La presidente dell’associazione nazionale esercenti delle funivie, ha affermato che «fino alla tragedia del Mottarone, gli incidenti potevano avere solo due cause: guasto o errore umano. Nel caso della funivia di Stresa emerge un terzo fattore, cioè la disattivazione volontaria dei sistemi di protezione causata da un’atroce incoscienza dettata dall’avidità». Nell’epoca della piena dominanza economica, l’avidità è una sorta di “amplificazione della deviazione”, con il denaro che riesce a rendere omogeneo tutto ciò che per natura è differente. Il denaro de-sostanzializza il mondo e mentre la proprietà resta legata alla consistenza naturale delle cose, quello può essere suddiviso e moltiplicato a piacere, disegnando enormi sfere di aspettativa calibrate sul desiderio acquisitivo. La stessa crescita di un mercato del denaro determina un’autoreferenza monetaria in base alla quale se il denaro è tenuto fermo, subito perderà valore. Alla luce di queste semplici considerazioni la tragedia di Stresa - avvolta nel velame cinereo dello sdegno collettivo e della riprovazione - appare costretta in una imbarazzante promiscuità con un costante incremento della sovrapposizione tra agire economico ed agire sociale. Allora quella della funivia è stata solo tragedia dell’avidità? Cosa esprime socialmente questa infinita compulsione monetario-acquisitiva? Il filosofo Massimo Cacciari scrisse che “l’avaro vorrebbe che il suo denaro non si solidificasse mai, che restasse liquido, affinchè in tale forma potesse moltiplicarsi. Ma ciò è impossibile. (…) Il denaro deve morire per rinascere”. Questo circulus aeterni motus, espresso dalla infinita movimentazione dei soldi in una geografia sconfinata di merci, spinge al sentirsi là pur restando qui, abolendo ogni stabilità rappresentativa, in balìa delle seduzioni consumistiche del processo di individualizzazione. L’avidità – come la cupidigia e l’avarizia - sono sentimenti che più di altri hanno risentito del forte aumento delle possibilità di scelta materiale assicurate al singolo individuo, mantenendo una stridente alonatura etica presupposta da un sistema sociale integrato moralmente e religiosamente che, nella condizione di secolarizzazione spinta in cui viviamo, smarrisce la propria capacità di orientamento. I Padri della Chiesa, temendo che il denaro potesse evidenziare patologie del legame, condannavano il prestito ad interesse, limitando l’autoreferenza del “creare denaro con il denaro”. Il dispositivo morale interdittivo utilizzato, si basava sul contrasto alla “philargyria” (amore per il denaro), non a caso annoverato tra i peccati capitali, unitamente a cupidigia ed avarizia. Incrementandosi a partire dalla crisi della “Res publica christiana”, la forza di spinta socio-strutturale del denaro ne fece un medium altamente circolante a fronte di una elevatissima capacità di canalizzazione delle strategie di costruzione della realtà.
*Sociologo della devianza e del mutamento sociale