Quanto contano le persone giuste per portare avanti Next generation

Quanto contano le persone giuste per portare avanti Next generation

di Sauro Longhi
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Lunedì 25 Gennaio 2021, 18:27 - Ultimo aggiornamento: 18:28

Finalmente si ritorna a scuola, si darà priorità agli studenti del primo e dell’ultimo anno, prestando molta attenzione anche ai trasporti. Questa volta non dobbiamo sbagliare, non possiamo permetterci di interrompere di nuovo la didattica nelle aule e nei laboratori. I dati dei contagi sembrano non aumentare, e questa è una buona notizia, la Pfizer ha interrotto momentaneamente la produzione dei vaccini, e questa è una cattiva notizia. Senza vaccini non si esce dalla pandemia. Con l’insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca anche “dall’altra parte della luna” si è iniziata una strategia seria di contrasto alla pandemia con l’obbligo del distanziamento sociale e delle mascherine. È stato il primo ordine esecutivo, a cui si sono aggiunti la ripresa dell’agenda ambientale con l’accordo di Parigi, l’abbattimento delle politiche anti-immigrazione, i sostegni all’economia e le azioni per promuovere la diversità. Sono certo che si riprenderanno visioni del mondo multilaterali capaci di garantire benessere per tutti. Da noi, si è evitata una crisi di Governo che non dovrebbe impedire di sviluppare una buona politica nei prossimi anni. In Europa vi sono paesi come la Spagna, il Portogallo e la Danimarca in situazioni simili alla nostra, ma che stanno procedendo molto bene, ad esempio la Danimarca è il Paese che ha istituito il passaporto vaccinale. Certo esistono ordinamenti diversi, ma gli spazi che la politica concede dovrebbero permettere di trovare una soluzione anche in Italia. Nel periodo di emergenza che stiamo attraversando sono necessare politiche economiche e sociali veramente innovative, unite ad una nuova gestione della sanità più inserita nei territori. Occorrono misure tempestive per combattere la pandemia e rilanciare il Paese, così come avvenne nell’ultimo dopoguerra. Il progetto appena varato, #NextGenerationItalia con un finanziamento di circa 220 miliardi di euro, ha bisogno di determinazione e competenze per sviluppare le azioni programmate in tempi molto stretti, qualche anno. Non resta quindi che individuare le persone giuste e pianificare nel dettaglio le azioni previste. Non abbiamo più tempo, non dobbiamo perdere più tempo, l’Europa vorrà vedere nel concreto le nostre azioni, altrimenti sarà difficile poi avere i finanziamenti promessi. Nel programma #NextGenerationItalia, come ho già evidenziato in altre occasioni, esistono proposte che sono essenziali per dare un futuro alla nostra Regione, a partire dalle rivoluzioni in ambito digitale, ambientale e sociale, passando per una mobilità sostenibile e valorizzando finalmente istruzione e ricerca senza trascurare il potenziamento della salute di tutti i cittadini. Non possiamo permetterci un ritardo in questi settori, altrimenti usciremo male dalla pandemia. Nelle declinazioni del piano verso transizioni verdi e digitali, devono trovare spazio le specializzazioni dei nostri territori: le ricchezze naturali e culturali, la manifattura di qualità e del design, la produzione di macchine utensili, di impianti e robot, solo per fare alcuni esempi.

Sono necessarie reti infrastrutturali sia fisiche che digitali, adeguate e moderne. Tutto questo potrà creare benessere per permettere ai giovani di mettere su casa e ad altri di ristrutturala. La nostra Regione si deve inserire in queste prospettive altrimenti si rischia di ridurre le nostre potenzialità di crescita, e ridurre ancora di più la nostra marginalità economica, sociale e di fatto anche politica. Prendiamo ad esempio le infrastrutture, per ripartire vi è sicuramente il potenziamento delle vie ordinarie, autostrade, superstrade come la quadrilatero, collegamenti ferroviari veloci. Per recuperare il nostro ritardo dovremo realizzare importanti investimenti nelle “autostrade del futuro”, non quelle a quattro corsie, ma le infrastrutture che permettono di viaggiare alla velocità della luce. Si dovrà investire su una connettività digitale affidabile e veloce che si dovrà sviluppare su una diffusa rete in fibra ottica, paragonabile a quella elettrica. Questo permetterà di agganciare le Marche al Mondo, per riprendere gli spazi perduti che non saranno più fisici ma di competenze. Chiedetevi come stanno lavorando le aziende in questo periodo. Molte delle loro azioni di promozione e vendita sono cambiate, le fiere campionarie sono scomparse e i sistemi digitali stanno assumendo un peso sempre più crescente. Tutti i meeting di lavoro che richiedevano spostamenti di persone ora si organizzano stando comodamente seduti nel proprio ufficio o nella propria casa, l’unica difficoltà resta il fuso orario per collegare persone da più parti del mondo. Tutto nato dalle misure di distanziamento sociale imposte dalla pandemia e che non verranno abbandonate quando il Covid sarà finalmente sconfitto. Questo nuovo tipo di lavoro dovrà essere disciplinato attraverso regole contrattuali, ad esempio il tempo di connessione, ma non sarà abbandonato dato che riduce costi e di fatto incrementa la produttività. Sarà necessaria una nuova disciplina del lavoro che tuteli anche le nuove professioni e i tanti che lavorano in smart working. Altrettanto importanti saranno le ricadute nella telemedicina, si dovranno incrementare prestazioni e servizi di qualità, soprattutto nella sanità di prossimità, con servizi di diagnostica e cura da gestire in rete con tanti nodi di assistenza distribuiti sul territorio assieme ai centri ospedalieri ad alta intensità di cura, evitando sprechi e duplicazioni. Esistono già sperimentazioni e progetti, si parta da questi per migliorare la qualità del servizio sanitario che deve essere per tutti come dettato dalla nostra Costituzione. In tutto questo non dobbiamo dimenticare nessuno compresi gli ultimi, gli invisibili, perché una società inclusiva non dove lasciare indietro nessuno come ci ricorda la Caritas, e a chi ha la responsabilità politica e amministrativa di un territorio, un invito a prendersi cura anche di questi bisogni.

*Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione Facoltà di Ingegneria Università Politecnica delle Marche 

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