L’emergenza epidemiologica legata al COVID-2 continua a condizionare la nostra vita quotidiana. I dati dei contagi non sono rassicuranti. L’Italia è in condizioni migliori rispetto ai numeri della Francia e di altri Paese europei, ma questo solo perché in Italia andiamo in vacanza quasi tutti ad agosto, mentre in nord Europa ci vanno a luglio. Tutti i Paesi europei sono su uno stesso treno che vedrà, quasi inevitabilmente nuovi lockdown. Ma con vaccino e nuove cure entro un anno usciremo da questa condizione e sarà allora che dovremo fare tesoro di quanto dolorosamente imparato in questi mesi. Non possiamo permetterci di affrontare la ripresa sociale ed economica solo quando sarà conclusa l’emergenza, dobbiamo farlo ora, perché è ora che si decide il futuro post emergenza. Questa pandemia ha rivelato in modo inequivocabile che la salute dell’Uomo è inestricabilmente legata alla salute dell’ambiente e viceversa. Le malattie trasmesse dagli animali, le cosiddette zoonosi, sono effetto del degrado ambientale, ma i mesi dell’isolamento sociale, hanno visto la rinascita della natura per effetto della limitazione delle attività umane. Mass media e social si sono riempiti di confortanti dati ed immagini di una rigenerazione della natura. Ma è bastata una breve estate in libertà per tornare a vedere i delfini solo in sfocate fotografie scattate al largo, i mercati pieni di pesce e i mari svuotati, le lagune tornate torbide, la fauna selvatica tornare nell’anonimato invisibile dei boschi, l’inquinamento atmosferico a valori pre-pandemia. Nella storia dell’uomo ogni crisi rappresenta anche un’occasione di rinascita, di cambiamento. Durante il lockdown 700 scienziati hanno scritto al Presidente della Repubblica e al Presidente del Consiglio dei Ministri invocando «la necessità di uno sforzo congiunto, cooperativo, aggregativo e sinergico per ridefinire l’economia nazionale in chiave circolare e per disegnare un nuovo modello di sviluppo rigenerativo che veda partecipi tutte le forze produttive e il capitale umano del Paese». Tra le 10 proposte formulate dagli scienziati che hanno sottoscritto il documento, una riguardava la necessità di formazione degli studenti nei temi dell’ecologia e della sostenibilità (La Stampa, 20.05.2020).
*Docente all’Università Politecnica delle Marche e presidente della Stazione zoologica-Istituto nazionale di biologia, ecologia e biotecnologie marine