Il progetto area marina e un minimo di chiarezza

Il progetto area marina e un minimo di chiarezza

di Roberto Danovaro
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Giovedì 18 Giugno 2020, 10:35
Siamo prossimi all’estate e ci domandiamo se, dopo il Covid 19, riusciremo ad andare al mare. Sarà come gli altri anni? Come sarà fare il bagno a distanza di sicurezza? L’acqua resterà pulita o la stiamo già inquinando dopo una tregua da lockdown? Il nostro rapporto con il mare è difficile. Lo vogliamo pulito durante l’estate, ma continuiamo a saccheggiarlo e inquinarlo con pesca incontrollata e spesso illegale, e con la discarica di ogni possibile rifiuto, da quelli nocivi e tossici dovuti a scarichi industriale, ai piatti di plastica buttati in mare. A questo, nel 2020, si aggiungeranno le mascherine chirurgiche per il coronavirus (in larga parte di plastica). Ne consumeremo circa 5 miliardi, e di queste circa 250 milioni arriveranno nei nostri mari. Se volessimo bene al nostro mare, dovremmo proteggerlo con comportamenti adeguati, come, ad esempio, quella di acquistare solo mascherine in tessuto riciclabile. Ma non basterebbe, dovremmo fare di più. La commissione europea ha fatto della protezione del mare uno dei punti di forza. Entro il 2020 avremmo dovuto raggiungere un buon livello di qualità dell’ambiente marino. Ma sappiamo che non raggiungeremo questo obiettivo. Per farlo dovremmo ridurre ulteriormente l’inquinamento e aumentare il numero di aree marine protette come previsto da diversi trattati internazionali per la protezione della biodiversità che il nostro Paese ha sottoscritto. Nel 2010, ad Aichi in Giappone, l’Italia si è impegnata, insieme agli altri Paesi, a proteggere il 17% del proprio territorio e delle acque interne, e il 10% delle aree marine costiere. Abbiamo fatto passi importanti con Portofino, Capo Caccia, Miramare, Plemmirio, Punta Campanella, Tavolara tra le altre. In tutto in Italia esistono oltre 30 aree marine protette, oltre a 2 parchi sommersi, ad una zona internazionale per la tutela dei mammiferi marini (Santuario Pelagos del Mar Ligure) e a due parchi terrestri che si estendono al mare: l’Arcipelago toscano e quello della Maddalena. Poche settimane fa a queste si è aggiunta anche Capri. Ma per raggiungere gli obiettivi dovremmo raddoppiare le aree marine protette. Per questa ragione molte aree sono in via di reperimento. Le aree marine protette sono di fondamentale importanza per il raggiungimento degli obiettivi della Direttiva sulla Strategia Marina. Il recente Rapporto della Corte dei Conti (n.20 del 2019/C), che ha studiato il caso, riporta testualmente la Costa del Monte Conero come una delle aree di prossima istituzione. Secondo questo rapporto sarebbe in atto una riformulazione della proposta a seguito di «attività istruttorie da parte di Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale del Ministero dell’Ambiente) e del Comune di Ancona», da cui sarebbe stato «acquisito il formale interesse» alla prosecuzione del procedimento di istituzione dell’area marina protetta. Credo che sarebbe il caso di fare chiarezza. Il Comune di Ancona dovrebbe spiegare ai propri cittadini e alla Regione Marche cosa sta facendo in questo senso. È vero quanto dichiarato dalla Corte dei Conti? A me sembra che non si stia muovendo nulla. Ma perché? Dovremmo capire per quale ragione si può fare un’Area Marina protetta a Portofino ma non al Conero. Come può essere che una città come Trieste abbia una delle aree marine protette modello in Italia e noi non riteniamo compatibile l’area marina protetta del Conero con le strategie di sviluppo del Comune. Un recente studio fatto dall’area marina protetta francese di Port Cross ha dimostrato che ogni euro investito dal governo nell’area marine protetta ne ha prodotti 92 per la comunità. È un dato economico e sociale (leggi occupazione) che non possiamo sottovalutare, specialmente in questo momento. Al contrario di tutte le bufale messe in circolo da vari interessi privati, l’area marina protetta del Conero sarebbe molto utile allo sviluppo dell’economia verde e blu del territorio. E sarebbe utile al Paese per raggiungere gli obiettivi dichiarati, ed evitare eventuali sanzioni. Cara sindaca Mancinelli, essere insignita di riconoscimenti importanti, anche internazionali, comporta delle responsabilità verso i cittadini e verso l’ambiente. È necessaria una presa di posizione ufficiale. La facciamo questa area marina protetta? Spero proprio di sì. Non farla, o trovare soluzioni bislacche e inefficaci come l’invenzione della Zone di Tutela Biologica non serve a nulla. I politici si ricordano per quello che hanno realizzato, lei ha un’occasione per essere ricordata come colei che è riuscita a fare quanto aveva promesso di fare in campagna elettorale (e già questo sarebbe un miracolo, vista la politica di oggi), e quello che altri prima di lei non hanno saputo fare. Non perda questa occasione, faccia l’Area marine protetta, lo faccia per i suoi cittadini, per la Regione Marche e per il Paese. 

*Docente all’Università Politecnica delle Marche e presidente della Stazione zoologica-Istituto nazionale di biologia, ecologia e biotecnologie marine
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