Lo stato della ricerca in Italia e quelle differenze da ridurre

Lo stato della ricerca in Italia e quelle differenze da ridurre

di Sauro Longhi
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Lunedì 25 Luglio 2022, 17:43 - Ultimo aggiornamento: 17:56

Tutto accadeva mercoledì 20 luglio. Nelle ore in cui al Senato il governo Draghi stava traballando, vi è stata la presentazione della terza tornata di valutazione del sistema italiano della ricerca. L’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur) ha mostrato una fotografia nitida della qualità della ricerca sviluppata dal 2015 al 2019 dalle università e dagli enti di ricerca nelle diverse aree disciplinari e nella terza missione, quest’ultima caratterizzata da tutte quelle attività di valorizzazione della ricerca in ambito sociale, culturale ed economico.

L’analisi ha permesso di evidenziare tra i tanti aspetti, la qualità nel reclutamento dei giovani ricercatori e le differenze che purtroppo esistono tra le diverse aree del Paese. I tanti dati presentati hanno evidenziato la complessità della valutazione che sarà utilissima per le istituzioni coinvolte che ne potranno trarre grande utilità per programmare le proprie linee di sviluppo. Le università sono le uniche istituzioni ad essere valutate all’interno della pubblica amministrazione, e da questa valutazione far dipendere una parte del finanziamento pubblico. Un esempio che dovrebbe essere esteso a tutte le componenti della pubblica amministrazione, un primo suggerimento per chi in queste ore si sta candidando alla guida del Paese. Dall’analisi presentata è emersa una conferma, un soffitto di cristallo nelle università che ancora blocca la carriera di molte donne. Nelle università le studentesse sono in numero superiore agli studenti e così le laureate, ma superata questa soglia la situazione si inverte con una percentuale sempre più alta di personale maschile coinvolto nella ricerca man mano che si sale in carriera. Un dato riassume bene questo, ci sono solo sette Rettrici alla guida delle oltre ottanta università italiane. Nelle Marche si è sfiorato un risultato che poteva essere storico, presso l’Università di Macerata per la carica di Rettore per la prima volta si è presentata una giovane collega. Nel tanto citato Pnrr vi sono misure che dovrebbero ridurre queste differenze o almeno incentivare il coinvolgimento nelle attività di ricerca di giovani ricercatrici.

Le differenze da ridurre sono nell’area Stem (science, technology, engineering, mathematics), dove ancora prevale la convinzione che per queste discipline le studentesse non siano portate. Nulla più sbagliato.

Nei miei esami di materie orientate all’automazione, generalmente le studentesse superano l’esame con votazioni mediamente superiori a quelli dei loro colleghi. Sulle scelte dei corsi di studio delle studentesse prevalgono spesso condizionamenti culturali e sociali che limitano la scelta verso questi percorsi che sono in grado di offrire una sicura occupazione ben retribuita. Inoltre, la laurea sembra sia tornata una questione di censo, ma di questo ritornerò a parlarne. Occorrono ridurre queste differenze proponendo azioni per incentivare ed aiutare le giovani laureate ad intraprendere percorsi di valore, anche questo può essere un suggerimento per chi in queste ore si sta candidando alla guida del Paese. Al termine della presentazione iniziarono ad arrivare le prime indiscrezioni sulla spallata che si preparava a dare al Governo traballante, l’asse appena costituito da Forza Italia e Lega, cosa che si è puntualmente verificata in serata. Ora non restano che le elezioni, tra due mesi esatti. Come saranno impiegati questi due mesi? Il mio augurio è che si faccia una onesta analisi dei problemi che affliggono il Paese e si presentino proposte serie e persone competenti per risolverli. Da quanto emerge da queste prime ore, non sembra che ciò accada, si stanno rispolverando slogan che nel passato hanno garantito consenso, si cercano alleanze per garantire nei collegi uninominali una vittoria, ma dei problemi degli Italiani ancora nessuna traccia. Ma state certi, questi si presenteranno in autunno, con una crisi energetica non ancora risolta, una inflazione che da temporanea sarà diventata permanente, con un numero sempre maggiore di famiglie che rischiano di entrare nell’area di povertà, con diseguaglianze economiche e sociali ulteriormente incrementate, con pochi che guadagneranno sempre di più e tanti sempre di meno. Avremo la capacità di risolvere tutto questo?

*Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione Facoltà di Ingegneria Università Politecnica delle Marche

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