La complessità della società e la personalità individuale

La complessità della società e la personalità individuale

di Rossano Buccioni
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Martedì 8 Febbraio 2022, 10:20

Nella società attuale – altrimenti detta “società/mondo”, società globale, e così via – si registra il passaggio da una differenziazione sociale di tipo top/down o stratificata – tipica dei secoli che vanno dal XVI° al XIX° – ad una forma di differenziazione funzionale. In che consiste questo passaggio e quali ripercussioni avrà sulla personalità individuale? La differenziazione funzionale in sottosistemi (scienza, diritto, politica, economia, pedagogia, ecc.), fa si che operazioni specifiche debbano essere ritenute importanti allo stesso modo, senza un criterio di priorità esterno alle differenti modalità che un sistema sociale si è dato per funzionare. La nostra società non prevede funzionamenti gerarchizzabili e se una operazione “funziona” è perché esprime immediatamente il suo senso tramite il raggiungimento dello scopo prefissato. Ciò significa che il suo senso non sta fuori dalle operazioni definite, ma coincide con esse. Il passaggio da una società stratificata ad una funzionale ha delle ripercussioni sulla formazione delle coscienze, dato che l’identità si potrà definire sempre meno in termini psico-sociali. Se il senso inizia a coincidere con le operazioni interne dei sistemi sociali, la società iper-differenziata in cui viviamo raggiungerà un elevato livello di astrazione nei codici comunicativi e ciò determinerà una crescente estraneità tra i mondi vitali ed il sistema sociale. Questa nuova condizione imporrà al sistema psichico di cercare ed attivare da solo le sue strategie di adattamento in condizioni non più filtrate a livello simbolico dalla tradizione o dalle consuetudini. Se il sistema psichico viene a trovarsi privo di efficaci filtri simbolici tra il sé e le strategie di funzionamento di un sistema sociale dominato da logiche propriamente operative, il suo adattamento diventerà problematico, all’interno di un mondo sociale estremamente complesso e sempre più realistico. La difficoltà di simbolizzazione diventa un indicatore della scomoda collocazione delle persone in una società dove ogni specifico modus operandi differenziato lavora solo al mantenimento del successo della sua prestazione; le persone che risulteranno incluse dentro tali prestazioni sanno anche che potrebbero venirne escluse, ove impossibilitate a replicare criteri generali dettati da logiche factual e non da un orizzonte di significato. I sistemi sociali infatti potrebbero esser definiti come “macchine-obiettivo”. L’aumento della differenziazione sociale ridiscute la qualità del rapporto individuo/società perché ove l’aumento della complessità sia interpretabile come funzionamento della società slegato da valori ultimi, la relazione ed il legame diventano degli accessori nella umana costruzione del sé. In tal modo, nella cultura contemporanea l’idea stessa di “identità forte” viene declinata attraverso diversi concetti (personaggio, profilo, immagine, attore, ecc.), da considerare come contorsioni dell’individualismo occidentale, dove lo slegamento da vincoli ascrittivi diviene condizione per la determinazione di nuovi ed inediti percorsi biografici.

La libertà dell’individuo è vista solo come aumento di possibilità di scelta e di azione realizzate all’interno dello scioglimento di vincoli che alla struttura sociale venivano imposti da fuori (Dio, morale, significati ultimi). Questo doppio slegamento – dalle strutture morali e dai vincoli sociali - determina un indubbio processo di liberazione del sé, ma nel contempo l’individuo isolato diventerà anche più debole e vulnerabile, dedito soprattutto al conseguimento di fini “penultimi”. La società funzionalmente differenziata consente un andamento fluido del mondo sociale, ispirato da quella logica della modernità che prescrive costantemente frammentazione e ricomposizione, con un controllo delle singole fasi riconducibile alla logica lineare di efficientamento. Questa logica che domina la nostra realtà sociale incrementa il dislivello tra capacità tecnologica ed elaborazione simbolica e ciò fa perdere agli individui una delle possibilità principali per garantire a questo mondo la corrispondenza tra umano e sociale (retoriche del mantenimento della libertà, del rifiuto della sudditanza tecnologica, ecc.). Allora, l’individuo della sociologia non è una forma-persona (oppure una coscienza), perché si tratta di categorizzazioni che non trovano un corrispettivo in quelle operazioni sociali centrate sul mantenimento dei propri criteri operativi (funzionamento si, sistemi di significato no). Ecco allora che società e sistemi psichici diventano sempre meno co-costitutivi, con l’essere umano che transita da un ruolo che prevedeva dinamismi sociali da interiorizzare, ad un “volto” da conformare, dimensione epidermica da difendere costantemente nell’economia relazionale. Muta così la posizione di quelli che, almeno per convenzione, continuiamo a chiamare individui e mutano i criteri della loro inclusione all’interno di ogni sottosistema funzionale, in quanto, la vera cifra dell’esistenza attuale è che ad una celebratissima e generale promessa di inclusione potrà corrispondere, secondo forme anche particolarmente crudeli, una altrettanto radicale minaccia di esclusione. Questo perché i criteri inclusivi non vengono decisi ispirandosi a valori rispettosi della dignità umana, ma assecondando i codici operativi di diversi sottosistemi sociali (politica, diritto, scienza, e così via) ormai autonomi dall’umano. Il tutto prende il potere sulle singole parti, senza scarti e senza ripensamenti perché al progressivo aumentare della sua differenziazione interna, la società gradatamente diventa indifferente all’umano. Anche se spesso non ce ne accorgiamo nemmeno (o fingiamo di non accorgercene).

* Sociologo della devianza e del mutamento sociale

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