Sgomento per il senso di impunità dei bulli tra il disagio sociale e le derive criminogene

Sgomento per il senso di impunità dei bulli tra il disagio sociale e le derive criminogene

di Rossano Buccioni
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Martedì 28 Dicembre 2021, 09:20

Il Corriere Adriatico ha dedicato ampio spazio ad una inchiesta su numerosi fatti di cronaca riguardanti bande di giovanissimi che imperversano in diverse città della nostra regione puntando l’indice sul discrimine tra nuove tipologie di disagio giovanile ed autentici vissuti delinquenziali. Proporremo alcune valutazioni psico-sociali, ben sapendo che il mondo dell’infanzia e dell’adolescenza è interessato da profonde trasformazioni (con particolare riferimento alle fasi di maturazione ed alla socializzazione al legame) e che la differenziazione sociale e le diverse tipologie del cosiddetto “allevamento mediatico” hanno decretato nel tempo un considerevole anticipo psico-biologico, rappresentando una novità assoluta nel rapporto individuo/società. Esposti ad una mole intensissima di stimoli e di risposte a domande mai poste, i giovanissimi sono costantemente sottoposti ad una serie di stimoli visuali e sonori. Se un tempo il focolare domestico era il baricentro semibuio di una socializzazione ascrittivo/valoriale forte, ora i “figli del desiderio” (M. Gauchet) abitano in case luminosissime, piene di schermi e computer. Una volta la semplicità dei materiali con cui venivano realizzati i giochi era la cifra dell’essenzialità umana delle condotte cui predisponevano, mentre oggi i bambini hanno a che fare con oggetti dai colori smaglianti e tecnologicamente in grado di interagire con il bambino che riceve passivamente una quantità di stimoli assai più ricca rispetto al passato. Questa accelerazione del processo maturativo è leggibile all’interno della generale accelerazione sociale in atto, da interpretare ovviamente sia nei suoi aspetti positivi, ma anche come sorgente di nuovi rischi. La maturazione accelerata determina un effetto anticipatorio sulle fasi di maturazione del bambino che tenderà a manifestare una crescente precocizzazione dei vissuti, specialmente dal lato della psicomotricità. In tal modo, il processo di socializzazione determinerà un accorciamento della fase infantile ed un consistente anticipo di quella adolescenziale. Queste trasformazioni avvengono in contesti socio-comportamentali connotati da un conformismo narcisistico/individualistico, dominato da automatismi comportamentali frutto del crescente virtualizzarsi delle relazioni umane che cancellano repertori psicopedagogici ispirati da “austerità affettiva e severità di costumi”. Ai vincoli sociali ispirati da valori forti - cui risultare conformati - si sostituiscono dis-valori economicistici, su cui si fonda la complessità globalizzata della società di mercato, divenuti il principale elemento ispiratore delle scelte esistenziali dei gruppi sociali. Su tale processo interverrà un altro elemento significativo, vale a dire l’impossibilità della componente sociale-valoriale della maturazione individuale (Telic System) di garantire il superamento delle necessarie fasi di passaggio a garanzia del permanere delle conquiste personali tipiche della condizione di giovane adulto (evitando una socializzazione stop and go, con dolorose parentesi regressive).

Il concomitante venir meno di modelli di “adultità” stabilmente legittimati, comporta per molti giovani una condizione di adolescenza protratta, impedendo la saldatura del processo di individuazione con quello di identificazione sociale. Queste tendenze generali recepiscono le stesse logiche contestuali alla base delle diffuse problematiche relazionali del nostro tempo dato che, nell’assenza di specifiche finalità realmente formative, l’individuo sociale agirà per automatismi culturali, replicando le condizioni sociali della sua lateralità. In moltissimi l’adolescenza anticipata sembra poi prolungarsi in fasi della vita che dovrebbero proporre rappresentazioni dell’individuo diverse che, ove impossibilitate ad esprimersi, determineranno dimensioni di vuoto con pesanti ripercussione sull’identità soggettiva, stretta tra necessità di riconoscimento ed impossibile attuazione dei progetti di vita. Inoltre, il disallineamento delle diverse fasi maturative – unito alla necessità di corrispondere alle molteplici richieste di comportamento e di successo personale - implica l’induzione di forti aspettative nei confronti del mondo degli adulti, con genitori spesso impreparati a farvi fronte ed incapaci di proporre il prototipo adatto dell’esemplarità adulta. Da qui originano famiglie anaffettive che, abolendo forme autentiche di circolazione emozionale, predispongono i giovani alla de-responsabilizzazione ed alla rappresentazione irrealistica della realtà personali in balia della tragica sostituzione “delle emozioni con le merci ed utilizzando il denaro come unico strumento comunicativo” (P. Crepet). Del resto, già il sociologo Zigmunt Bauman sosteneva che la nostra condizione di partecipazione alla vita sociale oggi è l’essere consumatori, con il cityzen consumer che aderisce alla differenziazione sociale tramite il consumo, dato che è ormai comune la persuasione che proprio il consumo di oggetti ed esperienze garantisca il modo migliore per esprimere il nostro progetto identitario. Nella società del cittadino/consumatore l’identità diviene una merce di scambio e noi risultiamo stabilmente inseriti in un meccanismo di mercificazione di noi stessi (self branding) che ci induce a produrre la nostra identità come un oggetto da esporre e scambiare confidando in un agognato riconoscimento. Questo dinamismo psico-relazionale scarica su molti giovani un costo psico-biologico della complessità sociale che li mantiene in bilico tra disagio diffuso e derive criminogene, difficilmente controllabili con le tradizionali risorse dell’intervento sociale istituzionalizzato.

*Sociologo della devianza e del mutamento sociale

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