Il ritorno sul pianeta rosso e la perseveranza di Draghi

Il ritorno sul pianeta rosso e la perseveranza di Draghi

di Sauro Longhi
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Lunedì 22 Febbraio 2021, 16:16

Siamo tornati su Marte, il pianeta rosso, alla ricerca dei marziani. Che sia di augurio per tempi migliori? Questa settimana con l’insediamento del nuovo governo, questa notizia è passata in secondo piano. È un evento di quelli che possono cambiare la nostra prospettiva di futuro anche se molto remota e che forse non vivremo, ma da cercare sempre. Con le dovute proporzioni, può ricordarci il viaggio di Cristoforo Colombo, che partito per trovare le Indie, incontrò l’America. Il viaggio interplanetario di quasi sette mesi si è concluso il 18 febbraio con l’atterraggio del robot mobile Perseverance su Marte. Negli stessi minuti in cui il prof. Draghi otteneva la fiducia alla Camera dei Deputati. Un robot che inizierà a vagare per quel pianeta alla ricerca di tracce di vita. Lo farà con il meglio della tecnologia che si è portato dietro, droni, telecamere, sensori e sonde per esplorare in lungo e in largo il pianeta e lo farà inviandoci immagini, misure, “sensazioni” di un posto in cui nessun umano ha mai messo piede, forse. Le tecnologie inviate su Marte sono le stesse dell’agricoltura di precisione, un po’ più sofisticate e costose, ma sono quelle che permettono di gestire e controllare con droni le nostre coltivazioni di qualità, ad esempio le vigne, per ridurre anticrittogamici e fertilizzanti rendendo più sostenibili ed ecologiche le produzioni. Le esplorazioni interplanetarie e le tecnologie utilizzate avranno tante implicazioni nel nostro pianeta e non solo su Marte. Potrebbe apparire poco sensato cercare tracce di vita in un pianeta così lontano e freddo, quando nel pianeta in cui viviamo non riusciamo ancora a sconfiggere una pandemia e le tante diseguaglianze economiche e sociali presenti e contrastare i cambiamenti climatici. Eppure, abbiamo il bisogno di scoprire, esplorare, conoscere e comprendere. Con perseveranza dobbiamo continuare ad esplorare l’universo in cui viviamo, per avvicinarci al mistero della vita. Altrettanta perseveranza deve mostrare il Presidente Draghi se vuol portare a compimento il progetto che ci ha presentato, o almeno le due principali azioni: vaccinare tutti e investire bene i 209 miliardi che il precedente governo è riuscito ad ottenere dall’Europa e necessari per ridurre le tante diseguaglianze indotte dalla pandemia. Il problema delle vaccinazioni non è semplice, per la mancanza di dosi: non esiste al momento una capacità produttiva nel mondo per vaccinare tutti. Qui occorrerebbe la stessa determinazione che ci ha portato su Marte per produrre non milioni ma miliardi di dosi. La copertura vaccinale deve essere per tutta l’umanità in tutti i continenti. Seguiamo l’invito di Papa Francesco, affinchè «il vaccino anti Covid sia dato a tutti» evitando di chiudersi nei nazionalismi e nell’individualismo, perché oltre che umanamente sbagliato è anche controproducente. Fintanto che il virus si propaga attraverso i contagi, muta la sua natura e anche le persone vaccinate rischiano di ammalarsi ancora. Lo stiamo sperimentando con le tante varianti che si stanno diffondendo, da quelle provenienti dal Sudafrica e dal Brasile alla vicina Inghilterra, per citare solo quelle conosciute.

L’Europa dovrebbe contribuire allo sforzo organizzativo e produttivo mondiale per rendere disponibili miliardi di dosi con la creazione di propri stabilimenti produttivi. In attesa che ciò si realizzi, mi permetto di suggerire al Presidente Draghi di destinare una percentuale dei vaccini ora disponibili ai Paesi poveri, ad esempio il 5%, come suggerito dal Presidente Macron qualche giorno fa. Oltre che rispondere ad un bisogno umanitario, si avrebbe un contenimento della diffusione planetaria del virus e una maggiore sinergia tra l’Europa e questi Paesi, molti dei quali a noi vicini. Sinergia necessaria se vogliamo contribuire alle politiche di sviluppo mondiali per riportare il pianeta in equilibrio ambientale e contrastare così i cambiamenti climatici. La transizione ecologica può partire dall’Europa ma deve riguardare tutti, compresi i Paesi poveri, dove per la gravità delle condizioni in cui vivono e per le politiche espansive di alcuni, si stanno adottando azioni di sviluppo che li porteranno ad un ulteriore impoverimento e, di fatto, ad un peggioramento delle condizioni sociali ed ambientali. Ancora perseveranza e determinazione il Presidente Draghi deve mostrare per costruire il progetto del Next GenerationItalia ed assicurarsi così le risorse economiche per ripartire. Esattamente un anno fa scoprimmo che il Covid era arrivato nel nostro Paese. È passato un solo anno ma tutto è cambiato e nulla tornerà come prima, ora ne siamo certi. Le transizioni ambientali e digitali, alla base del progetto di sviluppo, cambieranno i nostri modelli di produzione, i nostri servizi. Ora occorre avere il coraggio di realizzarli. Puntare sul lavoro agile sia nel pubblico che nel privato, digitalizzare tutta la pubblica amministrazione con chiari vantaggi di efficienza, semplificazioni e quindi minore burocrazia. Sviluppare sistemi di trasposto e sistemi di produzione sostenibili ed efficienti. Costruire un sistema sanitario diffuso sui territori senza inutili duplicazioni e fruibile da tutti, anche attraverso l’integrazione con servizi di telemedicina. Solo per fare alcuni esempi. In tutto questo, risulta fondamentale dotare il Paese di una infrastruttura digitale sicura ed affidabile, con bassi tempi di latenza e capace di scambiare quantità di dati sempre crescenti. Una infrastruttura che dovrà crescere continuamente nel tempo in termini di capacità e prestazioni. Questo si può realizzare solo creando una rete digitale in fibra ottica capace di raggiungere ogni abitazione, ogni laboratorio, ogni attività produttiva, ogni punto attivo del Paese. Solo questo creerà una concreta transizione digitale. Mi auguro che il nuovo Governo sia in grado di realizzare tutto questo. Ci rimane poco tempo, ma valorizzando competenze e conoscenze ce la possiamo fare!

*Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione Facoltà di Ingegneria Università Politecnica delle Marche

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