Un’economia che cambia chiede lavoratori formati

Un’economia che cambia chiede lavoratori formati

di Sauro Longhi
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Martedì 16 Agosto 2022, 11:18

Oggi Ferragosto, festa di mezza estate. Festa dell’Assunzione di Maria e di tutte le donne che portano il suo nome. In questo giorno di spensieratezza scelgo di parlare di lavoro, con il rischio che nessuno leggerà queste mie considerazioni. Nelle tradizioni contadine del secolo passato, il mese di agosto era dedicato al riposo, dopo il raccolto più importante ed in attesa della vendemmia e della semina, in questo mese si rallentavano le attività anche per il caldo e l’afa. Non si andava in viaggio sia per motivi economici che per la necessità di accudire quotidianamente gli animali nelle stalle, fonte economica insostituibile. Solo a partire dagli anni Sessanta, grazie alla trasformazione da economia prevalentemente agricola ad industriale, agosto è diventato il mese delle ferie, delle vacanze e dei viaggi, oltre che del riposo. Nello sviluppo economico conseguente a questa trasformazione, il lavoro ha assunto un ruolo centrale nella società, permettendo di ridistribuire la ricchezza prodotta, portando con sé tranquillità e continuità economica e solide certezze per costruire una famiglia. Con un posto di lavoro si poteva richiedere un mutuo in banca per acquistare una casa e si accumulavano contributi per una dignitosa pensione al termine della propria attività lavorativa. Tutto costruito giorno dopo giorno, con un continuo confronto/scontro o concertazione tra le parti sociali. Ma è ancora così?
Negli ultimi decenni, molte di queste certezze si sono diluite. La maggior parte dei contratti con cui si assumono giovani e donne sono ora a tempo determinato, con livelli retributivi generalmente più bassi e con una contribuzione pensionistica insufficiente per garantire una ragionevole sicurezza economica alla fine del periodo lavorativo. I lavoratori con contratti a tempo determinato generalmente percepiscono retribuzioni inferiori del 30 per cento a fronte di una retribuzione mediana mensile lorda italiana pari a 2102 euro. Rilevazione fatta sui dati del 2018, ma nel frattempo, la situazione non è certo cambiata. In Europa peggio di noi solo la Spagna e tutti i paesi del blocco orientale. Sempre più persone pur lavorando rischiano di scivolare verso la povertà. Di fatto si sta riducendo la capacità del lavoro di ridistribuire la ricchezza prodotta. Vi sono persone, poche, che continuano ad accumulare ricchezza e tante altre che lentamente ma inesorabilmente scivolano verso livelli economici al di sotto della soglia di povertà. La situazione è poi destinata a peggiorare vista la ripresa dell’inflazione con una crescita dei prezzi del cosiddetto “carrello della spesa”, pari a +9,1%, registrando un aumento che non si osservava da settembre 1984, quando al Ministero dell’istruzione sedeva la professoressa Franca Falcucci, la prima donna in questo ruolo.
Certo, la globalizzazione ha favorito la delocalizzazione verso Paesi in cui il costo della manodopera è inferiore, livellando gli stipendi in Italia verso il basso.

Ma esistono strumenti per arginare queste diseguaglianze e garantire una maggiore equità economica e ridare dignità al lavoro. La contribuzione fiscale, fin tanto che vale la nostra Costituzione, deve prima di tutto rispondere ad un principio di solidarietà per dare aiuti e sgravi economici a chi, con il proprio lavoro, rischia di scivolare verso la povertà o a chi il lavoro l’ha perso o non riesce a trovarlo. La formazione permanente per garantire un vero diritto alla formazione dei lavoratori con percorsi di qualificazione e riqualificazione per rispondere alle tante offerte di posti di lavoro che richiedono competenze ma che non si riescono a coprire. L’incentivazione e l’orientamento dei consumi verso prodotti e servizi provenienti da imprese a maggiore qualità e dignità del lavoro e più in generale capaci di migliorare gli aspetti sociali ed ambientali. Strumenti da condividere almeno con l’Unione europea altrimenti si rischia di incentivare ancora di più la delocalizzazione. Siamo a Ferragosto, continuiamo a trascorrere queste ore in spensieratezza ma con la consapevolezza che tra qualche settimana saremo chiamati a scegliere tra le diverse formazioni politiche che si sono appena formate. In democrazia il principale diritto è scegliere con il voto, non rinunciamo ad esercitarlo!

*Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione Facoltà di Ingegneria Università Politecnica delle Marche

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