutta l’Europa. Si sono create le condizioni per le donne che lo desiderano, di lavorare e di avere figli nello stesso tempo, con tante misure, dal sistema fiscale non su base individuale ma su base del carico familiare, ad una rete diffusa di asili per i bambini in alcuni casi gestiti anche dai genitori che accolgono altri bambini. Le soluzioni esistono bastano proporle. Ma torniamo alla scuola. Al tempo del Covid, vanno tenute aperte, organizzando anche servizi speciali di trasporto per evitare contagi, aule meno affollate, orari flessibili. Ormai tutti i docenti ed il personale scolastico sono vaccinati, quindi ci sarà maggiore sicurezza per riprendere in presenza le attività di formazione. I più giovani hanno bisogno di apprendere in classe, in laboratorio, hanno bisogno di relazionarsi con gli altri, hanno bisogno di crescere con gli altri. Tra le priorità evidenziate dal primo ministro Draghi nel discorso di insediamento vi è la scuola e da qui dobbiamo ripartire. Nelle prossime settimane si dovrà far in modo che questo percorso riprenda con determinazione e sicurezza.

Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione Facoltà di Ingegneria Università Politecnica delle Marche

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